Urbanistica

Ecobonus anche per condomini ed edilizia residenziale pubblica, entrano in scena le Esco

di Massimo Frontera

Si allarga il business delle Esco, le società specializzate nell'efficientamento energetico "chiavi in mano". È stato il ministro Delrio a chiamarle in causa annunciando che il governo, in vista della legge di stabilità, sta studiando un ampliamento dell'attuale perimetro dell'ecobonus anche agli interi complessi immobiliari, sia privati (cioè i condomìni) che pubblici (cioè i complessi di edilizia residenziale). Una novità epocale, peraltro invocata da uno più parti (dalle imprese agli ex Iacp alle associazioni ambientaliste), che dovrebbe consentire di superare l'attuale scala micro della ristrutturazione della singola unicità abitativa/edificio. Un salto di scala che, se adeguatamente incentivato, darebbe avvio al rinnovamento dello stock immobiliare e, più in generale, sarebbe la premessa di una autentica rigenerazione urbana.

Il modello Esco
Le energy service company (Esco) sono le società che fanno proprio questo, intervenendo là dove c'è una situazione di spreco e inefficienza nella gestione del ciclo energetico. E quanto più elevata è l'inefficienza energetica, tanto maggiore è anche il business delle Esco. Sono una sorta di general contractor specializzato e "turn key" dell'intervento in autofinanziamento: a partire dal reperimento delle risorse finanziarie (sul mercato del credito), passando per la fase di diagnosi energetica, la redazione dello studio di fattibilità e di progettazione dell'intervento, fino da arrivare alla manutenzione ed eventualmente gestione dell'opera. Il cliente delle Esco non si deve neanche preoccupare di pagare il conto perché la remunerazione viene generata dal risparmio energetico ottenuto rispetto alla situazione di partenza. Il "modello", a grandi linee, funziona così: si confrontano i due costi della bolletta energetica prima e dopo l'intervento. La differenza, su base annua, diventa la remunerazione a favore della Esco per un certo numero di anni. In altre parole, il cliente continua a sborsare la stessa cifra ma si ritrova un manufatto totalmente rinnovato e ad alta efficienza.
In realtà, però, il mercato principale delle Esco è stato quello delle grandi aziende energivore grazie al meccanismo dei cosiddetti certificati bianchi. Si tratta di crediti, rilasciati dal Gestore dei servizi energetici (Gse), parametrati al risparmio di tonnellate di petrolio risparmiate (Tep) ottenuto con l'intervento. Alla base del meccanismo c'è l'equivalenza tra una Tep e un Tee, cioè un titolo di efficienza energetica (Tee), cioè appunto il certificato bianco. I titoli rilasciati dal Gse possono essere negoziati. Questa fase è regolata dal Gsm, il gestore del mercato energetico.

Le Esco attive in Italia e il mercato dei certificati bianchi
In Italia, secondo l'ultimo rapporto del Gse sui certificati bianchi, operano 3.528 Esco, attive in vari campi. Per accedere al meccanismo dei certificati bianchi si devono accreditare presso il Gse. Nell'ultimo anno, segnala sempre il Gse, «si è registrato un aumento dei soggetti accreditati. Al 31 dicembre 2014, risultano accreditati al sistema efficienza energetica 641 nuovi
operatori, di cui l'83% (535) relativo alle società di servizi energetici (Sse)», cioè Esco.
Sempre lo scorso anno, sono state presentate al Gse, nell'ambito del meccanismo dei
certificati bianchi, 13.717 richieste di verifica e certificazioni (Rvc) relative sia a prime
rendicontazioni che a rendicontazioni successive e 1.034 proposta di progetto e di
programma di misura (Pppm), per un valore pari a 14.751 richieste e progetti
presentati complessivamente nel 2014».
Quanto ai certificati bianchi, nel 2014, il Gse ha autorizzato il Gestore del mercato energetico (Gme) ad emettere 7.528.970 certificati bianchi. Nei primi sei mesi del 2015 sono stati riconosciuti 2.111.282 certificati bianchi.

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