Urbanistica

Architetti «promossi» dall’80% degli italiani, ma basta archistar

Otto italiani su dieci apprezzano la figura professionale dell’architetto, ne «colgono il valore e l’importanza del ruolo». Tuttavia «l’onnipresenza delle archistar nel lessico quotidiano offusca l’immagine generale e rischia di confondere». La creatività dell’architetto deve infatti avere la capacità di relazionarsi con il sociale, senza perdere il contatto con i problemi concreti del quotidiano: «Il vero architetto interpreta e risolve i bisogni delle persone».

Nell’equilibrio tra questi concetti per alcuni versi contrastanti si può probabilmente individuare il messaggio cruciale che emerge dalla ricerca effettuata da Makno per il Cnappc volta a esaminare la percezione della professione in Italia. «La figura dell’architetto – sottolinea Mario Abis, sociologo, fondatore di Makno – è nodale, ora più che mai, nei processi che indirizzano il senso e il valore dello sviluppo del Paese: nella sua figura e nelle sue competenze si intrecciano, come in nessuna altra missione professionale, tematiche e problematiche tecniche e tecnologiche, sociali, culturali, estetiche ed etiche in tutte le loro tante, diverse derivate».

Nella percezione comune l’architettura è «espressione della contemporaneità»: il 64% ne ha una visione prevalentemente proiettata in avanti. L’architettura deve essere «di e per tutti» (60%), deve «plasmare il mondo reale», gestire «gli spazi creando contenitori non più fini a se stessi ma funzionali a dare significato e risposte alle esigenze del vivere e dell’abitare di oggi».

Nel disegnare il futuro delle città – per il 63% del campione il progetto deve essere di lungo periodo – l’architetto è chiamato a esprimere due qualità vincenti (citate dal 50% degli intervistati): «creatività e capacità di relazione con il sociale». Qualità «che si integrano e danno forza all’azione quando più sono in sinergia». La creatività consente di trovare soluzioni non scontate, innovative e funzionali «a quei bisogni della gente/del cliente colti attraverso la capacità di comprendere e sentire le esigenze del contesto sociale».

Emerge la necessità, proprio per l’importanza dei compiti che il professionista è chiamato a svolgere «di qualità nella preparazione dell’architetto e quindi, innanzitutto, di una rinnovata formazione di cui deve farsi carico l’Università e il sistema formativo in genere».

L’esigenza di un nuovo ruolo per l’architetto, imposta dall’evoluzione della società e degli stili di vita – è la conclusione-suggerimento dei ricercatori per il Consiglio nazionale architetti pianificatori paesaggisti e conservatori – «chiama l’Ordine a un nuovo, duplice impegno: di indirizzo nei confronti dell’intero sistema formativo e di comunicazione e informazione verso la società e i policy maker».

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