Urbanistica

Giuseppe Roma: «Più spazio ai privati per combattere il degrado»

di Massimo Frontera

Le nostre città? «Ne parliamo tanto, con tanti slogan: le smart cities, le città resilienti, le città efficienti, intelligenti... ma facciamo poco». Giuseppe Roma, già presidente del Censis (oggi senior advisor), animatore di Rur-Censis (dedicata allo studio e allo sviluppo delle città) e profondo conoscitore delle dinamiche delle aree urbane, vede il graduale declino di tante città italiane, nell'assenza, da tempo, di grandi progetti di rilancio urbano. Roma conosce bene l'iniziativa dell'Osservatorio risorsa patrimonio Italia promossa dal gruppo Romeo per la valorizzazione delle città (si veda articolo qui sopra). E ne condivide gli obiettivi al punto che potrebbe diventare il segretario generale di Orp.

Architetto Roma, che ne pensa dell'iniziativa?
«Ci siamo incontrati con Romeo su un'idea che condivido da tantissimo tempo. E cioè che con l'approccio tradizionale al real estate non si fa molta strada. Il modello mordi e fuggi di - mi passi il termine - "vecchio palazzinaro" rischia di non creare un valore vero ma solo un valore di scambio. Il vecchio modello "compro, sviluppo e vendo" non basta più. L'economia di carta ha dato quello che poteva dare, ma non riesce a sbloccare un mercato che si è totalmente dimezzato». «Ci vuole valore vero - prosegue - : riqualificazione e valorizzazione. Tutti lo diciamo ma pochi lo fanno». «Oggi proprio perché non abbiamo ben approcciato la valorizzazione del territorio, siamo un paese che non cresce. Il valore aggiunto richiede fatica ma crea valore aggiunto».

La differenza tra una città ben gestita e una no è sotto gli occhi di tutti.
«La Capitale ha ormai perso il suo appeal, proprio perché non è ben gestita. Milano è più avanti di tutte le altre città perché ha trovato una sua strategia: grandi banche, distretto finanziario, l'Expo, la centrale del lusso. Ma non è partita dagli immobili: è arrivata agli immobili».

Qual è, secondo lei, il ruolo dei privati?
«Il punto vero è che oggi in molti campi, penso al welfare, alla sanità, oggi il pubblico non ha più risorse, non può aumentare la pressione fiscale: bisogna trovare meccanismi virtuosi tra pubblico e privato: bisogna fare risparmiare al pubblico e dare un incentivo al privato. Poi c'è la comunità locale. Triangolando questi interessi possiamo rimettere a posto le città».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©