Urbanistica

L’intervista. Antisismica: senza copertura totale il bonus non decollerà mai

di Massimo Frontera

Le norme tecniche che riguardano l’intervento sul patrimonio edilizio esistente al fine di migliorare la risposta sismica non possono ridursi a una valutazione solamente ingegneristica ma devono considerare il costo economico che si è disposti a pagare per ottenere una data riduzione del rischio. È uno dei concetti guida sul quale Franco Braga - docente di Tecnica delle costruzioni alla Sapienza e presidente di Anidis (Associazione nazionale italiana di ingegneria sismica) - ha articolato il suo intervento, lo scorso 3 ottobre, alla VI edizione della Seismic Academy, la giornata di studio sull’antisismica con esperti internazionali promossa da Hilti , nota casa produttrice di attrezzature e servizi per l’edilizia e le costruzioni. Nel suo intervento, centrato sulla “normativa antisismica: tra sicurezza e rischio”, Braga ha ripercorso le novità contenute nelle nome tecniche pubblicate quest’anno ( ancora in attesa della circolare applicativa ). Ma non si è sottratto a una valutazione sull’efficacia dello strumento del sismabonus. Incentivo sul quale, peraltro, il governo potrebbe intervenire con degli aggiustamenti in occasione della legge di Bilancio.

TUTTI I RELATORI ALLA  SEISMIC ACADEMY DI HILTI

L’intervento sul costruito, ricorda Braga, è il campo sul quale i tecnici e la politica sono chiamati a confrontarsi maggiormente, per capire «cosa fare dell'esistente, come trattarlo, dove mantenerlo, se mantenerlo, e dove rinfrescarlo». «È necessario giustificare su base economica i livelli minimi di sicurezza da assumere come irrinunciabili - dice l’esperto di antisismica -: cosa che non si fa, perché li assumiamo in quanto ci piovono dall'alto: perché sono scritti nella norma». «Occorre valutare su base economica - aggiunge - il rischio accettabile, cioè dare agli stati limite un significato economico oltre che ingegneristico. Oggi il significato è solo in termini ingegneristici».
«Serve dunque un approccio unitario - insiste Braga - che basi le decisioni della progettazione su un'analisi benefici e costi almeno espressa, almeno formulata». L’analisi benefici-costi è fondamentale, per sapere «quanto mi conviene spendere per contenere il rischio entro un determinato limite, per quanti anni ho fatto i miei conti. È un percorso appena agli inizi e che sarà ovviamente lungo e difficile».
Sceso dal palco della Seismic Academy, Braga non si sottrae alle domande sull’efficacia del sismabonus.

Professore, il sismabonus secondo lei può funzionare? Cioè: è in grado di attivare i micro-cantieri privati che porteranno a una riduzione del rischio sismico? Serve, secondo lei, una più incisiva promozione “culturale” dello strumento?
L'azione culturale non basta. La categoria degli ingeneri è abbastanza convinta delle cose che diciamo perché il sismabonus ha al suo interno un correttivo, che si chiama Isv e che si lega alla sicurezza. Quindi c'è una valutazione del rischio correlato alla sicurezza. Quindi la classe tecnica è convinta.

E allora?
Il problema è di carattere finanziario. Se ho una casa di 100 mq e per renderla antisismica -cioè per ridurne il rischio sismico - devo spendere 1000 euro/mq mi servono 100mila euro che non ho. Ne ho molto meno: tra 10mila e 20mila. Il sismabonus è organizzato in modo tale che lo Stato in cinque anni mi restituisce il 75-80%. Peccato che lo Stato non me li ridà subito, ma anno dopo anno, a consuntivo. Però io devo prima pagare l'impresa. Allora tutto questo non lo fa nessuno perché non potrei pagare l'impresa dell'investimento, e neppure l'impresa accetterebbe.

Perché l'ecobonus ha funzionato?
L'ecobonus è molto più comprensibile, perché si ha subito la riduzione della bolletta e poi gli interventi costano meno.

Il sismabonus manca di appeal?
Mi spiego con un esempio. Lei ha 20 anni e qualcuno viene da lei dicendo ha una cura sicura contro l'Alzheimer che costa 50mila euro. Lei i soldi non glieli darebbe, perché non sa se avrà l'Alzheimer, che peraltro potrebbe arrivare in tarda età, e quindi campa cavallo… La sismica funziona nello stesso modo, perché qualcuno viene da lei e dice: guarda che tu sei nel Sud Italia, abiti in cima a un cocuzzolo e nei prossimi 50 anni avrai un terremoto distruttivo. Lei fa i conti e dice: io ho già 50 anni, ci penserà qualcun altro.

E quindi?
E quindi è il Paese che dovrebbe dire: siccome la mia miniera d'oro è il turismo e la mia risorsa sono i miei borghi, i miei paesi appenninici, i miei panorami, i miei cibi, le mie abitudini, il mio patrimonio storico-culturale, io Stato ho anche tutto l'interesse che questo ambiente si conservi. E quindi: siamo d'accordo che il privato ci debba mettere i 20mila euro, ma lo Stato, o ce li mette subito oppure inventa un marchingegno per cui le imprese sono sicure che ce li metteranno.

Altrimenti lo Stato paga comunque un prezzo elevato. Dopo
Se facciano i bene conti, scopriamo che dal terremoto del Friuli del 1976 ad oggi, lo stato ha speso - attualizzati - 150 miliardi per pagare danni, e non ha risolto il problema. Oggi si dice che se li avesse investiti per risolvere il problema lo avrebbe forse ridotto a un terzo. Cioè ci vorrebbero altri 80-100 miliardi per chiudere il problema dell'antisismica.

Nel suo intervento lei ha detto, a proposito del crollo del ponte Morandi sul Polcevera, che non invecchiano solo i materiali ma anche le idee. Che intende dire?
L'evento del Polcevera è stata una tragedia, ma ci ha fatto capire appunto che non invecchiano solo gli oggetti e i materiali, ma anche le idee che sono dietro quegli oggetti. Molti hanno avanzato l'ipotesi che Morandi abbia sbagliato. Morandi, che io ho avuto come professore, non era uno che sbagliasse. Era un progettista di grande coraggio e grande slancio. A mio parere, ha fatto una struttura molto ardita che peraltro era poco robusta. L'idea della robustezza all'epoca - il ponte fu progettato nel 1963 e completato nel 1967 - non c'era. Si è cominciato a parlare di robustezza nelle norme tecniche nei primi anni 2000. Oggi Morandi - credo - lo avrebbe fatto più robusto. Ma all'epoca, l'idea di robustezza non c'era. Ecco perché dico che la tragedia di Genova ci sta facendo capire che un’idea invecchia.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©