Urbanistica

Roma, cento gare in attesa di cantiere: in stallo progetti per 200 milioni

di Giorgio Santilli

Sono cento le gare avviate dal gennaio 2017 a oggi dalla giunta Raggi che non hanno ancora trovato l'apertura del cantiere. Lavori grandi e piccoli, nuove opere e (prevalentemente) manutenzioni, a rilento senza troppe distinzioni. Valgono un investimento di poco inferiore a 200 milioni di euro e sono la testimonianza della grande difficoltà del Campidoglio a far ripartire la macchina degli appalti nella capitale. A monitorare puntualmente il quadro delle procedure in corso, con un documento di una ventina di pagine, è l'Acer, l'associazione dei costruttori romani, che da mesi chiede un'accelerazione e ripropone la questione come centrale per la ripresa economica di Roma. Lo fa anche ora, dopo l'inchiesta giudiziaria sullo stadio che ha portato all'arresto del presidente del Consiglio comunale Marcello De Vito.

«L'inchiesta farà il suo corso e la magistratura il proprio lavoro - dice Nicolò Rebecchini, presidente dell'Acer - ma è evidente che alcune mele marce, se le loro responsabilità saranno confermate, rischiano di gettare un nuovo generale discredito sulla nostra categoria e sulla città. Non ne abbiamo bisogno. Abbiamo invece bisogno - continua - di reagire in positivo, abbiamo bisogno che la sindaca completi l'opera di pulizia dove è necessario nell'amministrazione e dia al tempo stesso una forte accelerazione per far ripartire gli investimenti e farli ripartire seriamente». Non basta, ormai, a due anni e mezzo dall'insediamento della giunta, continuare a procedere con questa lentezza. Servono i cantieri, non i bandi e anche il Campidoglio deve produrre uno sforzo straordinario per aprire i cantieri, con più consapevolezza della posta in palio per l'economia e l'occupazione della città.

I cento casi di gare hanno situazioni e storie diverse alle spalle e alcuni rallentamenti possono essere stati aggravati dal codice degli appalti, ma ci sono scelte tecniche alla base di molte gare che confermano una macchina amministrativa capitolina poco orientata ad avviare i lavori al più presto. «Che bisogno c'è - si chiede il presidente dell'Acer - di affidare anche piccole gare che non presentano alcuna complessità tecnica con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa se poi sappiamo che la procedura si blocca con la nomina e il funzionamento delle commissioni giudicatrici?». La difficoltà del comune a nominare le commissioni è nota, ha frenato per esempio per mesi, la procedura di gara per i dodici lotti della manutenzione stradale. Tanto più la scelta appare oggi poco utile se lo stesso governo nella riforma del codice appalti cambia senso di marcia e spinge il massimo ribasso come modalità principale di aggiudicazione dei lavori fino alla soglia Ue.

Rebecchini esorta la sindaca a cambiare passo. «Se ci sono responsabilità politiche di scarso controllo della macchina amministrativa - dice Rebecchini - la sindaca e la sua squadra devono agire in fretta. Ma dico anche che Roma non può accontentarsi del decoro urbano, deve pensare a un progetto di sviluppo. Nel percorso di rafforzamento dell'autonomia regionale che si è aperto, Roma ha diritto ad avere a sua volta un rafforzamento della propria autonomia, con uno statuto adeguato che preveda non solo risorse ma anche strumenti per intervenire. Senza mettere in discussione l'autorità politica del sindaco, bisogna pensare a figure come per esempio commissari che possano accelerare le procedure». Un invito rivolto evidentemente anche al governo che ha promesso un intervento in risposta alle richieste della sindaca Raggi, ma deve trovare il modo per tradurlo in scelte operative.

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