Urbanistica

Consumo di suolo, 20 emendamenti per chiudere la partita sul Ddl alla Camera

di Giuseppe Latour

Venti emendamenti per portare a casa il Ddl sul consumo di suolo. Dopo mesi di rinvii, la maggioranza sta tentando l'assalto finale per chiudere la prima lettura della legge che punta a contingentare la realizzazione di nuove costruzioni nel nostro paese, promuovendo la rigenerazione urbana. I relatori Massimo Fiorio e Chiara Braga hanno appena presentato un pacchetto di proposte di modifica che recepisce i pareri (piuttosto duri) arrivati dalle commissioni negli ultimi mesi. L'idea guida è allargare le competenze delle Regioni, oltre a introdurre incentivi fiscali per gli interventi di recupero. L'appuntamento con l'Aula è fissato per il prossimo 21 marzo: non sarà facile rispettarlo, anche perché le opposizioni hanno già chiesto di riaprire la discussione sul testo in maniera più organica.

Riavvolgiamo il nastro. Il disegno di legge è stato licenziato dalle commissioni Ambiente e Agricoltura a fine ottobre scorso. Mancavano ancora i pareri parlamentari che, complice la sessione di bilancio dedicata alla legge di Stabilità, sono arrivati con una certa lentezza. Così, nei primi mesi del 2016 sono partite una serie di stilettate che hanno fatto barcollare l'assetto immaginato dai due relatori, Massimo Fiorio e Chiara Braga. La prima è stata la commissione Cultura, che ha contestato l'assenza del necessario coordinamento con il Codice dei beni culturali del 2004: tradotto in parole povere, vuol dire che il Ddl non tiene conto come dovrebbe delle regole sui piani paesaggistici regionali.

A quelle indicazioni se ne sono accodate altre. La commissione Industria ha chiesto «limitate possibilità di consumo di suolo finalizzate esclusivamente all'ampliamento di imprese produttive già presenti sul territorio, non comprese in piani attuativi già adottati». La commissione Affari costituzionali ha sollecitato, in fase di attuazione delle diverse procedure della legge, «un maggior grado di coinvolgimento delle Regioni». La commissione per le questioni regionali ha chiesto di valutare con più attenzione «l'impatto della disciplina transitoria sull'attività pianificatoria degli enti territoriali». Insomma, volendo sintetizzare, dalle indicazioni delle commissioni sono emersi dubbi sul carico organizzativo eccessivo per i Comuni e sul coordinamento tra le regole del disegno di legge e quelle che disciplinano i rapporti tra i diversi livelli di Governo in materia di pianificazione.

Problemi non da poco, che hanno costretto le commissioni competenti a rimettere mano al problema. «Abbiamo deciso di presentare una serie di emendamenti per recepire le modifiche chieste dai pareri. Si trattava di problemi soprattutto formali. Procederemo a modificare il testo e poi andremo in Aula», così Massimo Fiorio spiega il cronoprogramma immaginato dai relatori. I due hanno, infatti, appena depositato un pacchetto composto da una ventina di emendamenti, che puntano a portare altrettante correzioni chirurgiche al provvedimento. Fatti questi cambiamenti, l'appuntamento per l'Aula è già fissato al prossimo 21 marzo.

Gli aggiustamenti proposti puntano soprattutto a potenziare il ruolo delle Regioni, dando anche un ruolo più pervasivo ai pareri della Conferenza unificata in diverse procedure. Viene esplicitato che le nuove regole non si applicano ai centri storici, salvo espressa autorizzazione della sovrintendenza. Viene prevista la possibilità di introdurre una fiscalità di vantaggio per le operazioni di rigenerazione urbana. Infine, la delega al Governo per definire un provvedimento organico in materia di rigenerazione andrà attuata senza ulteriori oneri per il bilancio dello Stato.

Rispettare il percorso indicato dai relatori, comunque, non sarà per niente facile. Al momento della presentazione degli emendamenti, infatti, diversi esponenti delle opposizioni hanno chiesto per quale motivo si sia deciso di recepire solo in parte le indicazioni delle commissioni e, in seconda battuta, hanno chiesto di riaprire la discussione in commissione in maniera più organica, mettendo mano anche a eventuali subemendamenti ed evitando così colpi di mano. La settimana prossima sarà decisiva: le commissioni Ambiente e Agricoltura dovranno portare a casa il risultato per rispettare i tempi dell'Aula. Altrimenti, potrebbe esserci l'ennesimo clamoroso rinvio.

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