Urbanistica

Città metropolitane: su edilizia, pianificazione e appalti è caos competenze

di Giuseppe Latour

Caos competenze per le Città metropolitane. Gli enti che, in 14 casi, si sono sostituiti alle province hanno funzioni che, in base alla legge Delrio, stanno prendendo forma in questi mesi: sono gli statuti a dover indicare gli intrecci con i compiti svolti dai Comuni. Un monitoraggio dell'Anci, realizzato nel quadro del libro bianco sulle Città metropolitane, ha analizzato il contenuto degli otto statuti approvati finora: Bari, Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Torino e Roma. Se in alcuni casi non ci sono dubbi, come per la pianificazione strategica e territoriale o per la regolamentazione dell'edilizia locale, in altri la situazione è molto più intricata, perché le amministrazioni rispondono in maniera diversa. Succede per la gestione delle gare e degli appalti: non tutti se ne prendono carico. Ma anche per la tutela del territorio, la protezione civile e l'edilizia scolastica.

L'analisi dell'Anci parte dalle indicazioni della legge Delrio (n. 56/2014) che individua all'articolo 44 le funzioni fondamentali di questi enti: «Ferme restando le funzioni spettanti allo Stato e alle Regioni nelle materie di cui all'articolo 117 della Costituzione, a queste attribuzioni si possono aggiungere ulteriori funzioni stabilite dagli statuti delle singole Città metropolitane o attribuite da Stato e Regioni secondo il principio di sussidiarietà». La sostanza è che le Città Metropolitane sono titolari delle funzioni di governo di area vasta, alle quali si aggiungono altri poteri con gli statuti. Dall'analisi degli statuti delle otto Città metropolitane approvati finora, però, emergono alcuni punti interrogativi. Sotto esame ci sono le scelte di Bari, Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Torino e Roma.
Non tutti gli enti hanno le stesse competenze. Anzi, soprattutto su alcune materie ci sono delle differenze macroscopiche. Su funzioni come la pianificazione strategica e la pianificazione territoriale non si registrano grosse differenze. Tutte le città considerate hanno competenza in materia in base agli statuti. Stesso discorso per la regolamentazione dell'edilizia locale o per la promozione dello sviluppo economico. La situazione, invece, è molto differente se guardiamo ad altre attribuzioni, non meno strategiche, che vengono attribuite a Comuni e Regioni.

Sulla rete stradale, ad esempio, non risultano competenze da parte delle città di Roma e di Napoli. Sull'edilizia scolastica non hanno poteri le città metropolitane di Bari, Genova e Milano. Nessun potere in materia di ambiente e tutela del territorio a Roma. Mentre Genova non si prende carico della mobilità e dei trasporti. Grande incertezza c'è anche sulla gestione delle gare e degli appalti, dove evidentemente restano fortissimi gli uffici dei Comuni, a discapito delle aggregazioni previste nell'ambito della spending review a livello di unioni di Comuni e centrali di committenza regionali. Non hanno competenze in materia Bari, Firenze e Roma. Mentre la situazione è esattamente spaccata a metà sulla gestione delle emergenze, della sicurezza e della Protezione civile: quattro città hanno competenza (Bari, Bologna, Firenze e Genova) e quattro non ce l'hanno.

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