Urbanistica

Def/4. Dalle dismissioni immobiliari 600 milioni quest’anno e 1,2 miliardi al 2020

di Massimo Frontera

Una cosa è certa, il principale contributo alla riduzione del debito pubblico non arriverà dalle dismissioni immobiliari, i cui proventi sono stimati dalla nota di aggiornamento al Def in 600 milioni entro il 2018, cui seguiranno - stima sempre la “Nadef” - in circa 1,2 miliardi, 640 milioni nel 2019 e altri 600 milioni nel 2020. Non sono invece ancora non quantificabili i proventi che il governo intende ricavare dall’annunciato riordino delle concessioni. Nessuna novità concreta è annunciata a breve, in quanto la prima “mappa” delle concessioni italiane arriverà entro il 2019.

Dismissioni immobiliari, dirette e indirette
Dei 600 milioni attesi dalla dismissione del mattone pubblico, 50 milioni arriveranno dalla vendita di immobili di amministrazioni centrali, 380 milioni dalla vendita di immobili di enti locali e 170 milioni dalla dismissione di asset degli enti previdenziali. Per il 2019 e il 2020 i ricavi dalle dismissioni di patrimonio immobiliare è stimato in oltre 1,2 miliardi di euro: 640 milioni nel 2019 e 600 milioni nel 2020.
Oltre ai ricavi dalla vendita diretta degli immobili pubblici, la nota di aggiornamento al Def riferisce che si aggiungeranno proventi (non quantificati) derivanti dalla vendita di quote di fondi immobiliari detenuti da fondi gestiti da società pubbliche. La “Nadef” cita Invimit Sgr che, al 30 giugno, ha in pancia asset per «circa 1.086 milioni così ripartiti:106 milioni per il fondo i3-INAIL, 174 milioni per il fondo i3-Regione Lazio, 74 milioni per il fondo i3- Università, 79 milioni per il Comparto 8-quater e 62,726 milioni per il Comparto 8-ter del fondo i3-Sviluppo Italia; 284 milioni per il fondo i3-Inps, 306 milioni per il fondo i3-Patrimonio Italia». «A fronte di tali apporti - spiega la nota del governo - sono state emesse quote che verranno successivamente collocate sul mercato». I proventi «potranno essere contabilizzati a riduzione dell'indebitamento netto negli anni in cui tali vendite saranno realizzate, contribuendo indirettamente al contenimento del debito pubblico».

Concessioni, entro il 2019 la “mappa”
In un altro punto della nota di aggiornamento sul Def, si legge che il governo punta ad arrivare entro il 2019 a una «mappatura completa, finalizzata alla predisposizione di una legge quadro di riordino e valorizzazione dei regimi di concessione». Mappatura che, spiega la nota del governo, è «finalizzata alla predisposizione di una legge quadro di riordino e valorizzazione dei regimi di concessione». Ad oggi però, i maggiori introiti che lo Stato intende lucrare grazie all’intervento sulle concessioni, «sono, allo stato attuale, difficilmente quantificabili». Questo non impedisce, nel frattempo, di fare ipotesi su come mettere in relazione l’efficientamento delle concessioni - che genera un flusso di cassa in conto corrente - con la riduzione del debito.
«I dati disponibili - spiega la “Nadef” evidenziano importanti potenzialità per la finanza pubblica e per la riduzione del rapporto debito/Pil. Il governo studierà un'ipotesi in cui maggiori proventi generati dalla razionalizzazione delle concessioni potrebbero afferire al Fondo di Ammortamento del Debito Pubblico, unitamente ai proventi delle dismissioni immobiliari e delle alienazioni di quote di società partecipate. Nell'ambito dello stesso processo, parte dei maggiori introiti riferibili alle concessioni rilasciate dalle amministrazioni locali potrebbero essere vincolati alla riduzione del loro indebitamento. Ciò contribuirebbe alla realizzazione di quello 0,3 per cento medio annuo di proventi da dismissioni attualmente incorporato nelle proiezioni del debito pubblico».

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