Urbanistica

Dissesto, l'Ambiente dribbla il prestito Bei: verso un nuovo piano da un miliardo

di Giuseppe Latour

Un piano alternativo al prestito Bei per il contrasto al dissesto idrogeologico. Che metterà sul piatto risorse per circa un miliardo, senza indebitare lo Stato. Con finanziamenti ordinari a disposizione del dicastero e una quota del Fondo investimenti sul quale, in queste ore, sta lavorando il ministero dell'Economia. Da quest'ultimo potrebbe arrivare circa mezzo miliardo, mentre dai finanziamenti ordinari si possono prelevare 150 milioni all'anno. Sono gli elementi chiave del meccanismo, alternativo al prestito Bei da 800 milioni, che il ministero dell'Ambiente sta studiando in questi giorni per finanziare i prossimi investimenti di messa in sicurezza del territorio. Soprattutto, il ministro Gian Luca Galletti punta a placare la sete di risorse del Centro Nord, quasi sempre escluso dagli stanziamenti degli ultimi anni, e allo stesso tempo a chiudere il quadro finanziario del piano per le città metropolitane, disegnato alla fine del 2015. Considerando, comunque, che non bisogna tanto puntare sugli stanziamenti, quanto piuttosto sul miglioramento dei meccanismi di spesa.

Il prestito Bei, ipotizzato da Palazzo Chigi nei mesi scorsi e già deliberato dal cda della banca in via preliminare, punta a mettere sul piatto 800 milioni di euro da spendere per i cantieri di messa in sicurezza del territorio. Questo denaro sarebbe stato rimborsato nel giro di 20 o 25 anni, avvantaggiandosi nel frattempo dei tassi particolarmente vantaggiosi concessi dalla Banca europea per gli investimenti. Insomma, un indebitamento a lungo termine, attivato per concentrare risorse principalmente sul Centro Nord.

Al ministero dell'Ambiente, però, in questi giorni sta maturando una linea diversa. Per i tecnici di Gian Luca Galletti, infatti, al momento non c'è un problema di risorse. La "cassa" è ampiamente disponibile, soprattutto al Centro Sud. Quello che manca, in qualche caso, è la capacità di spendere, come dimostrano le difficoltà che sta incontrando il piano aree metropolitane: qui gli investimenti avanzano a rilento con parecchi interventi fermi ancora alla fase di progettazione. Le risorse già disponibili, in sostanza, da sole sarebbero sufficienti a portare avanti la programmazione, con un piccolo aiuto che dovrebbe arrivare dal Fondo investimenti da 47 miliardi, che il ministero dell'Economia sta definendo in queste ore.
Più nello specifico, l'Ambiente ha chiesto mezzo miliardo di euro dal maxifondo, da investire per completare il perimetro del piano aree metropolitane da 1,2 miliardi: al momento sono stati stanziati solo 800 milioni, che andrebbero integrati per chiudere le parti ancora non coperte. A questo saranno affiancate le risorse ordinarie di bilancio, che verranno concentrate sul Centro Nord. È qui che servono investimenti, perché il Mezzogiorno ha incassato sia il denaro dei Patti per il Sud che la quota dell'80% del Fondo sviluppo e coesione. Quindi, al momento, si trova tra le mani una concentrazione anche eccessivo di risorse.

Il ministero dell'Ambiente, nel capitolo della manovra dedicato alle risorse idriche, al territorio e alle bonifiche, ha a disposizione 241 milioni di euro nel 2017, 292 milioni nel 2018 e 251 milioni nel 2019. Poco meno di 800 milioni in tre anni, da utilizzare liberamente. Almeno 150 milioni all'anno potrebbero andare al Centro Nord, per rimettere in equilibrio gli impegni degli anni scorsi: sono 450 milioni su base triennale. Uniti al mezzo miliardo del fondo investimenti, fanno una cifra molto simile all'ipotesi del prestito Bei. Con la differenza che questo schema consentirebbe di evitare di indebitare lo Stato a lungo termine.
A questo schema finanziario sarebbe accompagnata un'analisi approfondita dei tiraggi delle opere, per capire quali sono i tempi effettivi di realizzazione e quando le risorse serviranno materialmente alle amministrazioni. Inutile, cioè, concentrare una grande massa di risorse quando le Regioni, nonostante i loro poteri speciali, non riescono a spendere. In parallelo, sarà avviata un'attività di rimodulazione dei meccanismi che regolano i rapporti tra Stato e Regioni, a partire dal piano città metropolitane.

Il modello al quale si guarda sono gli accordi di programma quadro 2010 in materia di dissesto. Negoziati tra ministero dell'Ambiente e Regioni per 2,25 miliardi di euro (900 dello Stato e 1.350 delle Regioni), hanno dato risultati positivi. Ad oggi sono stati trasferiti 1,6 miliardi, con la quota statale praticamente versata per intero. Risultano ultimati 545 milioni di lavori, 755 milioni di lavori sono in corso, mentre tra interventi aggiudicati o in corso di aggiudicazione ci sono altri 279 milioni. Su 2.111 interventi, circa l'84% è completo o in fase di realizzazione. E, proprio per lavorare su questo filone, nel 2016 sono stati impegnati e trasferiti altri 72 milioni dal ministero con la sottoscrizione di accordi integrativi con le Regioni Piemonte, Veneto, Marche, Umbria, Liguria.

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