Urbanistica

A Bologna apre G-Factor, l’incubatore hi-tech nell’opificio Golinelli

di Ilaria Vesentini

Il passaggio dallo fase di “cittadella” a quella di “città della conoscenza, dell'innovazione e della cultura” vale 10 milioni di euro e porta a 25 milioni il monte investimenti che l'imprenditore-filanotropo del pharma Marino Golinelli ha destinato fin qui per riqualificare un quartiere periferico di Bologna e trasformarlo in un hub nazionale (se non internazionale) di 14mila metri quadrati per la formazione e la ricerca e scientifica e culturale a servizio delle nuove generazioni: l'Opificio Golinelli. Che da ieri si è arricchito di un nuovo tassello, G-Factor, l'incubatore-acceleratore di 5mila metri quadrati per realtà imprenditoriali emergenti di ogni settore, cui offrire spazi, servizi, capitali.

Un padiglione adiacente ai 9mila mq dell'Opificio e ai 700 mq del Centro Arti e Scienze , ancora in costruzione (l'inaugurazione è prevista nei primi mesi del 2019) che ospiterà anche uno degli otto Competence center Industria 4.0 finanziati dal Mise, BI-REX (Big Data Innovation & Research EXcellence). La presentazione della luminosa nuova struttura progettata dal giovane team di architetti bolognesi di diverserighestudio ha fatto il paio ieri con il lancio del primo bando internazionale da un milione di euro – sempre risorse di Golinelli – per progetti di innovazione e nuove imprese nel settore delle scienze della vita: la “Call for ideas & start-up First edition 2018 Life science innovation” dedicata ad archimede junior e senior che pensano di avere un'idea vincente tra pharma, biotech, medtech, nutraceutica, bioinformatica e bioingegneria.

Ultimo tassello di un puzzle che il 97enne fondatore di Alfa Wassermann (oggi Alfasigma) ha iniziato a comporre 20 anni fa, costituendo la Fondazione Golinelli, raro esempio in Italia di fondazione privata totalmente operativa, ispirata alle fondazioni filantropiche americane (vedi la Kauffmann Foundation) , cui Golinelli ha donato fin qui 85 milioni di euro per occuparsi in maniera integrata e aperta, assieme al sistema territoriale, dicrescita intellettuale ed etica dei giovani e della società. Dopodiché, attraverso il trust Opus 2065, Golinelli ha disegnato una cornice pluriennale di lunghissimo termine per mettere a sistema tutti i progetti volti a costruire uno sviluppo sostenibile per il Paese, a partire dalla formazione innovativa per le scuole; passando per la ricerca sui campi futuribili del sapere, il trasferimento tecnologico; la divulgazione di arti e scienze; e il sostegno dell'imprenditorialità, dall'incubazione al capitale di rischio.

All'interno di questo quadro si inserisce si inserisce G-Factor, che segue di tre anni l'apertura dell'Opificio Golinelli, un ecosistema che ha catalizzato le energie di più di 100 partner scientifici e istituzionali e che dal 2015 ha già superato le 300mila presenze e il mezzo milione di ore di formazione erogate. E qui si inserisce anche la prima Call for ideas nel settore delle scienze della vita, per favorire l'integrazione tra ricerca, industria e mercato: potranno partecipare al bando da un milione di euro (750mila euro in denaro e 250mila in servizi) aperto ufficialmente ieri sia ricercatori professionisti, dottorandi e dottorati sia studenti e giovanissimi, singolarmente o in gruppo. Ci sono tre mesi per candidarsi, fino all'11 dicembre. Poi scattano i due mesi per la valutazione e la selezione di dieci tra team, spin-off e start-up (5 senior e 5 junior), che saranno presentati in occasione del taglio del nastro dell'incubatore G-Factor.

Dal 18 marzo al 19 dicembre i prescelti seguiranno un fitto programma di nove mesi (G Force, garantiti alloggio, laboratori e strumentazioni, business assessment, spazi di lavoro) con due momenti pubblici, a giugno e dicembre, pre presentarsi alla comunità e agli investitori.«Poniamo un seme che ci auguriamo sia l'inizio di un futuro che riporterà Bologna alla sua vocazione originaria di culla europea di studio e innovazione, il primo seme di un vivaio che dia frutti e sviluppo di cui benefici il territorio e non gli investitori stranieri. L'auspicio è che Prati di Caprara diventi parte di questa scommessa», afferma il presidente di Fondazione Golinelli, Andrea Zanotti. E il riferimento è al progetto tramontato di trasformare l'enorme area boschiva alle spalle del vecchio quartiere industriale a ovest delle due torri in un outlet della moda, quale area compensativa per il restyling dello stadio Dall'Ara.

L'assessore alla Cultura del Comune di Bologna, Matteo Lepore, ha ribadito ieri l'impegno dell'amministrazione a valorizzare il grande polmone verde con nuove residenze per attrarre talenti internazionali. In continuità con gli investimenti non solo di Golinelli ma di un'altra imprenditrice-filantropa quale Isabella Seragnoli (industria del packaging), che a poche centina di metri dall'Opificio ha aperto nel 2013 il Mast-Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia, altra eccellenza polifunzionale volta a stimolare la creatività delle nuove generazioni.

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