Urbanistica

Nella Capitale candidati sindaci a confronto dai costruttori, e Giachetti annuncia lo «Sblocca Roma» da un miliardo

di Massimo Frontera

Confronto all'americana sulla gestione della Capitale tra quattro candidati sindaco, ieri, davanti alla platea dei costruttori romani nella sede dell'Ance. Cinque domande a testa e tre minuti per rispondere su opere pubbliche, idee per il rilancio e la gestione della città, risorse, occupazione, mobilità. All'invito degli imprenditori edili hanno risposto Stefano Fassina, Roberto Giachetti, Alfio Marchini e Giorgia Meloni. A chiosare gli interventi, Edoardo Bianchi, presidente dei costruttori romani e vicepresidente dell'Ance. Viene conservata una sedia vuota per Virginia Raggi, che ha disdetto la partecipazione.

Si parte alto, anzi altissimo. Il direttore del Cresme, Lorenzo Bellicini snocciola le cifre a nove zeri degli investimenti pluriennali che le Capitali europee fanno su se stesse: Londra, Parigi, Berlino. Non è solo questione di soldi ma anche di idee, di visione, di piani a lungo termine, che vengono condivisi con i cittadini e infine realizzati.

Poi il film finisce e si ritorna a Roma: una città paralizzata, con un bilancio ipotecato da un debito monstre e da una spesa corrente cannibalesca, con strade colabrodo, una questione morale aperta, una inefficienza amministrativa a tutti i livelli e un vuoto pneumatico di visione, idee, progettualità.

È Giachetti a piazzare il colpo ad effetto: «Il 24 maggio - annuncia il candidato del Pd - presenteremo con il sottosegretario De Vincenti uno "Sblocca Roma": mettiamo in campo lo sblocco di un milione (che correggerà in "miliardo", ndr) di investimenti privati che sono bloccati, non cementificazione ma opere utili alla città». E Marchini: «Noto con piacere che il governo fa campagna elettorale».

Tutti i candidati evitano accuratamente di parlare del progetto del nuovo stadio della Roma. Nessuno affronta il tema dell'inefficienza della macchina capitolina, se non per dire che il personale andrebbe maggiormente responsabilizzato. E nessuno risponde alla domanda su quale nuova opera vorrebbero lasciare alla città come segno del loro mandato. Tutti scelgono il tema della manutenzione, con varie sfumature: completamento delle incompiute (Giachetti) potenziamento del trasporto pubblico (Fassina), piano pluriennale di manutenzione stradale (Meloni) , tecnologia, turismo e finanza (Marchini).

Sul tema risorse pesa il debito storico della Capitale, che per Fassina e Giachetti andrebbe rinegoziato (ma perché finora non è stato fatto?). Marchini punta sulla spending review: «si può tagliare il 10% della spesa corrente». «La spesa andrebbe rimodulata», concede Fassina, meno tranchant. Giachetti e Meloni puntano su una maggiore quota di trasferimenti dal governo legati al ruolo di Roma Capitale. Meloni vorrebbe ricavare economie razionalizzando le partecipate e acquisendo risorse legate alle competenze da affidare alla città (trasporti e beni culturali).

Le idee? Marchini pensa a un Bureau per «sviluppare con approccio manageriale lavoro, turismo e cultura», pensa a un «responsabile del decoro, dotato di tablet, in ogni quartiere» e ipotizza un federalismo comunale. Più estremo Fassina, che vuole municipi promossi a Comuni inquadrati in una città metropolitana. Fassina vuole anche dimezzare il numero degli autobus, potenziare le ciclabili e valorizzare il parco archeologico dell'Appia Antica.
Anche Giachetti è per il decentramento con un ruolo centrale della città limitato alle funzioni di programmazione e controllo; propone un City manager e pensa di rilanciare i Print. Il candidato del Pd lascia perplessa la platea quando annuncia che, se eletto, farà un assessorato unico Urbanistica e Lavori Pubblici. Giorgia Meloni vuole vendere tutto il patrimonio abitativo del Comune per acquistare nuove case da assegnare. Altri soldi, sempre secondo Meloni, possono arrivare dallo smaltimento delle pratiche di condono edilizio inevase. La candidata di Fratelli d'Italia è anche l'unica a ricordare la questione della Fiera di Roma, rilanciando la necessità di vendere l'area del vecchio sito.

Sul completamento della metro C sono d'accordo Fassina, Giachetti e Meloni. Sulla manutenzione delle strade Giachetti si schiera per un maxi-appalto unico ma viene stoppato dal presidente dell'Acer: «Noi siamo contrari perché ci sarà un solo soggetto che poi subappalta». Bianchi entra a gamba tesa anche sulla macchina capitolina: «Io non so se a Roma 50mila dipendenti sono tanti o pochi, so solo che quando servono alti dirigenti competenti non si trovano, e quando servono addetti per tagliare l'erba non si trovano: i 50mila appartengono sempre alla categoria di quelli che a noi non servono». E ancora: «Noi oggi stiamo progettando gli interventi che sono stati lanciati nel 1998: a Roma vanno bene anche 150mila dipendenti, se servono a far partire le cose in tempo».

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