Urbanistica

Consumo di suolo, rigenerazione e servizi pubblici fuori dai vincoli. Meno deroghe per le grandi opere

di Giuseppe Latour

Rigenerazione e servizi pubblici fuori dai vincoli della legge. Meno deroghe per le grandi opere strategiche. E ampliamento delle destinazioni previste per gli oneri di urbanizzazione. Sono le tre novità principali arrivate con il pacchetto di emendamenti appena presentato dai relatori Chiara Braga e Massimo Fiorio al Ddl sul consumo di suolo. Cambiamenti che puntano, soprattutto, a rendere il disegno di legge più morbido in alcuni passaggi, per trovare un compromesso che consenta di portare finalmente il testo in Aula, dopo mesi di discussione. Il termine per i subemendamenti è fissato per il prossimo 2 luglio. Solo allora sarà possibile capire che direzione prenderà la discussione nelle prossime settimane.

Contenuti e storia
Il disegno di legge, nella versione attualmente in discussione a Montecitorio, punta a vincolare il consumo di nuovo suolo, sulla base del presupposto che negli ultimi decenni lo sviluppo delle nostre città ha prodotto una riduzione eccessiva dei terreni disponibili. Gli obiettivi generali di riduzione del consumo di suolo saranno indicati dal Governo. Una volta individuati i limiti a livello nazionale, il passaggio successivo riguarderà Regioni e province autonome, che raccoglieranno i dati sull'andamento del loro consumo di suolo. Tramite un accordo in Conferenza unificata sarà stabilita la ripartizione, in termini quantitativi, tra le Regioni della riduzione del consumo di suolo fissata a livello nazionale. Ogni Regione, poi, dovrà fissare le modalità con le quali ciascun Comune rispetterà questi principi nella sua programmazione.
Questi contenuti così ambiziosi si sono scontrati con un iter parlamentare parecchio lento. Il testo è stato, infatti, incardinato a giugno del 2013, recuperando il lavoro dell'ex ministro dell'Agricoltura, Mario Catania. A quel Ddl sono state accorpate diverse altre proposte affini. Ma, dal 2013, le cose non sono andate in maniera tranquilla: blocchi e polemiche hanno prodotto un avanzamento assai lento della legge, che soltanto a inizio 2015 si è realmente messo in movimento, grazie alla presentazione formale di un nuovo testo base, preparato da Chiara Braga, relatrice per la commissione Ambiente, e Massimo Fiorio, relatore per la commissione Agricoltura. Negli ultimi mesi sono stati presentati 450 emendamenti, sui quali la discussione è iniziata ma si è quasi subito fermata. A inizio giugno, finita una fase di consultazione con i ministeri competenti, la partita si è rimessa in moto.


Definizione più aperta
Il primo punto critico sul quale Montecitorio si prepara a intervenire è la definizione di consumo di suolo e di superficie agricola. Con questa seconda locuzione si intendevano, nel vecchio testo, i terreni «qualificati come agricoli dagli strumenti urbanistici, nonché le superfici, anche in area urbanizzata allo stato di fatto non impermeabilizzate, dove lo strato superficiale del suolo non sia stato coperto artificialmente, scavato o rimosso». Insomma, tutto quello che non è stato coperto artificialmente sarebbe rientrato nel perimetro della norma. Una nozione troppo estesa, che aveva generato non poche preoccupazioni.
Così la superficie agricola, nell'emendamento proposto dai relatori, ingloberà «i terreni qualificati come agricoli dagli strumenti urbanistici» e anche le altre superfici non impermeabilizzate alla data di entrata in vigore della legge, «fatta eccezione per le superfici destinate a servizi pubblici di livello generale e locale previsti dagli strumenti urbanistici vigenti, nonché per i lotti e gli spazi inedificati interclusi già dotati di opere di urbanizzazione primaria e destinati prioritariamente a interventi di riuso e di rigenerazione». Quindi, interventi di rigenerazione e servizi pubblici vengono tenuti fuori dai vincoli della norma e non dovranno rispettare i paletti della legge.


Deroghe solo per le opere dell'allegato al Def
Il secondo passaggio importante riguarda la fase transitoria. Al momento, il testo dice: tutto quello che i Comuni hanno deciso e autorizzato, per evitare contenzioso con imprese e privati, resta in vita fino alla data di entrata in vigore della legge. Dall'entrata in vigore e per tre anni, poi, scatta una seconda fase durante la quale «non è consentito il consumo di suolo tranne che per i lavori e le opere inseriti negli strumenti di programmazione delle amministrazioni aggiudicatrici» e nella Legge Obiettivo. Passati i tre anni, scattano le regole indicate da un decreto del ministero dell'Agricoltura, che dovrà stabilire gli obiettivi di riduzione del consumo di suolo a livello nazionale.
Questo passaggio viene corretto dai nuovi emendamenti. L'operazione fatta dai relatori è chiara e va nella direzione indicata dal ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio: ridurre il perimetro delle deroghe, non facendo più riferimento all'intera Legge obiettivo. Per questo, la mannaia del consumo di suolo non scatterà soltanto per le infrastrutture inserite nell'allegato del Documento di economia e finanza del 2015. Come noto, si tratta di una lista ristrettissima di appena 25 opere.


Oneri di urbanizzazione per la rigenerazione
L'ultimo punto importante riguarda gli oneri di urbanizzazione. I proventi di sanzioni e permessi di costruire andranno destinati anche «a interventi di riuso e di rigenerazione, ad interventi di demolizione di costruzioni abusive, all'acquisizione e alla realizzazione di aree verdi destinate a uso pubblico, a interventi di tutela e riqualificazione dell'ambiente e del paesaggio e alla mitigazione del rischio idrogeologico e sismico e della tutela e riqualificazione del patrimonio rurale pubblico, nonché a interventi volti a favorire l'insediamento di attività di agricoltura in ambito urbano, attuati dai soggetti pubblici».

Il testo della legge

Il rapporto Cresme

Il rapporto Ispra

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©