Urbanistica

Venezia, i poteri del magistrato delle acque passano alla Città metropolitana

di Franco Tanel

La legge c'è, già pubblicata in Gazzetta Ufficiale nell'agosto del 2014, manca solo l'approvazione di un decreto legislativo e i compiti e le attribuzioni sulla laguna che erano del Magistrato alle Acque di Venezia saranno trasferiti alla Città Metropolitana. Una attribuzione che il sindaco di Venezia chiedeva da mesi e che invece è già realtà, figlia dell'uragano provocato in Veneto- e non solo- dallo scandalo del Mose.

Nel giugno del 2014, nel pieno dell'inchiesta, la magistratura chiese l'arresto degli ultimi due presidenti del Magistrato alle Acque; il Governo intervenne e decise in tutta fretta di sopprimere l'istituzione, evidentemente coinvolta nello scandalo, inserendo un comma alla legge sulla semplificazione e trasparenza amministrativa degli organi giudiziari, in via di approvazione. Il testo inizialmente prevedeva che il Provveditorato alle Opere Pubbliche subentrasse nelle funzioni anche in laguna ma un emendamento di alcuni parlamentari del Pd trasferì queste competenze alla Città Metropolitana, allora ancora in attesa di costituzione.

E così oggi il comma 3 dell'articolo 18 della legge n.114 del 11 agosto 2014 recita «è soppresso il magistrato delle acque per le province venete e di Mantova, istituito ai sensi della legge 5 maggio 1907, n. 257» e precisa poi che «con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, previa intesa in sede di Conferenza unificata di cui all'art. 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive modificazioni, sono individuate le funzioni gia' esercitate dal citato magistrato delle acque da trasferire alla città metropolitana di Venezia, in materia di salvaguardia e di risanamento della città di Venezia e dell'ambiente lagunare, di polizia lagunare e di organizzazione della vigilanza lagunare, nonche' di tutela dall'inquinamento delle acque».

Come spesso accade, di quel decreto non c'è ancora traccia, e la giustificazione ufficiosa è che all'epoca la Città Metropolitana di Venezia non era ancora stata insediata. Tutti poi se ne dimenticarono. Il sindaco Luigi Brugnaro fin dalla campagna elettorale aveva sottolineato come le competenze sulla laguna fossero frammentate tra numerosi soggetti, Comune, Provincia, Autorità Portuale, Magistrato alle Acque, con il risultato che l'amministrazione cittadina era di fatto estromessa da molte decisioni fondamentali.

Adesso il Comune potrà decidere sulle acque lagunari, rendere coerenti piani e interventi, condurre bonifiche e forse incassare anche i canoni di occupazione degli spazi acquei. Anche il traffico acqueo ricadrà sotto la sua giurisdizione e questo permetterà di potenziare e coordinare i controlli. E, da non dimenticare, tutto ciò rafforza anche la richiesta di vedersi attribuita la gestione del Mose che dovrebbe essere completato per la fine del 2018. Secondo Brugnaro basterà qualche mese per l'approvazione del decreto che dovrà attribuire alla Città Metropolitana anche le risorse finanziarie e umane necessarie. È curioso comunque che nella foga della contrapposizione politica che tuttora anima il capoluogo veneto, per oltre un anno nessuno abbia ricordato ed evidenziato che l'oggetto del contendere, l'attribuzione delle competenze sulla Laguna, è superato dai fatti. Ora non resta che attendere il decreto.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©