Urbanistica

Manovra, il tetto del sismabonus per i capannoni può salire fino a 300mila euro

di Giuseppe Latour

Il tetto del sismabonus per i capannoni sale. Arriverà a 2-300mila euro dalla quota attuale, fissata a 96mila euro. È così che il ministero delle Infrastrutture si prepara a risolvere, attraverso la legge di Bilancio in discussione al Senato, la questione dei limiti per le messa in sicurezza degli edifici industriali. La proposta di modifica, attualmente in fase di definizione, arriverà nelle prossime ore. O, al massimo, sarà rinviata fino al passaggio a Montecitorio. Ma scioglierà un nodo che si trascina ormai da mesi.

La questione del sismabonus per i capannoni affonda le radici nella legge di Bilancio 2017. Qui si pone un limite per le spese che è possibile portare in detrazione, pari a 96mila euro per unità immobiliare. Una definizione, quella di unità immobiliare, che rivela un dettaglio: la norma presenta un difetto di costruzione, perché è stata scritta per i condomini. Ma mentre nei condomini il concetto di unità immobiliare è piuttosto chiaro, lo stesso concetto di unità immobiliare, applicato ai capannoni, diventa una limitazione. Il risultato è che un capannone, ai fini del sismabonus, è formalmente un'unità immobiliare singola e, come tale, deve sottostare al limite unico di 96mila euro. Una vera tagliola per strutture che misurano anche migliaia di metri quadrati, sulle quali è facile spendere cifre a cinque zeri per la messa in sicurezza.

Da diversi mesi, allora, il ministero delle Infrastrutture sta cercando una soluzione alternativa. E la novità, stando agli aggiornamenti che arrivano in queste ore, dovrebbe passare proprio dalla legge di Bilancio. La prima ipotesi era stata quella di fissare un tetto modulare, costruito per crescere con l'aumentare dei metri quadri. Il limite base di 96mila euro, cioè, sarebbe dovuto scattare più volte per strutture di dimensioni particolarmente grandi. Le ipotesi vagliate sono state diverse: 96mila euro ogni 150, 200 o 300 metri quadri. Questa impostazione, però, aveva un problema: discriminare il residenziale rispetto agli edifici produttivi. Anche per le abitazioni comuni, infatti, il tetto è unico, per le grandi ville o per le piccole unità.

Meglio, allora, cambiare lo schema e individuare un limite nuovo, alternativo ai 96mila euro, per gli interventi di messa in sicurezza dei capannoni industriali. La prima ipotesi vagliata dai tecnici del ministero è stata di fissare il tetto a 480mila euro, che è esattamente pari a cinque volte il vecchio tetto di 96mila euro. Il Mef, però, avrebbe stoppato questo schema perché potenzialmente troppo costoso. Si sta, in queste ore, ragionando allora su un limite intorno ai 200mila o al massimo 300mila euro. La certezza, però, è che il tetto sarà alzato: il Mit ha indicato la soluzione di questa questione come una delle sue priorità per la legge di Bilancio.

Non sarà, invece, risolto il problema delle diagnosi sismiche, sollevato proprio da Graziano Delrio nelle scorse settimane. Al momento – va ricordato – non è possibile ottenere sconti fiscali se si effettua la certificazione sismica dell'edificio senza poi effettuare un successivo intervento. La diagnosi, cioè, viene scontata solo se agganciata alla fase di cantiere. Questa impostazione, stando alle notizie che arrivano dal Governo, non sarà superata: le proiezioni del ministero dell'Economia dicono, infatti, che incentivare le sole diagnosi costerebbe troppo. Impossibile, quindi, procedere in quella direzione con la manovra in discussione.

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