Urbanistica

Periferie da riqualificare/1. Ecco le priorità delle grandi città al voto

di M.Fr.-F.G.-S.M.-I.Ves.-V.V.

Sono le aree più problematiche delle grandi metropoli, spesso destinazione dei nuovi immigrati e dei cittadini che tendono a lasciare le zone centrali. Con sviluppo dei collegamenti e dei servizi che non sempre riesce a tenere il passo della crescita demografica. Per questo le periferie diventano sotto le elezioni comunali osservate speciali di tutti i candidati. Anche perché sono i cambiamenti dei flussi elettorali in queste zone popolose a decidere i destini nell’urna.

Se a Milano non ci sono aree abbandonate, a Napoli Scampia, con le sue Vele, è diventato un quartiere-riparo per la malavita. Ma anche l’ex zona operaia della Bolognina, nel capoluogo dell’Emilia Romagna, è ora il simbolo locale del degrado e dell’illegalità. È da qui che è partito il piano per riqualificare il sistema di illuminazione e videosorveglianza che entro il 2017 porterà alla sostituzione di 46mila lampioni e 5mila semafori in tutta la città. Lo scorso aprile sono state inaugurate le prime 520 luci a led e 11 telecamere su strade e marciapiedi. Per Scampia il Comune di Napoli ha redatto uno studio di fattibilità da 120 milioni che prevede l’abbattimento di tre delle quattro Vele e una rigenerazione diffusa. Ma a fine 2015 l’intesa interistituzionale che stava per essere siglata si è bloccata.

Sul fronte delle zone critiche di Torino, da una parte c’è area dell’ex Moi, i vecchi mercati generali di Torino, con le palazzine costruite durante le Olimpiadi del 2006 oggi occupate da un migliaio di profughi e rifugiati provenienti dall’Africa. A questa situazione si aggiunge il fardello delle vecchie aree industriali dismesse, oltre 4 milioni di metri quadri secondo le stime, per le quali servono oltre ai progetti, ingenti risorse per recuperarle e rimetterle in uso.

A Milano, la questione che più si identifica con i problemi delle periferie è l’emergenza case popolari: ci sono 23mila domande in lista di attesa, mentre dei 30mila appartamenti di proprietà del Comune almeno 1.500 sono inagibili (nel frattempo ci sono 20mila case private sfitte). Tra i progetti in corso, è previsto un investimento di circa 80 milioni per ricostruire edifici in alcuni quartieri (Lorenteggio, Giambellino). Un argomento che è stato al centro anche del confronto tra i candidati che si sfideranno al ballottaggio: Giuseppe Sala (centrosinistra) e Stefano Parisi (centrodestra). Sala , in caso di vittoria punta ad avere sotto la sua diretta responsabilità la gestione delle periferie e intende proseguire con la gestione pubblica della casa popolare. Per Parisi nelle periferie c’è bisogno di avere più controlli, con più mezzi tecnologici come le telecamere e la certezza di interventi e sanzioni. E sull’edilizia popolare, Parisi non esclude l’intervento di privati specializzati.

A Roma, sia Virginia Raggi (M5S) che Roberto Giachetti (Pd), puntano a ridisegnare le periferie della città, ricucendo lo sviluppo tra il centro e le altre aree. Raggi parla di un nuovo piano in grado di garantire una rete diffusa di servizi. Giachetti invece una la parola “policentrismo”, vale a dire ha come obiettivo quello di valorizzare le zone periferiche garantendo loro una propria specifica fisionomia. Una visione, sia quella di Raggi che di Giachetti, che vuole comunque porre fine all’espansione urbana e al consumo di nuovo suolo, e guarda più alla rigenerazione e riqualificazione.

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