Urbanistica

Permessi e burocrazia, 24 anni per il no del Tar alla tettoia di uno stabilimento

di Mauro Salerno

Una tettoia di 50 mq attorno a uno stabilimento di 400mq, non può essere considerata al pari di una pertinenza, dunque ha bisogno di un permesso. Non basta una semplice autorizzazione. Principio, se si vuole, discutibile ma non stravolgente. Meno normale, anzi del tutto fuori linea con i tempi del vivere civile, è il tempo - ben 24 anni - che si è impiegato per arrivare alla sentenza del Tar Catania (n.1155/2019) che lo scorso 19 maggio ha bocciato il progetto.

Tutto tra origine dalla nota con cui un comune siciliano ha bocciato nel lontano 1995 «l'istanza di autorizzazione edilizia» per la realizzazione di una tettoia per dare copertura di un'area di carico e scarico merci a servizio di un capannone adibito alla lavorazione di agrumi. Progetto utile per un imprenditore, ma incagliato, come spesso accade, negli inestricabili meandri normativi che presidiano il via libera a un intervento edilizio e magari nelle inerzie che spesso si accompagnano ai rapporti con la pubblica amministrazione.

Non a caso, la sentenza è arrivata meno di una settimana fa. Nel frattempo il titolare della richiesta è passato a miglior vita (e forse i tempi mai brevissimi per stabilire la successione avranno influito); il Comune non ha mai risposto alla richiesta di integrazione dei documenti avanzata dai giudici; l'erede si è costituito in giudizio nel 2010, attendendo per altri nove anni la decisione, segno di qualche altra lentezza (o problema) processuale.

Sta di fatto, che al termine del tempo con cui usualmente si misurano le generazioni il percorso per capire se quella tettoia è realizzabile o meno non è arrivato neppure allo stadio finale, visto che resta sempre in piedi la possibilità di chiedere il parere di un giudice di grado superiore (nel caso di specie il Consiglio di Giustizia amministrativa, il Consiglio di Stato siciliano per intenderci). Magari lo stabilimento non sarà più in funzione, ma chissà, forse noi saremo ancora qui a scriverne tra 25 anni.

La sentenza del Tar

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©