Urbanistica

Legge di Stabilità. Per condomìni e Pa riqualificazione energetica certificata

di Giorgio Santilli

Nella prossima legge di bilancio ci sarà un intervento per rafforzare ed estendere l'utilizzo dei bonus fiscali per l'efficientamento energetico (la detrazione Irpef del 65%) che grande successo ha avuto, in termini di diffusione, negli anni scorsi. Lo ha confermato nell'intervista sul Sole 24 Ore di ieri il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, facendo un riferimento esplicito alla volontà del governo di creare le condizioni per una riqualificazione energetica dei condomìni. Nel contempo si sta studiando, sempre con l'orizzonte della legge di bilancio, anche una modalità per far decollare un vero piano di efficientemento energetico a tutto campo per la pubblica amministrazione.
Fra gli enti pubblici che stanno studiando vari aspetti del "modello" di intervento agevolato c'è l'Enea, la cui preoccupazione è soprattutto che all'agevolazione pubblica corrisponda un reale e progressivo efficientamento energetico degli edifici e magari anche la costituzione di una filiera produttiva di mercato capace di spostare l'attuale settore edilizio verso maggiori contenuti tecnologici. Un'analisi «tecnica» che aiuta però a capire come stanno le cose oggi e perché finora l'intervento non abbia funzionato.
«Finora possiamo dire - dice il presidente dell'Enea, Federico Testa - che l'incentivo sia stato utilizzato limitatamente a certi tipi di intervento, a certi soggetti e a certe zone». Partiamo dai tipi di intervento. «Le detrazioni fiscali sono state utilizzate finora - dice Testa - soprattutto per serramenti e caldaie a condensazione, interventi che producono effetti molto limitati in termini di efficienza energetica». Veniamo al dove sono state fatte e da chi. «Si tratta di interventi - dice ancora Testa - fatti prevalentemente in villette mono o bifamiliari oppure in singoli appartamenti di condomìni mentre sono pochissimi i condomìni che hanno organizzato interventi sul complesso dell'edificio. Questo attiene molto anche alla tipologia del beneficio fiscale perché la detrazione fiscale lascia fuori gli incapienti, le persone anziane, chi non aveva risorse finanziarie proprie per fare gli interventi, chi non ha accesso a un mutuo o a un prestito. Possiamo quindi dire che gli interventi agevolati con le detrazioni fiscali sono stati svolti dai ceti sociali più alti, con maggiore capacità di reddito mentre, tagliando fuori i condomini, non sono stati realizzati interventi più pesanti e strutturali come i "cappotti" e non sono stati realizzati negli edifici dell'edilizia degli anni '50-60-70, vale a dire nei condomìni della grande urbanizzazione italiana».
Questa analisi aiuta anzitutto a capire perché ora si pensi a una estensione "sistemica" a condomìni ed edifici pubblici se si vuole ottenere un risultato non solo in termini di spesa, ma anche di risparmio energetico effettivo.
Ne discende che alcuni correttivi sono necessari sia all'attuale disciplina normativa sia ai modelli di intervento «se vogliamo ottimizzare il risultato sul piano energetico». Primo problema: chi deve decidere se intervenire non ha generalmente la competenza per decidere se sia necessario e come intervenire. E questo non vale per il singolo cittadino. «Anche la pubblica amministrazione - dice Testa - è totalmente priva di competenze. Penso a un sindaco di un piccolo comune che deve decidere in base a parametri tecnici». La centralizzazione degli acquisti, per esempio quella affidata a Consip, non basta. «Occorre trasferire competenze - dice il presidente di Enea - per esempio rendendo obbligatorie, anche nei bandi di gara, diagnosi energetiche degli edifici secondo certi standard di contenuto, di qualità e anche di prezzi. Queste diagnosi dovrebbero certificare a quanto ammonti effettivamente il risparmio energetico prodotto dall'intervento».
Le diagnosi energetiche fatte per le scuole, per esempio, hanno avuto una notevole variabilità, oscillando da 5mila a 50mila. E anche i risultati di queste diagnosi sono risultate tutt'altro che omogenei. «Sarebbe sufficiente - dice Testa - che queste diagnosi venissero fatte secondo linee guida definite dall'Enea e che poi venissero bollinate da soggetti terzi possibilmente pubblici come Gse, Università, Enea. Ovviamente andrebbe evitata qualunque ridondanza e andrebbero fatte a costi di mercato». La bollinatura agevolerebbe i decisori amministrativi e politici ma anche le banche che dovessero finanziare un progetto. Contribuirebbe a rendere più consapevole la committenza e a stabilizzare il mercato.
Ma veniamo alle modalità di intervento che potrebbero consentire di utilizzare le attuali agevolazioni fiscali anche in favore di chi oggi non può utilizzarle. Il primo passaggio è rendere cedibili gli incentivi in modo che siano resi utilizzabili anche da chi è incapiente. In questo modo si rimuoverebbe una delle ragioni dei "no" agli interventi su scala condominiale. Già la legge di stabilità 2016 ha introdotto una parziale cedibilità ma di fatto non funziona. Si sta ipotizzando un coinvolgimento della Cassa depositi e prestiti per finanziare una quota degli interventi, garantiti proprio dalla trasferibilità del credito di imposta. Un'altra quota delle risorse necessarie per realizzare l'intervento sarebbe anticipata direttamente dalla Esco (Energy Saving Company) che potrà poi recuperarle acquisendo i diritti sui risparmi energetici che matureranno in bolletta a seguito dell'intervento.

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