Urbanistica

Emergenza sgomberi, «mappa degli immobili inutilizzati», l'Ance è disponibile

di Alessandro Arona

La circolare del Ministero dell'Interno in materia di «occupazioni arbitrarie di immobili» (resa nota lunedì sera) conferma il modello di «sicurezza integrata» prevista dal decreto sicurezza sul "Daspo urbano" (Dl 20 febbraio 2017, convertito nella legge 18 aprile 2017, n. 48) e cioè azioni di ordine pubblico (repressione) affiancate a politiche sociali da coordinare con Comuni e Regioni per prevenire i reati, i conflitti e le emergenze sociali.
Nel caso dell'emergenza "immobili occupati", oggetto della circolare, questo significa da una parte rafforzare la vigilanza contro le occupazioni abusive, intervenendo temspestivamente per evitare - si legge nel testo - «che le situazioni si consolidino» (come accaduto nel caso del maxi immobile di piazza Indipendenza a Roma, sgomberato a fine agosto).
Ma dall'altra lanciare un piano con i Comuni per mappare e riutilizzare gli immobili pubblici e privati inutilizzati, in modo che prima di ogni sgombero forzato si sappia dove e come ricollocare i soggetti aventi diritto a una sistemazione.
La cicolare istituisce una Cabina di regia al Viminale con Anci, Conferenza delle Regioni e Agenzia nazionale beni sequestrati, che in collaborazione con i prefetti dovrà effettuare una «ricognizione dei beni immobili privati e delle Pubbliche Amministrazioni inutilizzati, compresi quelli sequestrati e confiscati. Sulla base di tale mappatura verrà proposto un piano per l'effettivo utilizzo e riuso a fini abitativi, che dovrà tener conto anche delle necessarie risorse finanziarie».
Saranno poi i singoli Comitati metropolitani (prefetti-Comune-Regione) a fare mappature specifiche degli immobili occupati, poi degli immobili inutilizzati, e quindi elaborare piani per il riutilizzo di questi ultimi prima di far partire gli sgomberi.

Confedilizia ha parlato di «messaggi inquietanti» a proposito dell'inserimento nella mappatura anche degli immobili privati. L'Ance, invece, l'associazione dei costruttori edili, si dice disponibile a ragionare insieme a governo e Comuni sul possibile riutilizzo di immobili da ristrutturare e delle abitazioni invendute. «Stiamo lavando a un documento sul tema - spiegano all'Ance - che contribuisca all'analisi del fenomeno con dati ed elaborazioni, e che contenga alcune proposte costruttive». Secondo l'Ance - da quel che trapela - va innanzitutto definito il concetto di "immobile inutilizzato", con criteri e metodi di misurazioni precisi, poi va fatta di conseguenza una mappatura, e infine vanno studiati sistemi - nel caso degli immobili privati - per incentivare il loro riutilizzo a fini di housing sociale, escludendo ovviamente ipotesi di acquisizioni forzate al patrimonio pubblico o contratti di locazioni imposti a prezzi capestro.

Il Cresme, tuttavia, lancia un allarme. «Purtroppo - spiega il direttore Lorenzo Bellcini - partiamo da una situazione di incertezza sui numeri: nessuno sa esattamente in Italia quante abitazioni ci sono. O meglio, si oscilla dai 29,8 milioni stimati dall'Autorità Energetica in base ai contatori, ai 31,2 milioni indicati dall'Istat in base al censimento 2011 e i 34,057 milioni censiti dal Catasto. «Tra i dati dell'Autorità per l'energia elettrica - prosegue Bellicini - e quello dell'Agenzia dell'Entrate-Catasto si contano oltre 4,2 milioni di abitazioni di differenza; se misuriamo la differenza del dato dei due importanti organismi che, con finalità diversi, sono preposti a misurare il patrimonio (Agenzie Entrate e ISTAT), essa rimane comunque elevata: oltre 2,85 milioni di abitazioni. L'Istat contiene errori per difetto, nel senso che al censimento sfuggono le abitazioni e le famiglie più marginali (sono sondaggi porta a porta) e il Catasto per eccesso, perché probabilmente si censiscono ancora come case immobili poi diventati uffici o ci sono duplicaziuoni. Ma qui il problema è la distanza tra le due fonti.

Circa l'invenduto di case nuove, problema esploso con la crisi economica e immobiliare dal 2008-2009 in poi, il fenomeno si è un po' ridimensionato, sia secondo l'Ance che per il Cresme. «Si trattava di 3-400mila abitazioni all'inizio della crisi - spiega Bellicini - ora siamo scesi a 150mila circa, secondo le nostre ultime stime. Comunque secondo me si tende un po' a sovrastimare il fenomeno delle case inutilizzate o "sfitte". Con la crisi è in realtà successo il contrario: il boom della tassazione sugli immobili e il calo dei prezzi hanno reso sempre meno conveniente tenere inutilizzate le case. Invece la cedolare secca al 20% sugli affitti (10% per i canoni concordati) ha reso più convenienti le locazioni abitative e il fenomeno Arbnb quello degli affitti brevi ai turisti, e dunque in questi anni sono sempre meno gli immobili inutilizzati».

La circolare Minniti su sgomberi e ricollocazioni

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