Urbanistica

Periferie, Anci: «La sentenza della Consulta non c’entra, basta l’intesa in Unificata»

di Alessandro Arona

«La sentenza della Corte Costituzionale n. 74 del 13 aprile scorso sul Fondo Investimenti 2017 non basta da sola a giustificare il blocco del piano periferie: il Dpcm 29/5/2017 che ha assegnato 800 milioni sui 1.561 totali della seconda tranche per 96 progetti e città poteva e può essere “sanato” con intesa in Conferenza Unificata, come avvenuto nelle settimane scorse - per iniziativa del governo Conte e su suggerimento del Consiglio di Stato - per molti decreti attuativi del Fondo Investimenti, come quello sulle metropolitane portato da Toninelli. Se vogliamo salvare il piano periferie la strada è questa, senza trovare pretesti per affossarlo». Lo spiega a Radiocor Plus Veronica Nicotra, segretario generale dell'Anci, l'associazione nazionale dei Comuni, che da ieri è sul piede di guerra per contrastare l'emendamento passato in Senato al Dl Proroghe che sospende per due anni l'efficacia di 96 convenzioni (su 120) del Piano Periferie Renzi-Gentiloni.

E questa proposta, portare all'Unificata l'intesa sul Dpcm 29%/2017 da 800 milioni, è stata formalizzata ieri sera (9 agosto) dal presidente dell'Anci Antonio Decaro con una lettera inviata al sottosegretario Giancarlo Giorgetti, alla ministra Erika Stefani e al presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini per chiedere "l'iscrizione all'ordine del giorno della prima Conferenza Unificata utile l'acquisizione dell'intesa sul Dpcm del 29 maggio 2017, i cui effetti hanno validamente continuato a prodursi e gli enti beneficiari hanno proseguito gli adempimenti previsti dalle convenzioni sottoscritte con la presidenza del Consiglio".

Era stato lo stesso vice-premier Luigi Di Maio a spiegare lo stop al piano periferie come conseguenza della sentenza della Corte Costituzionale. «Non abbiamo bloccato i fondi per le
periferie - ha detto - il nostro è un emendamento a tal punto di buon senso, e che rispetta una sentenza della Corte Costituzionale, che anche le opposizioni che ci attaccano hanno votato».

« Il Governo - ha dichiarato la vice-ministra all’Economia Laura Castelli - è intervenuto per dare attuazione alla sentenza della Corte costituzionale n. 74 del 2018. Abbiamo pertanto garantito immediata finanziabilità per i primi 24 progetti che hanno ricevuto un punteggio superiore a 70/100. Ma, vista la necessità di rispettare la sentenza della Consulta, è stato necessario intervenire per analizzare i restanti progetti e valutare quali abbiano davvero una funzione di rilancio per le periferie. In ogni caso le spese progettuali già sostenute verranno rimborsate. Va comunque sottolineato che il bando per le periferie era stato finanziato dal precedente Governo per metà dell'importo complessivo. Si trattava quindi di mere promesse più che di risorse messe realmente a disposizione».

La sentenza 74 della Corte Costituzionale ha stabilito che i Dpcm attuativi del Fondo Investimenti (comma 140 della legge di stabilità 2017: 46 miliardi di euro dal 2017 al 2032 e altri 38 mld dal 2018 al 2033) devono essere approvati previa intesa con gli enti territoriali interessati (dunque in Conferenza Stato-Regioni o Unificata se si tratta di ripartizione di fondi). Il Consiglio di Stato, in un parere di giugno, ha spiegato al governo che l'intesa non deve essere necessariamente nel decreto generale annuale di ripartizione dei fondi (settembre 2017 quello da 46 miliardi), ma può essere anche in quelli “a valle”. La soluzione suggerita, dunque, per i decreti 2017 già firmati senza intesa dal governo Gentiloni, è stata quella di riportare all'intesa i decreti che non l'avevano. E così stanno facendo molti ministri, ove ne condividano i contenuti, come nel caso di Toninelli per gli 1,4 miliardi per le metropolitane, passato in Unificata a fine luglio.

Un emendamento al Dl proroghe approvato in Senato sancisce questa procedura: per «i decreti adottati anteriormente alla data del 18 aprile 2018 l'intesa può essere raggiunta anche successivamente all'adozione dei decreti stessi». Ora - spiega Veronica Nicotra, segretario generale Anci, «il piano periferie, seconda tranche è finanziato per 800 milioni con il Fondo Investimenti» (quello colpito dalla sentenza) e per 761 milioni da una delibera Cipe registrata dalla Corte dei e andata in Gazzetta, con fondi Fsc». Dunque, il problema della sentenza interessa circa la metà del finanziamento e non tutto.
Secondo - prosegue - gli uffici della presidenza del Consiglio avevano finora ritenuto non necessaria l'intesa perché si riteneva la materia rientrante nella competenza esclusiva statale».

«Infine - conclude il segretario Anci - se ora si ritiene necessario, o opportuno, trovare l'intesa con gli enti locali, si può portare il Dpcm del 29 maggio 2017 (gli 800 milioni) in Conferenza Unificata, come ha fatto Toninelli per metropolitane e ciclovie: si può fare in una settimana. Questo dal punto di vista tecnico. Tutto il resto è scelta politica». «Ci auguriamo - conclude Nicotra - che il governo si renda conto dell'errore fatto, dei progetti già in fase di avvio che sono stati bloccati, e cancelli la norma nel passaggio del Dl Proroghe alla Camera, a inizio settembre».

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