Urbanistica

Superbonus/6. Le nuove regole mettono in moto anche il mercato dei crediti fiscali

Per le imprese diventerà vitale la gestione di molte operazioni di tipo finanziari

di Giuseppe Latour

Una grande massa di crediti fiscali, nell'ordine di miliardi, che si metterà in movimento dai cantieri di tutta Italia attraverso trasferimenti diretti e sconti in fattura. Un ruolo rilevante per le banche e gli intermediari finanziari. E la voglia, da parte dei cittadini, di realizzare riqualificazioni molto importanti senza sborsare un euro, o comunque pagando materialmente il meno possibile.Sono tutti elementi che danno il senso di come le regole appena approvate dal Governo si preparino a mettere in moto su grandi numeri un mercato quasi totalmente nuovo: quello dei crediti fiscali. Per le imprese diventerà, cioè, vitale gestire in maniera corretta operazioni di tipo finanziario, al di là della sola realizzazione dei lavori.

Il problema della liquidità
La massa di richieste in arrivo nei prossimi mesi andrà gestita con attenzione da parte delle imprese, soprattutto perché molti cittadini cercheranno di sfruttare per i propri lavori quegli schemi che consentono di realizzare gli interventi senza esborsi immediati o, comunque, utilizzando al massimo la leva finanziaria. E l'impatto sarà molto rilevante, dal momento che le stime dell'Ance parlano di lavori aggiuntivi in arrivo per sei miliardi di euro.La gestione di queste richieste presuppone, in primo luogo, una capacità di programmazione amministrativa molto attenta da parte delle imprese. Diventa, cioè, vitale per chi opera in edilizia avere la capacità, oltre che di realizzare gli interventi, anche di fare una pianificazione fiscale accorta e di mettere in piedi strutture finanziarie complesse.Senza dimenticare la questione della capienza fiscale. Le imprese dovranno essere, cioè, in grado di governare le conseguenze di una detrazione del 110%, anche attraverso anticipi in fattura, scontando una grande massa di sconti fiscali. È evidente che, in linea teorica, soggetti con molte tasse da pagare, come le grandi utility dell'energia, interessate da sempre a entrare nel mercato delle grandi riqualificazioni, saranno avvantaggiati sugli altri. In tutto questo processo diventa, ovviamente, vitale l'alternativa della banca.

La cessione alle banche
Nell'avviare le operazioni di riqualificazione il contribuente avrà tre opzioni. La prima è quella di godere direttamente delle detrazioni. E sarà, con ogni probabilità, l'alternativa meno allettante per molti. Perché gli altri casi sono decisamente più vantaggiosi. Si potrà, infatti, trasformare la detrazione in credito di imposta cedibile ad altri soggetti, incluse le banche e gli altri intermediari finanziari. E qui sono importanti due dettagli: la cessione del credito potrà, infatti, essere effettuata anche ad un prezzo inferiore rispetto al valore nominale della detrazione fiscale; dopo la prima cessione saranno, poi, possibili anche altri trasferimenti. Quindi, il credito fiscale diventa commerciabile: potrà essere valutato meno del suo valore nominale, compensando così in qualche modo chi lo acquisisce per il tempo di attesa nel godere della detrazione. E potrà essere trasferito più volte, mettendo così in moto un mercato su queste detrazioni. L'ultima alternativa consiste nella possibilità di godere di un contributo, sotto forma di sconto in fattura sul corrispettivo dovuto fino ad un importo massimo pari al contributo stesso, anticipato dal fornitore che ha effettuato gli interventi e da quest'ultimo recuperato sotto forma di credito d'imposta, con facoltà di successiva cessione del credito ad altri soggetti, incluse le banche e gli istituti di credito. Anche in questo caso la riduzione del prezzo della fattura del fornitore, tramite il contributo, potrà avere un valore inferiore rispetto all'importo nominale della detrazione. Una condizione che vale anche nell'eventuale cessione successiva che, da quanto emerge dal decreto, potrà essere soltanto una. Quindi, ancora una volta, chi acquisisce questi crediti potrà farsi compensare in qualche modo.

L'impatto di mercato
Su questo, poi, c'è da fare una considerazione di mercato sul peso che avranno domanda e offerta. Nell'anno e mezzo che si apre a luglio 2020, infatti, saranno in molti a voler cedere i loro crediti fiscali per operazioni del genere. Probabilmente, i soggetti in grado di acquisirli saranno in meno. Il valore reale dei crediti fiscali potrebbe, allora, essere molti diverso da quello nominale, nella pratica. Anche perché dalla valutazione al momento del trasferimento passerà una parte del giusto compenso per le imprese.

I vecchi crediti
C'è, in questo contesto, anche da considerare l'impatto che avranno le vecchie detrazioni fiscali, ancora non fruite. Un altro passaggio del decreto (si veda anche l'articolo in pagina 13) prevede infatti che entro la fine del 2020 sarà possibile trasformare l'importo delle detrazioni residue, relative a vecchi lavori, in credito di imposta, con facoltà di successiva cessione. Il potenziale del nuovo mercato, insomma, è ancora più grande, anche per questo motivo.

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