Urbanistica

Permessi edilizi, il tempo di rilascio scende a 80 giorni. Ma servono 10 mesi per un piano attuative

di Massimiliano Carbonaro

Si parla tanto di recupero delle aree dismesse, ma poi le amministrazioni locali sono pronte? È la domanda sottesa all'annuale Rapporto Oppal, l'Osservatorio permanente della pubblica amministrazione locale, che dal 2008 analizza le modalità e i tempi di approvazione dei processi concessori dei Comuni. Il Politecnico di Milano ha presentato la sua ricerca 2015 che riflette quindi sui dati del 2014, da cui emerge che i principali centri italiani su questo fronte non hanno ancora accolto la sfida.

L'Osservatorio si concentra sui processi concessori in edilizia e urbanistica. Lo scopo generale della ricerca svolta dal laboratorio Gesti.Tec-Dip.ABC del Politecnico è da un lato realizzare uno strumento informativo per la comunità del Real Estate e dall'altro spingere le Pubbliche amministrazioni ad attuare processi più efficienti.
Il panel di Comuni scelto è quello relativo alle 110 amministrazioni capoluogo di Provincia coinvolte con un questionario, a cui però hanno risposto solo in 33 centri che corrispondono a circa l'11% della popolazione italiana con comuni come Milano, Napoli, Torino o Venezia. Ancora una volta manca Roma, che non ha mai partecipato, ma questo anno stupisce meno.

Riqualificare le aree dismesse
«Abbiamo cercato di indagare – ha spiegato l'architetto Antonio Invernale che fa parte del gruppo di lavoro che ha elaborato lo studio – da un lato sugli strumenti che la pubblica amministrazione utilizza per promuovere il territorio e in particolare le aree dismesse e capire a che punto sono i Comuni sulla loro valorizzazione».
In generale quasi il 90% dei Comuni intervistati ha confermato la presenza nel territorio di aree dismesse, tanto che l'Oppal calcola che mediamente siano presenti 225mila mq di ambiti dismessi e di trasformazione per ogni centro; per lo più si tratta aree semicentrali e periferiche e solo occasionalmente centrali. Inoltre si tratta di comparti che per lo più sono valutate come accessibili con i mezzi pubblici almeno in maniera sufficiente.
«Questo in generale – aggiunge Invernale – poi però bisogna evidenziare che alcuni non hanno risposto (6 comuni ndr) e altri Comuni non hanno indicato tutte le aree, ma solo quelle principali. Il vero problema è rappresentato dal fatto che le amministrazioni hanno una vasta quantità di dati su queste aree, ma non sempre sono messi a sistema in modo efficiente e non è facile reperirli in modo semplice o trasparente. Anzi molti ci hanno risposto che il modo migliore per visualizzare queste aree è lo strumento urbanistico, che forse è il segnale che non c'è una sensibilità specifica per questa tematica».
Infatti solo il 56% delle amministrazioni si è dotata di uno strumento in grado di sistematizzare le informazioni e promuoverne quindi la diffusione presso gli investitori. Strumenti che non sempre per altro arrivano a indicare elementi fondamentali come i dettagli sulle probabili attività di bonifica e le proprietà.

Mentre non mancano le previsioni urbanistiche e in generale gli eventuali vincoli. Il 70% degli intervisti ha dichiarato per esempio che non utilizza la piattaforma VOL realizzata da Cassa Depositi e Prestiti appunto finalizzata alla valorizzazione di queste aree. «È difficile quindi – conclude su questo tema l'architetto – un po' per incapacità e un po' per mancanza di mezzi e di risorse promuovere e comunicare queste aree e quindi attrarre investitori».

Dal fronte degli operatori però arriva la prima vera buona notizia del rapporto. L'Oppal ha provato a capire che tipo di imprese agisce sul territorio comunale dei centri intervistati. Ovviamente il 76% dei casi è realizzato da imprese locali, il 18% da aziende di carattere nazionale e il 6% da operatori internazionali che invece nella ricerca datata 2014 erano un elemento vicino al 2%, trascurabile. «Rappresenta una piccola nota positiva – commenta – e certo frutto di un'attenzione concentrata su alcune città in particolare, ma la percezione è che sia in corso una maggiore internazionalizzazione».

I processi concessori: tempi, pratiche e rallentamenti
Il rapporto Oppal ha come di consueto analizzato nel dettaglio tempistiche, tipologia delle pratiche e personale messo a disposizione dalle amministrazioni, mostrando anche i lati deboli del sistema concessorio. In generale lo studio registra una media di nove piani attuativi per tutti i centri in esame in linea con quanto emerso anche nelle precedenti ultime quattro edizioni. Il problema è che il tempo medio necessario per i Comuni per approvare uno strumento urbanistico attuativo, in variante o conforme alle previsioni, sono mediamente uguali: circa 10 mesi in linea con gli ultimi anni.
Nel dettaglio i risultati dell'Osservatorio dicono che nel corso del 2014 nel panel esaminato sono state presentate in media 75 domande di permesso di costruire per nuova edificazione e 29 per ristrutturazione. Rispetto alla precedente edizione, entrambi i valori sono diminuiti, cosa che non stupisce ma, mentre le prime sono calate soltanto del 12% (nel 2013 sono state 87), le seconde sono invece diminuite del 48% (nel 2013 ammontavano a 53). Un po' per la crisi un po' per la crescita diffusa delle Scia: se ne segnalano 930 mediamente con un incremento del 7% tra il 2014 e l'anno precedente.

Sul fronte del personale dedicato all'urbanistica si osserva che è cresciuto passando a 13 funzionari nel 2014 contro i 10 del 2013, altro elemento positivo se vogliamo e che forse ha potuto incidere proprio nei tempi medi di accettazione tra la presentazione di una domanda di permesso di costruire e il suo rilascio. L'iter si è attestato appunto mediamente in 80 giorni, facendo registrare un decremento di 22 giorni rispetto al dato registrato nel 2013.

«Questo anno – completa il discorso Invernale – abbiamo semplificato il questionario ottenendo i dati più interessanti sui permessi di costruire e sulle Scia. In generale sul fronte urbanistico manca un quadro confrontabile tra le diverse Regioni che rende il quadro poco comprensibile per gli investitori, soprattutto stranieri. La fotografia del 2014 è di forte e costante diminuzione dei permessi di costruire sinonimo che in Italia oramai si costruisce pochissimo».

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