Urbanistica

Consumo di suolo, imprese contro la legge: si rischia il blocco delle costruzioni

di Jacopo Giliberto

Tutti d’accordo: il “suolo” e quel capitale immateriale (non misurabile ma economicamente sensibile) rappresentato dal paesaggio vanno tutelati contro sprechi e devastazioni. Ma attenzione a non commettere gli eccessi di arretratezza ideologica che si annunciano in Parlamento con la legge sul cosiddetto consumo di suolo. Gli imprenditori temono che la smania di vincoli possa bloccare non solamente il settore delle costruzioni, segmento che già soffre una crisi devastante, ma anche gli utilizzatori, chi deve usare le costruzioni. «Ciò che del disegno di legge ci preoccupa — commenta la presidente dell’Unione industriale di Asti, Paola Malabaila — è la paralisi di tre anni che potrebbe toccare ogni attività edile».

Sul tema si sono espresse di recente l’Ance, l’associazione dei costruttori, e l’Ispra con un rapporto accurato, ma l’Unione industriale di Asti ha voluto articolare con un dibattito pubblico sul territorio, sul vivo dell’impresa, i rischi che potrebbero essere sottesi dalla legge ora alla commissione Ambiente della Camera, legge che dovrebbe essere presentata all’Aula il mese prossimo. Per esempio moltissime aziende pronte a ingrandirsi troveranno divieti a raffica oppure a costi improponibili troveranno solo vecchi capannoni vuoti inutilizzabili e costosissimi da riattare. Secondo Paola Malabaila ciò potrà accelerare la fuga delle imprese verso le aree industriali estere che sanno attrarre gli investimenti.

A titolo di esempio del vocabolario del divieto ecco che cos’ha detto l’altro giorno a Roma Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera ed esponente di vertice del Movimento Cinquestelle: «Tutti i palazzinari continuano a costruire in Italia e a cementificare il nostro territorio», dice. «Continuiamo a costruire su suolo agricolo che ci servirà sicuramente fra una decina d’anni perché le derrate alimentari saranno sempre più rare». Non a caso Maurizio Lupi, già ministro delle Infrastrutture e ora deputato di Area popolare, ha presentato una proposta alternativa per una legge più vicina al bisogno di crescere e al tempo stesso di tutelare il territorio.

Ad Asti il mondo delle imprese — come ha osservato, durante l’evento promosso dall’Unione industriale, il direttore della politiche industriali di Confindustria, Andrea Bianchi — chiede una politica sì di tutela, ma basata non più sul vecchio ricorso al divieto e al vincolo bensì su strumenti di incentivo e di promozione dei comportamenti virtuosi. L’obiettivo è generare il mercato della ristrutturazione, poiché il riuso deve essere conveniente ed economicamente sostenibile, invece di ricorrere all’imposizione che tante volte si è mostrata inefficace e dannosa.

Secondo Massimo Fiorio, relatore della legge in discussione ora alla Camera e parlamentare Pd piemontese, «abbiamo sottoscritto un atteggiamento aperto al confronto, a osservazioni e stimoli esterni, che possano portare a interventi utili sul testo».

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