Urbanistica

Bonus edilizia: le tre modifiche del Senato e il «cantiere» ancora aperto alla Camera

di Giuseppe Latour

Due ritocchi: su microgeneratori e interventi condominiali. Per adesso la partita dell'ecobonus è rimasta ai margini della legge di Bilancio. Palazzo Madama ha, infatti, portato solo aggiustamenti di contorno a uno dei passaggi più strategici della manovra: quello dei bonus fiscali per la casa. A Montecitorio, però, non sarà lo stesso.
Sono già allo studio modifiche su diversi punti, come lo sconto per i capannoni o l'accesso di nuove tipologie di investimenti al 65%. Soprattutto, però, sarà ridiscusso il destino di infissi, schermature solari e caldaie. Qualcuno di questi prodotti potrebbe tornare ad essere incentivato al 65 per cento.

La prima modifica rilevante arrivata al Senato nel pacchetto dedicato all'ecobonus aggiunge la spesa per l'acquisto e la posa in opera di micro-cogeneratori in sostituzione di impianti esistenti al novero di quelle che fruiscono dell'incentivo della detrazione fiscale per interventi di efficienza energetica. In pratica, anche loro incasseranno lo sconto fiscale del 65%. Le spese ammissibili, però, devono essere sostenute dal primo gennaio 2018 al 31 dicembre 2018, fino a un valore massimo della detrazione di 100mila euro. Per poter beneficiare di questa detrazione "gli interventi in oggetto devono condurre a un risparmio di energia primaria (PES), come definito all'Allegato III del Decreto Interministeriale 4 agosto 2011, pari almeno al 20 per cento".

La seconda novità riguarda le spese per interventi di efficientamento energetico strutturale. Sono quelle sostenute dal primo gennaio 2017 al 31 dicembre 2021 per interventi di riqualificazione energetica di parti comuni degli edifici condominiali, che interessino l'involucro dell'edificio con un'incidenza superiore al 25 per cento della superficie disperdente lorda dell'edificio medesimo. La detrazione, in questi casi, spetta nella misura del 70 per cento, ma può essere innalzata fino al 75 per cento nel caso in cui vengano superati i limiti fissati dal ministero dello Sviluppo economico. L'emendamento precisa che queste detrazioni "sono calcolate su un ammontare complessivo delle spese non superiore a euro 40mila moltiplicato per il numero delle unità immobiliari che compongono l'edificio".

Il terzo intervento, invece, esce dal perimetro dell'ecobonus per entrare in un territorio limitrofo, quello dell'iva agevolata al 10 per cento nei lavori di manutenzione ordinaria. Secondo la modifica di legge, la fattura emessa dall'impresa che realizza l'intervento di recupero agevolato "deve indicare, oltre al servizio formante l'oggetto della prestazione, anche il valore dei beni di valore significativo", che vengono forniti nell'ambito dell'intervento stesso. Questo valore è decisivo ai fini della determinazione dell'Iva agevolata. Su questi beni significativi, quindi, l'aliquota agevolata del 10 per cento si applica solo sulla differenza tra il valore complessivo della prestazione e quello dei beni stessi. Assumendo, quindi, l'ipotesi di un costo totale dell'intervento pari a 10mila euro, dove 4mila euro è il costo per la prestazione lavorativa e 6mila euro è il costo dei beni significativi (per esempio, rubinetteria e sanitari), l'Iva al 10% si applicherà solo sui 4mila euro.

Restano, comunque, ancora dei nodi da sciogliere, che saranno affrontati nel corso del passaggio alla Camera. Soprattutto, resta sul piatto una revisione delle norme sugli sconti fiscali al 65%, richiesta dalle imprese legate ai settori dell'installazione di infissi e delle caldaie. In entrambi i casi, l'ipotesi sul tavolo è lasciare gli interventi meno performanti nel recinto del 50%, come avviene con la prima versione del Ddl, salvando però alcuni interventi con caratteristiche di maggiore efficienza. Ad esempio, per gli infissi si potrebbero premiare le installazioni a regola d'arte o, per le caldaie, gli impianti con sistemi di termoregolazione, affiancati alle caldaie a condensazione. L'obiettivo, comunque, è attutire il colpo incassato al primo round, dal valore di circa 300 milioni di euro.

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