Urbanistica

Immobiliare/2. Ecco le metropoli del futuro, ipermoderne ed ecologiche

Come saranno le città del futuro? Andiamo verso scenari vicini ai film di fantascienza, con torri di tutte le forme e folle di persone che si muovono come automi o ci sarà innovazione, ma con un occhio al passato, e riusciremo a preservare la natura e il verde?

La domanda non è puro esercizio teorico se si pensa che, secondo le Nazioni Unite, la popolazione mondiale raggiungerà gli 8,5 miliardi nel 2030 e i 9,7 miliardi nel 2050. Di questi, il 60% vivrà nelle città. Stiamo dunque parlando di 5,82 miliardi di individui che vivranno, lavoreranno, passeranno il loro tempo libero nelle metropoli. Molto prima, cioè nel 2033, il 60% della popolazione mondiale farà parte della “middle class” e il 91% della crescita dei consumi verrà da chi vive in città. Insomma, i grandi player dell’immobiliare, gli urbanisti, gli architetti e gli amministratori pubblici che oggi varano nuovi progetti stanno mettendo i mattoni di queste future città e realtà. Ecco perché il Mipim 2018, che si è svolto la scorsa settimana a Cannes ha avuto come tema portante l’urbanizzazione, “Mapping world urbanity”.

Il futuro è infatti già oggi, visto che gli addetti ai lavori devono affrontare ora il tema di che case, uffici, luoghi di vacanza e intrattenimento offrire, tali che non siano già “vecchi” tra dieci anni, indovinando oggi le aspettative in termini di mobilità, vivibilità, sostenibilità dei cittadini di domani. Per pensare città, progetti, case che vadano bene per i cittadini del 2030 o del 2050 il mondo real estate deve ascoltare i giovani e i giovanissimi. Così quest’anno sotto i riflettori di Cannes si è assistito a un fenomeno insolito, una ragazza di 20 anni che ha aperto la conferenza inaugurale spiegando ai big presenti, in una sala affollatissima, cosa potrebbero volere i giovani di oggi per vivere domani. Lei si chiama Adora Svitak, ha scritto il primo libro a 8 anni, a 15 ha avuto 5 milioni di ascoltatori per la sua conferenza su come gli adulti devono imparare dai bambini e l’anno scorso è stata ascoltata alle Nazioni Unite.

«Le città del futuro devono avere molti spazi di condivisione - ha chiesto Adora -. Vogliamo guardare fuori dalle nostre finestre e vedere un mondo che migliora, non uno in cui abbiamo paura di dove stiamo andando. La tecnologia è comoda e dovrà evolvere continuamente, ma non è come voi pensate: la tecnologia non fa felici noi giovani. Le nuove città devono essere luoghi per le community, non per le singole persone».

Spunti sono arrivati anche dalla prima parte della conferenza Mipim dedicata all’Italia, “New frontiers in italian real estate”, organizzata da Reed Midem e Chiomenti studio legale, nella quale si sono confrontati Carlo Ratti, direttore del Senseable City Lab del Mit di Boston e Manfredi Catella, fondatore e ceo di Coima Res (che al Mipim si è aggiudicata ben due Award con Porta Nuova e Fondazione Feltrinelli). «I due driver di qualsiasi progetto che guardi al futuro - ha detto Catella - sono il green e la condivisione degli spazi». Il mito della proprietà delle casa è destinato a sparire, per essere sostituito dall’affitto di residenze moderne ed efficienti. Ma le città del futuro si svilupperanno davvero in una gara di altezza per ottimizzare l’utilizzo del suolo? «Non ne sono convinto - ha detto Ratti - perché più andiamo avanti più ci rendiamo conto che, in realtà, i grattacieli e le torri non sono affatto la soluzione ideale. Vedo, anzichè una città che cresce verso l’alto, soprattutto in Europa, una città che si espande nelle dimensioni, ma senza consumo di suolo verde né di energia. Basti pensare a quanto ancora c’è da fare per rigenerare tanti ex insediamenti produttivi abbandonati, rispettando ciò che resta del green e, anzi, aumentandolo. E vedo una sorta di ritorno al passato, dove le città italiane fanno da esempio, con le piazze, i portici, i mercati. Una rigenerazione urbana ma anche ambientale».

«Partendo dall’ultima edizione dei Mipim awards, un osservatorio interessante che replica fenomeni generali, possiamo dire che c’è molta progettualità immobiliare nel mondo» esordisce così Paolo Gencarelli, head of group real estate di Poste Italiane e membro della giuria degli Award. Interessante è l’ampliamento degli interventi residenziali. «Si delineano progetti attenti alle aree circostanti, dove la mobilità è sostenibile e la presenza di servizi determinante, modello importato dal nord Europa ma in radpida espansione» dice Gencarelli. Che aggiunge come anche la caratteristica degli interventi sia diventata l’attenzione alle necessità degli individui, con più progetti misti dove residenziale, uffici e retail si mischiano, contaminati da cohousing e coworking. «La qualità architettonica è sempre più alta e si è formato un gusto internazionale condiviso» conclude con un accenno alla competizione tra città e su come Milano sia vincente perché capace di attirare talenti.

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