Urbanistica

L’offerta di retail si rinnova per mantenere le affluenze

Soffiano venti lievi sul mondo dei centri commerciali, che procede a velocità ridotta verso una fine 2017 in positivo.

Sarà questo il quadro che il Cncc, il Consiglio nazionale del settore si prepara a tracciare questo pomeriggio nel convegno “Centri commerciali e investitori”, in programma a Milano a Palazzo Visconti.

«Il dato del transato è in linea con l’anno scorso - dice Massimo Moretti, presidente di Cncc -, il retail quindi è ancora in salute, vanno bene soprattutto le High street. Sul fronte shopping center nei primi nove mesi dell’anno il transato si è attestato a quota 500 milioni di euro contro i 470 milioni dell’anno scorso». A Moretti preme però il confronto con la Spagna, che ha un transato doppio del nostro pur avendo rendimenti più compressi di 50 basis point sul real estate. «Abbiamo meno capacità attrattiva - dice -, il nostro problema non è solo la maggiore e pesante burocrazia, ma anche una incapacità di rappresentare i nostri lati positivi all’estero. C’è un problema di narrazione del Paese che è compito non solo del governo ma anche dei privati, delle associazioni e chi più in generale ha rapporti con l’estero».

Secondo Bnp Paribas real estate i volumi dei primi nove mesi del 2017 si sono attestati a circa 6,8 miliardi di euro, con una quota in crescita del 28% per il segmento retail. Jll prevede a fine anno volumi a quota 9,1 miliardi di euro. Stima prudente secondo alcuni operatori.

In Italia sono in arrivo 15 nuovi centri commerciali, da nord a sud, da qui al 2020. Cbre evidenzia che in Italia la densità dei centri commerciali è più contenuta che in altri Paesi europei, e soprattutto rispetto agli Usa dove la chiusura e l’abbandono di molti centri commerciali è storia frequente.

Secondo Roberto Zoia, presidente commissione sviluppo e investimenti real estate Cncc e direttore sviluppo e gestione patrimonio di Igd, soffrono più gli ipermercati, mentre le gallerie commerciali continuano a registrare una elevata affluenza. «Molte catene si stanno riorganizzando e rimodulando - dice Zoia -, anche come Igd stiamo lavorando su questo fronte. Per mantenere uno spazio in un mondo competitivo è necessario tenere alto il livello dei centri commerciali, sia sotto il profilo del turnover delle insegne presenti sia nell’essere dinamici nel disegnare ambienti dove la gente possa rimanere a lungo». Per questo un nodo centrale sono sempre più le Food court, trend ormai inaugurato da mesi e al quale quasi tutti si stanno dedicando. Non solo. Il centro commerciale moderno diventa sempre più punto di aggregazione, ma anche luogo di servizi, dove trovare ambulatori e centri di analisi mediche insieme al dentista e alla sartoria.

Anche all’estero l’Italia viene percepita come terreno di caccia interessante per il real estate. Gli investitori restano focalizzati sull’Europa, secondo Cushman&Wakefield.

«Il Paese viene considerato come meta - dice Roberto Fraticelli, ad di Eurocommercial in Italia e membro del Consiglio direttivo di Cncc -, la domanda che si fanno gli investitori è se il mercato è abbastanza liquido per uscire in futuro dall’investimento senza danni. Al momento il mercato italiano sta beneficiando di un afflusso di capitali da Paesi diventati più rischiosi. Chi investiva in Turchia ha spostato il proprio focus verso l’Italia, così si è scelto di dirigere gli investimenti verso il nostro Paese da altre Nazioni del Mediterraneo, e il problema politico in Catalogna aumenta il profilo di rischio in Spagna». Prima ancora Brexit ha spostato capitali in Francia e Germania.

«Come Eurocommercial abbiamo 12 centri commerciali in Italia e abbiamo progetti di sviluppo e ristrutturazione - dice Fraticelli -. Il nostro piano di investimenti punta a investire tra 400 e 500 milioni di euro. Stiamo portando avanti, e aspettiamo dal 2014 un via libera, un ampliamento di 20mila mq per Il Carosello a Carugate (Milano). Si tratta di un impegno economico di 110 milioni, che porta 400 posti di lavori nuovi e 14 milioni verranno investiti in viabilità. Dieci milioni di euro verranno investiti in sostenibilità con la realizzazione di un tetto verde nell’ampliamento». Le scelte autorizzative dipendono dalle amministrazioni, e non entriamo nel merito, ma aspettare anni in attesa di una risposta certamente non fa del nostro mercato un settore apprezzato dagli investitori esteri. Meglio un secco no che arriva subito. Proporci all’estero come Paese dove investire significa anche dare dati e date certe, trasparenza e iter burocratici meno farraginosi.

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