Urbanistica

Dlgs «taglia-norme», addio alla Scia telematica e alla defiscalizzazione sui grandi porti

di Alessandro Arona e Giuseppe Latour

Sforbiciata del governo a 46 norme di legge che prevedevano l'obbligo di emanare regolamenti o decreti attuativi, mai emanati e in attesa da anni. Provvedimenti attuativi ritenuti a vario titolo inutili o non più utili.
Tra le norme cancellate quella del Testo Unico Edilizia che incentivava la Dia/Scia telematica, rinviando a un regolamento la disciplina dei casi di obbligatorietà; poi quella della legge 183/2011 (articolo 18) che prevedeva sconti Iva sui beni importati per incentivare il project financing sulle «grandi infrastrutture portuali», ma anche una modifica "a regime" della norma sblocca-aeroporti del Dl Sblocca Italia 133/2014 ( articolo 1 comma 11) che semplifica l'approvazione dei contratti di programma siglati dall'Enac con le società aeroportuali.
Minori le altre modifiche e abrogazioni, che vedremo comunque una per una (per le materie di interesse di questo quotidiano digitale).
È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Dlgs 22 gennaio 2016, n. 10 , in attuazione delle norme di delega contenute nell 'articolo 21 della legge Madia 7 agosto 2015 n. 124.
I criteri di delega invitavano in sostanza il governo a mettere ordine al mare magnum dei regolamenti e decreti attuativi mai emanati, secondo i seguenti principi:
« a) individuare, fra le disposizioni di legge che prevedono l'adozione di provvedimenti attuativi, quelle che devono essere modificate al solo fine di favorire l'adozione dei medesimi provvedimenti e apportarvi le modificazioni necessarie;
b) individuare, fra le disposizioni di legge che prevedono l'adozione di provvedimenti attuativi, quelle per le quali non sussistono più le condizioni per l'adozione dei provvedimenti medesimi e disporne l'abrogazione espressa e specifica;
c) garantire la coerenza giuridica, logica e sistematica della normativa;
d) identificare le disposizioni la cui abrogazione comporterebbe effetti, anche indiretti, sulla finanza pubblica;
e) identificare espressamente le disposizioni che costituiscono adempimento di obblighi derivanti dalla normativa dell'Unione europea;
f) assicurare l'adozione dei provvedimenti attuativi che costituiscono adempimenti imposti dalla normativa dell'Unione europea e di quelli necessari per l'attuazione di trattati internazionali ratificati dall'Italia».


DEFISCALIZZAZIONE PORTUALE

L'articolo 18 della legge 12 novembre 2011, n. 183 (modificata più volte) prevede la possibilità di concedere sconti fiscali, al posto dei contributi pubblici, per realizzare opere in project financing. Con una modifica del 2012 è stata inserita anche la possibilità di spingere il coinvolgimento di capitali privati nelle grandi infrastrutture portuali tramite sconto sull'Iva generata dall'incremento di export dovuto al nuovo investimento: in pratica si tratterebbe di una minore imposta Iva pari al 25% di questo incremento di gettito.
Ebbene, questa norma è stata abrogata e di conseguenza quella successiva che prevedeva i decreti attuativi del Mef per stabilire le modalità di accertamento, calcolo e determinazione dell'incremento di gettito Iva. In sostanza, dunque, questo sconto Iva ai grandi porti non c'è più; anche se (va ricordato) si tratta di una norma mai applicata, rimasta sulla carta per problemi tecnici applicativi (normativi ed economici).

ADDIO ALLA SCIA TELEMATICA
Dia e Scia telematica, abbiamo scherzato. Se ne era parlato molto all'epoca, quando con il Dl Monti 22 giugno 2012, n. 83 fu introdotta nel Testo unico Edilizia (articolo 23, comma 1-ter) una norma che incentivava l'invio della Dia e Scia «con utilizzo della modalità telematica»: un regolamento delegificante avrebbe dovuto individuare «criteri e mdalità per l'utilizzo esclusivo degli strumenti telematici ai fini della presentazione» di Dia e Scia.
Ebbene, il Dlgs 10/2016 elimina la norma che prevedeva il regolamento, con il risultato in sostanza di lasciare mano libera ai vari Comuni, ma senza più una spinta e un obbligo normativo a chiedere solo la Scia telematica in alcuni casi.

CONTRATTI DI PROGRAMMA AEROPORTUALI, SEMPLIFICAZIONE A REGIME
Rafforza invece la norma dello Sblocca Italia (articolo 1 comma 11) l'articolo 1 comma 12 del Dlgs: la procedura speciale prevista nel Dl 133/2014, cioè l'approvazione dei Contratti di programma siglati tra Enac e società aeroportuali, era una tantum, cioè l'approvazione con decreto Mif di concerto con il Mef entro un termine tassativo, all'inizio 30 giorni poi 180 giorni dalla data di conversione del Dl (fine aprile 2015), ora diventa "a regime", cioè il termine di 180 giorni scatta dalla data di stipula del Contratto di programma.


