Post-Expo, arrivata la proposta per realizzare il campus. Vago (rettore Statale): «Non è vincolante»
La manifestazione di interesse per la realizzazione di un campus universitario nell’area dell’ex Expo c’è stata. Ma, come sottolinea il rettore dell’università Statale di Milano Gianluca Vago in una lettera datata 3 agosto, la proposta «non è vincolante e non impegna l’Università rispetto ad obbligazioni di qualsiasi natura». E questo perché, spiega ancora, «vanno prima approfondite alcune condizioni essenziali per l’assunzione di un impegno vincolante». Sostanzialmente: finanziamenti pubblici chiari e definiti e terreni in comodato d’uso gratuito.
Il rettore Vago ha preso carta e penna e due giorni fa, prima della pausa estiva, ha spedito una lettera ai vertici di Arexpo, al presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, al sindaco di Milano Giuseppe Sala e a quello di Rho Pietro Romano e al presidente uscente della Fondazione Fiera Milano, Benito Benedini. Ovvero: al management e a tutti i soci di Arexpo, la società proprietaria dei terreni di Expo che ora deve elaborare il progetto del parco tecnologico e del campus universitario, che dovrebbe sorgere grazie al trasferimento delle facoltà scientifiche della Statale di Milano, con i suoi 18mila studenti.
Nel documento vengono sottolineate 5 richieste: 1) «la disponibilità di Arexpo a concedere i terreni su cui dovrebbe essere edificato il nuovo campus in comodato d’uso gratuito per un congruo periodo di tempo»; 2)«l’impegno alla creazione di strutture per residenze universitarie, impianti sportivi e servizi...secondo i più avanzati modelli internazionali»; 3)«il pieno e attivo coinvolgimento di tutti gli interlocutori istituzionali»; 4)«l’impegno delle istituzioni pubbliche a compartecipare ai costi stimati in 380 milioni, tenendo conto che la quota massima di cofinanziamento da parte dell’Università è di 130 milioni oltre alla valorizzazione dell’area di Città studi di proprietà dell’Ateneo»; 5)«l’inserimento del progetto nella prossima legge di stabilità».
Il senato accademico universitario, a metà luglio, ha dato già la sua approvazione al progetto di trasferimento nel sito di Rho, che prevede l’occupazione di 150mila metri quadrati di superficie (100mila in meno rispetto a quelli occupati attualmente nel quartiere di Città studi a Milano); aule e laboratori più razionali e tecnologizzati con un risparmio annuo di 8-9 milioni di costi di gestione; un investimento complessivo di 380 milioni, di cui, ha spiegato Vago, 130 arriverebbero da risorse proprie dell’università mentre il resto sarebbe da reperire attraverso il cofinanziamento pubblico e il supporto di Cassa depositi e prestiti per l’alienazione degli immobili di proprietà, del valore indicativo di 100-120 milioni.
Oltre al campus, dovrebbe prendere vita, su 30mila metri quadrati, lo Human technopole, coordinato dall’Istituto italiano di tecnologie di Genova, a cui il governo ha promesso 150 milioni all’anno per dieci anni, e per la cui definizione è atteso un decreto entro fine agosto. Il governo, dopo varie pressioni da parte degli enti locali e di alcuni rappresentanti del mondo scientifico, ha allargato la cabina di regia ad un comitato con all’interno undici delegati, tra cui quelli delle principali università milanesi, del Cnr, del Miur.