Urbanistica

Tensioni sul regolamento edilizio unico: no dei costruttori e dei comuni lombardi

di Massimo Frontera

Il regolamento edilizio unico è all'ultimo miglio, ma è un ultimo miglio tutto in salita. A spingere verso questo importante obiettivo - che l'agenda per la Semplificazione del Governo indicava entro 2015 - è il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio. Il ministro ha raggiunto un consenso quasi unanime su un testo, salvo le riserve localizzate nella regione Lombardia, con in testa alcuni capoluoghi, a partire da Milano. A condividere queste riserve, sostenute dall'Anci Lombardia, sono anche i costruttori edili.
«Il regolamento edilizio è pronto da due mesi», ha detto il ministro nei giorni scorsi a margine dell'incontro al Senato su "Gli alberi nel cielo e il futuro delle città. Dialogo con Stefano Boeri". «Il lavoro sul regolamento è quasi concluso - ha detto Delrio -. C'è un'unica opposizione di una regione su un punto specifico che stiamo cercando di superare. Sono due mesi che siamo bloccati, speriamo di concludere: siamo veramente a un passo».


Al centro della discussione, a quanto si apprende, è la parte del testo che contiene le definizioni - standardizzate - da inserire nel regolamento edilizio unico.
Si discute in particolare sulla definizione di "superficie", ma non per motivi semplicemente lessicali. La questione è infatti sostanziale, anzi tocca interessi concreti degli enti locali perché - si è scoperto al tavolo - finisce per modificare le quantità edilizie pianificate dai Comuni nei loro Prg. Da qui l'altolà dei comuni lombardi. Ma perché la questione riguarda solo la Lombardia? Perché, spiegano i tecnici, la Lombardia è quella che ha più di tutte lasciato liberi gli enti locali di innovare i loro regolamenti edilizi. In altri territori, l'attuazione degli strumenti di pianificazione e la definizione delle regole edilizie, sono state governate in modo più stringente. All'estremo opposto della Lombardia, per esempio, c'è l'Emilia Romagna, tutt'ora la sola regione italiana dove il regolamento edilizio è una realtà (da oltre un anno).

Il vero nodo che riguarda la "superficie" è ciò che si include nella definizione. Se, per esempio, nella superficie utile si includono parti comuni come scale e androni, si otterranno case con scale e androni al minimo, per massimizzare invece le volumetrie residenziali, cioè quelle effettivamente vendibili. Se invece il regolamento edilizio considera solo la volumetria abitabile, i progettisti - e i costruttori - saranno liberi di valorizzare le parti comuni. Quest'ultima strada, ricorda il presidente dell'Ance, Claudio De Albertis, è proprio quella imboccata dalla Lombardia, e in particolare dal comune di Milano. «Questa scelta, su cui tutti sono stati d'accordo, architetti, operatori e amministrazione comunale - ricorda De Albertis - è stata presa perché, diversamente, si finiva per fare progetti in cui si lesinava sugli spazi comuni, con scale limitate in cui non passava niente, o con altre soluzioni improbabili». «Noi - informa sempre De Albertis - abbiamo fatto una proposta di compromesso: indicare tre definizioni di superficie: "netta", "lorda" - cioè comprensiva dei muri - e "costruita" - comprensiva anche delle parti comuni - lasciando poi al singolo comune la scelta di quale recepire nel suo regolamento».

Questa questione principale se ne porta dietro un'altra. Modificando la definizione di superficie, si rettifica anche la previsione edificatoria dei comuni, che - ad esempio - si potrebbero trovare, da un giorno all'altro, un 20% di volumetrie in meno nei loro prg (per non dire dei valori delle aree). Dunque, andrebbero rifatti tutti piani. Ipotesi che, ancora una volta, vede contrario il comune di Milano, che ha appena chiuso il suo piano di governo del territorio.

Per compensare, almeno in parte queste conseguenze, al tavolo presso il ministero delle Infrastrutture è stata anche ipotizzata una fase transitoria sufficientemente lunga e graduale per l'approdo al regolamento edilizio unico. Non solo. Per compensare i comuni che, per effetto delle nuove definizioni, subiscono un taglio della capacità edificatoria, sono stati previsti coefficienti e parametri che consentono di tornare ai dimensionamenti originali. Basterà a mettere tutti d'accordo?

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©