Urbanistica

Milano, il Governo entra in Arexpo mettendo subito sul piatto 50 milioni

di Sara Monaci

Sul destino delle aree Expo, da un milione di metri quadrati, ieri è stato messo un punto fermo dopo mesi di trattative. Il governo, tramite il Mef, entrerà nella società Arexpo, proprietaria dei terreni, con una maggioranza relativa, mettendo subito sul piatto 50 milioni con un aumento di capitale puro, senza cioè acquistare quote da altri azionisti. Poi, eventualmente, si valuterà l’uscita del socio di minoranza Fondazione Fiera Milano. La percentuale societaria che il ministero dell’Economia e delle finanze acquisirà dovrebbe essere il 40%, ma il valore preciso verrà determinato da un perito del tribunale entro fine mese.

Il risultato finale dovrebbe essere una compagine societaria così composta: il Mef con maggioranza relativa (inferiore comunque al 50%); la Regione Lombardia e il Comune di Milano con un 25% ciascuno; la Fondazione Fiera Milano con il 10 percento circa.

È quanto deciso ieri a Palazzo Chigi, durante un incontro tra il ministro all’Agricoltura Maurizio Martina, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia e il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni.

In vista ci sono anche nuove nomine in Arexpo: l’amministratore delegato sarà Giuseppe Bonomi, scelto dalla Regione Lombardia (di cui è attualmente segretario e direttore generale); il presidente sarà Giovanni Azzone, rettore del Politecnico, scelto dal Comune di Milano, dove ha presentato la sua candidatura a seguito delle dimissioni di Luciano Pilotti.

I membri del cda passeranno da 3 a 5 (e per questo verrà modificato lo statuto di Arexpo): oltre a Bonomi e Azzone, ci saranno due tecnici scelti dal governo, più un consigliere della Fondazione Fiera. Almeno finché quest’ultima resterà in società. Non si esclude infatti che la stessa Arexpo possa riacquistare le sue quote per poi spalmarle equamente tra gli altri azionisti.

Tutti questi passaggi verranno presentati all’assemblea dei soci del 29 febbraio, giorno in cui verranno proposte anche le nomine. I 50 milioni serviranno subito per saldare parte dei mutui e far proseguire l’attività ordinaria. Dovrà proseguire anche l’acquisizione degli asset della società Expo, che avendo a questo punto quasi gli stessi azionisti, lascerà ad Arexpo patrimonio e addetti con più facilità. Formalmente Expo andrà in liquidazione e cederà rami d’azienda.

Non è al momento contemplata la possibilità che arrivi un commissario nazionale per il dopo-Expo, con un ruolo simile a quello ricoperto da Giuseppe Sala durante l’evento universale. Mancherebbero infatti le basi normative per una simile scelta (l’urgenza e l’unicità dell’evento, con possibilità di deroga nei settori delle costruzioni e ambientale). Si continua però, a Roma, a valutare l’introduzione di qualche correttivo di legge per questa figura.

A regolamentare quanto deciso ieri sarà un decreto del consiglio dei ministri, che fornirà i dettagli di quanto già messo sul tappeto dal cosiddetto decreto “happy days” del governo. Una volta fatto questo passaggio, si dovrà procedere rapidamente alla costruzione di un progetto vero e proprio per la realizzazione del parco scientifico già presentato dal premier Matteo Renzi a Milano, il cui coordinamento spetta all’Iit di Genova in collaborazione con l’università Statale di Milano, Bicocca e Politecnico. Proprio la Statale dovrebbe portare in quest’area le sue facoltà scientifiche (tranne medicina). Sembra però che la fase transitoria durerà più del previsto, e che i lavori del parco scientifico non inizieranno prima di fine 2017. Questo almeno quanto ipotizzato a Palazzo Marino, considerando la redazione del progetto, l’approvazione da parte del consiglio comunale e la predisposizione dei bandi.

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