Urbanistica

Roma/2. Con il via al piano buche la sindaca Raggi ha battuto un colpo

di Massimo Frontera

Il piano per la manutenzione stradale della grande viabilità della Capitale esce dal mito ed entra nella stessa dimensione spazio-temporale degli esseri umani. Il bando pubblicato ieri sulla Gazzetta ufficiale europea - cui seguirà a breve la pubblicazione dei documenti di gara sul sito di Roma Capitale - è una buona notizia, non solo perché è il concreto avvio di una iniziativa che viene da lontano; ma anche perché si tratta del primo appalto di grossa dimensione dell'era Raggi che riesce ad approdare sull'albo pretorio di Roma Capitale.
Un bando che la stessa sindaca a metà del mese scorso ha annunciato a colpi di slogan con l'immancabile hashtag (#StradeNuove): «nel giro di un anno - ha assicurato la sindaca su Fb - verranno aperti cantieri di rifacimento stradale per un spesa totale di 85 milioni di euro».
Lo slogan ha ricevuto l'accoglienza riservata agli annunci-slogan: tra l'indifferenza e la diffidenza. L'Acer ha voluto ricordare che i lavori di manutenzione stradale a Roma sono finora andati avanti in regime di proroga e con affidamenti con procedure ristrette e pubblicità ridotta.

D'altra parte, come dare torto alla diffidenza dei costruttori. Già nel 2013, il sindaco Ignazio Marino è andato all'assemblea annuale dell'Acer per annunciare «un bando innovativo per la grande viabilità». Bando che - dopo una lunga gestazione - Marino sembra aver finito di confezionare proprio nel momento in cui la sua giunta viene colpita e affondata. Al suo successore - il commissario Francesco Tronca - Marino dice di lasciare una gara "pronta" da 109 milioni di euro per la manutenzione delle principali arterie della Capitale, un appalto triennale in più lotti con accordo quadro e separazione tra lavori e monitoraggio della rete. Gara che , tuttavia, il successore di Marino lascia al successivo sindaco, preferendo invece rinnovare - attraverso i cosiddetti "bandi-ponte" di durata semestrale - l'ordinaria manutenzione delle strade (i cui contratti risalivano alla precedente giunta Alemanno e che nel frattempo sono arrivati a scadenza). Il tutto in attesa della nuova maxi-gara, che avrebbe fatto piazza pulita del passato.

La sindaca Virginia Raggi riprende in mano - con i suoi tempi - il dossier "grande viabilità"; e cerca subito di dargli un tocco personale. L'idea personale va nella direzione opposta della scelta annunciata da Marino, e cioè riunire nuovamente in un unico soggetto affidatario il ruolo di esecutore e il ruolo di vigilanza. La scivolata - fatta in occasione dei nuovi "bandi-ponte" semestrali sulla grande viabilità, in corso di aggiudicazione - gli vale la vibrata reazione dei costruttori romani che, nell'ottobre 2016, inviano subito un esposto all'Anac evidenziando il conflitto di interesse tra esecutore e controllore.
Sulla segnalazione l'Anac non ha preso posizione (in merito al bando-ponte), ma un qualche effetto l'azione dell'Acer lo ha prodotto. Infatti, a dicembre scorso, è stata pubblicata la gara in tre lotti - la cui prima seduta pubblica avverrà la prossima settimana - per affidare il solo servizio di sorveglianza. Gara a cui segue appunto - e siamo arrivati al bando di ieri - il nuovo maxi-bando di soli lavori. Si realizza così - dopo quattro anni - l'architettura originaria del bando annunciato dal sindaco Marino.

Edoardo Bianchi (Acer): Bene la sindaca, ma quattro anni sono troppi
«Oggi è un grande giorno - esordisce Edoardo Bianchi, presidente dei costruttori romani e vicepresidente dell'Ance -: dobbiamo dare atto e merito alla sindaca Raggi se lo ha fatto, perché a parlare sono buoni tutti, ma chi fa le cose poi si prende la paternità». «Finalmente - rileva Bianchi - con lo specifico bando di dicembre 2016 per la sola sorveglianza e con quello odierno per i lavori, è terminata una lunga parentesi di anomala commistione di attività, peraltro affidate sovente mediante procedure negoziate e proroghe da noi ripetutamente contestate». «Detto questo - aggiunge il presidente dei costruttori romani - non è possibile che su decisioni così importanti debbano passare quattro anni dal primo annuncio».

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