Fondo revoche opere idriche, modifica di dettaglio
Aggiustamento tecnico per il fondo revoche in materia di opere idriche dello Sblocca Italia. Quel fondo (regolato dall'articolo 7) era destinato a investimenti nel settore idrico, finanziati mediante "la revoca delle risorse già stanziate dalla delibera del Cipe 30 aprile 2012, n. 60". La delibera prevedeva il finanziamento, tramite il Fondo di sviluppo e coesione, per circa 1,7 miliardi di euro di una serie di interventi nelle Regioni Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia relativi ai settori del collettamento e depurazione delle acque e della bonifica dei siti contaminati. La modifica prevede che "le somme provenienti dalle revoche sono versate all'entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnate al predetto fondo istituito presso il ministero dell'Ambiente". Nella sostanza, faranno un passaggio in più. Anche se bisogna sottolineare che il fondo revoche in questione non è stato mai utilizzato: i fondi della delibera Cipe 60/2012 erano stati, infatti, stanziati per superare, almeno in parte, le infrazioni europee in materia di depurazione. Difficile pensare a una revoca in questo settore.

Parere paesistico, mero coordinamento di norme
Sul fronte dei beni culturali, salta una norma del decreto semplificazioni del Governo Monti (Dl n. 5/2012) che prevedeva l'emanazione di un regolamento correttivo delle regole in materia di autorizzazione paesaggistica, andando a fissare gli interventi di lieve entità sottoposti a procedura semplificata. Intanto, però, il decreto cultura n. 83/2014 ha riprodotto esattamente la stessa disposizione, rendendo inutile la norma del 2012.

Comune di Roma, salta la deroga al Patto
Altra cancellazione importante riguarda il Comune di Roma e il Dlgs n. 61 del 2012: un Dpcm avrebbe dovuto entro sei mesi determinare "il maggior onere derivante per Roma capitale dall'esercizio delle funzioni connesse al ruolo di capitale", tenuto conto anche dei benefici economici che si determinano sul gettito delle casse del Comune. Non si tratta di una questione solamente formale, dal momento che alla determinazione di questo onere è collegata una deroga al patto di Stabilità. Quindi, con il taglio del decreto salta anche lo sconto sui vincoli di bilancio.

Grande Brera, salta il Fondo
Salta anche la costituzione della fondazione Grande Brera, programmata "a seguito dell'ampliamento e della risistemazione degli spazi espositivi della Pinacoteca di Brera e del riallestimento della relativa collezione". Avrebbe dovuto costituirla il ministero dei Beni culturali, creando una fondazione di diritto privato con sede a Milano.

Cdp e cartolarizzazioni
Sul fronte dei finanziamenti delle piccole e medie imprese salta la possibilità per Cassa depositi e prestiti di acquistare titoli derivanti da cartolarizzazioni di crediti di Pmi, usufruendo della garanzia statale, "secondo criteri e modalità stabiliti con decreto di natura non regolamentare del Ministro dell'economia e delle finanze". Questo decreto non arriverà mai. Così come non verrà mai predisposto il piano nazionale delle zone a burocrazia zero: avrebbe dovuto prepararlo il ministero dello Sviluppo economico, monitorando la realizzazione delle zone e pubblicando una relazione trimestrale.

Le centrali di committenza
Diversi tagli, poi, riguardano il settore delle centrali di committenza. Dopo gli interventi degli ultimi mesi, che hanno pesantemente riorganizzato il settore attorno ai soggetti aggregatori, il Governo ha evidentemente deciso di ripulire il campo da alcuni adempimenti giudicati non più coerenti con il sistema attuale. Il ministero delle Infrastrutture avrebbe dovuto licenziare linee guida per l'accreditamento di conformità alla normativa in materia di contratti pubblici "di servizi, soluzioni e piattaforme tecnologiche per le aste on line e per il mercato elettronico". Mentre il commissario per la spending review avrebbe dovuto individuare un elenco delle centrali di committenza: una disposizione superata dai 35 aggregatori dell'Anac.

Obblighi di pubblicazione
Infine, un'abrogazione mette ordine alla questione del materiale da pubblicare sui siti delle stazioni appaltanti. Un decreto della Funzione pubblica avrebbe dovuto individuare informazioni rilevanti da mettere on line, oltre a quelle già prescritte in altre norme. Quel provvedimento cade e si fa riferimento alle disposizioni già in vigore, a partire dal Codice appalti.

Il Dlgs in Gazzetta Ufficiale

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