Urbanistica

Condono in Campania, De Luca conferma: presto un «piano di recupero» per 80mila edifici abusivi

di Brunella Giugliano

Il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, annuncia una possibile sanatoria dei manufatti irregolari presenti in Regione. Nel corso della sua visita del 19 ottobre scorso all'Expo di Milano, infatti, ha affermato che ci sarà «un piano di recupero che riguarda quella parte di 80mila alloggi abusivi nelle aree periferiche delle città».
L'ex sindaco di Salerno conferma, così, la posizione che aveva assunto in tema di condono edilizio a giugno scorso, a pochi giorni dal suo insediamento, quando aveva affermato: «In Campania abbiamo 80mila alloggi abusivi. Chi li può demolire? Avete forse le cave per portare il materiale di risulta? Bisogna essere pratici», indicando la prospettiva di una sanatoria come «una scelta di buon senso» e aggiungendo che «se c'è un povero Cristo che nell'entroterra campano, senza danneggiare nessun paesaggio, ha fatto l'abuso, lo si sana perché non abbiamo alternative. A me non piace la sanatoria, ma mi confronto con la realtà».

Una realtà con cui in questi giorni si sta facendo i conti nella Valle Caudina e in particolare a Benevento, dove i violenti temporali che si sono abbattuti sulla Campania negli ultimi giorni hanno determinato l'esondazione del fiume Calore e dei suoi affluenti, con allagamenti in diverse zone della provincia che hanno causato due morti e ingenti danni al territorio, stimati in 500 milioni.
Il piano di recupero che ha in mente De Luca, però, non riguarderebbe tutti gli immobili irregolari, poiché sarebbero esclusi da subito i casi di abusivismo in zone di vincolo, costiere, in zone che mettono a rischio la pubblica incolumità e quelli commessi da persone già proprietari di altri alloggi. «In questi casi – aveva affermato il Governatore - nessuna sanatoria».

E per usare il pugno duro contro chi commette abusi, l'inquilino di Palazzo Santa Lucia annuncia anche un piano antiabusivismo, con mappe aerofotogrammetriche del territorio continuamente aggiornate grazie all'utilizzo di nuove tecnologie come i droni, che verranno utilizzati per monitorare il territorio dall'alto e individuare le costruzioni non in regola.
Si torna a parlare, così, di una piaga molto nota e molto dolente in Campania e che ha una storia complessa.
L'ultimo capitolo, almeno dal punto di vista giuridico, è stato scritto il 7 luglio scorso quando la Corte Costituzionale, con la sentenza 117/2015, ha sancito la legittimità della Legge Regionale 16/2014 «Interventi di rilancio e sviluppo dell'economia regionale nonché di carattere ordinamentale e organizzativo», emanata dalla precedente Giunta. Con tale norma la Regione ha spostato dalla fine del 2006 al 31 dicembre 2015 il termine entro cui le amministrazioni locali dovranno pronunciarsi sulle domande di regolarizzazione pendenti, presentate ai sensi delle sanatorie del 1985 e del 1994.

La stessa legge, inoltre, ha previsto che nelle zone sottoposte a vincoli che non comportano l'inedificabilità assoluta, il titolo edilizio in sanatoria possa essere rilasciato senza il consenso delle amministrazioni preposte alla tutela del vincolo. La sanatoria viene, invece, esclusa nelle zone ad inedificabilità assoluta se il vincolo è stato imposto prima della realizzazione dell'opera da condonare. Allo stesso tempo, sono consentiti gli interventi per l'adeguamento antisismico e l'efficientamento energetico degli immobili nella “zona rossa” del Vesuvio.
Tali provvedimenti, però, hanno fatto aizzare le antenne del Governo che, ad ottobre 2014, ha deciso di impugnare il testo, temendo che la riapertura dei termini avrebbe comportato il rischio di condonare attività edilizie svoltesi successivamente alla chiusura del condono stesso.
Al contrario, secondo la Corte Costituzionale che si è pronunciata a favore dell'amministrazione regionale, la norma si limita a sollecitare i Comuni a definire le domande pendenti, ma in nessun modo consente che queste ultime siano modificate o integrate.

Dal provvedimento resta comunque esclusa l'applicazione del condono del 2003. In Campania, infatti, la norma regionale di recepimento della legge 326/2003, dai caratteri più restrittivi rispetto a quella nazionale poiché escludeva la possibilità di sanare le opere realizzate in aree sottoposte a vincoli paesistici, fu dichiarata illegittima dalla stessa Corte Costituzionale, perché emanata sei giorni oltre i termini stabiliti (il 18 novembre 2004, mentre la scadenza era fissata il 12 novembre). Chi, quindi, non avrebbe potuto presentare domanda perché sapeva di non avere i requisiti previsti dalla legge regionale, ha utilizzato la norma nazionale che non indicava in maniera esplicita se le aree vincolate fossero incluse o meno nel condono. I Comuni, così, hanno accolto le domande, ma non hanno avviato l'istruttoria delle pratiche, tutt'oggi inevase. Nel corso degli anni più volte si è tentato di riaprire i termini del condono 2003, sia con proposte di legge presentate in Parlamento che con atti del Consiglio Regionale. Ma ogni tentativo è stato respinto al mittente tra aspre polemiche. Ora, l'annuncio del Governatore De Luca potrebbe rimettere le carte in gioco.

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