Urbanistica

Ritenute e appalti, la sospensione di adempimenti e verifiche è in bilico

Il decreto Cura Italia non dà indicazioni sul destino del meccanismo nato contro l'evasione

di Giuseppe Latour

Nessuna sospensione per gli adempimenti in materia di ritenute e appalti. O forse sì: ci sarà un congelamento. O magari ci sarà solo per alcune imprese. Il decreto Cura Italia, nel ristrutturare in maniera profonda il calendario di adempimenti e versamenti fiscali dei prossimi mesi, non dice nulla di esplicito sul meccanismo disegnato dall’articolo 4 del decreto fiscale (Dl 124/2019), pensato per contrastare l’evasione nel settore degli appalti pubblici e privati e le cui sanzioni sono bloccate, in alcuni casi, fino al 30 aprile.

Il provvedimento del Governo rischia, così, di complicare ulteriormente la vita di committenti e appaltatori. Soprattutto in settori, come quello delle pulizie o dei servizi informatici, che saranno particolarmente sollecitati nei prossimi mesi. Non è un caso, allora, che Confindustria e Consiglio nazionale dei commercialisti pochi giorni fa avessero chiesto, in maniera esplicita, la sterilizzazione di questo meccanismo.

Il congelamento dei versamenti delle ritenute, disposto dal decreto Cura Italia, non riguarda tutte le imprese, ma solo settori toccati marginalmente dalle verifiche del decreto fiscale, come quelli del turismo e della ristorazione e le società sportive. A queste si aggiungono, con tempi diversi, le imprese con ricavi non superiori a due milioni di euro nel 2019: un tetto che esclude la maggior parte degli appaltatori. Insomma, in moltissimi casi, per le imprese coinvolte nel meccanismo delle ritenute negli appalti i versamenti vanno certamente avanti.

Anche se con qualche dubbio, legato principalmente alle catene lunghe di appalti. I committenti dovranno, infatti, informarsi sul fatto che nella loro filiera di appaltatori ci sia qualcuno (anche un semplice subappaltatore) che risulti escluso dal versamento delle ritenute, in base alle disposizioni del decreto Cura Italia.

C’è da domandarsi se, oltre a quello dei versamenti, resti in piedi anche il passaggio successivo. Se, cioè, i committenti debbano continuare a chiedere agli appaltatori la copia degli F24, come imposto dal decreto fiscale. In mancanza di una proroga esplicita, probabilmente sarà così. Anche se il decreto Cura Italia sospende gli adempimenti fiscali tra l’8 marzo e il 31 maggio per un lungo elenco di soggetti, ci sono già molti dubbi sul fatto che le verifiche dei committenti siano classificate come adempimenti fiscali.

La circolare 1/E dell’agenzia delle Entrate a inizio anno aveva, infatti, affermato che le sanzioni collegate alle verifiche in materia di ritenute rientrano «tra quelle amministrative non tributarie», perché non sono collegate alla violazione «di norme disciplinanti il rapporto fiscale». Il sospetto di trovarsi fuori dal perimetro degli adempimenti tributari sospesi dal Dl Cura Italia può, allora, essere fondato. Bisognerebbe chiedersi se, invece, rientriamo nel campo dei termini amministrativi sospesi dallo stesso decreto.

Tutte queste incertezze rischiano di avere un risultato prevedibile: in assenza di un’indicazione chiara, i committenti chiederanno comunque la certificazione di regolarità fiscale alle imprese, per non avere problemi successivi. L’emissione del Durf, però, potrebbe essere piuttosto accidentata: al momento (come spiega un comunicato del 10 marzo scorso), è infatti possibile accedere agli uffici dell’agenzia delle Entrate solo per consegnare documenti e richiedere servizi con lavorazioni successive. Quindi, niente consegna a vista dei documenti.

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