Urbanistica

Global service Consip, Corte dei Conti: deludente e costoso per la Pa

di Massimo Frontera

Il Gobal service modello Consip? È stata una grossa delusione per la Pa, perché prometteva economie di scala che non si sono realizzate, perché i servizi non sono stati soddisfacenti e perché la gestione tende a sfuggire al controllo della committenza. Senza contare che le recenti inchieste hanno anche evidenziato accordi elusivi della concorrenza. È questa, in sintesi, la valutazione della Corte dei Conti sui contratti stipulati da tutte le Pa sui servizi di manutenzione centralizzati. Una valutazione - per molti aspetti preoccupanti - che poggia su una base amplissima: l'analisi dei magistrati contabili contenuta nella sentenza 6/2017/G prende infatti in esame migliaia di contratti e servizi espletati dagli operatori nel quadro delle convenzioni Consip a favore della pressoché totalità delle amministrazioni centrali dello Stato.

Sui risparmi per le casse pubbliche, la Corte riferisce che «dallo sviluppo dell'indagine e anche in adunanza è emersa la difficoltà se non l'impossibilità di quantificare puntualmente tali risparmi». D'altra parte, tuttavia, l'indagine ha anche rilevato che «non poche e non di piccola entità sono anche le occasioni in cui singoli uffici, specie quelli più piccoli e periferici, hanno abbandonato il modello del global service per ricorrere al Mepa, con il quale, non solo si conseguono comparativamente risparmi talvolta cospicui, specie per i servizi di pulizia e di igiene ambientale, ma si ottengono anche notevoli benefici in termini di duttilità dei servizi resi».
Insomma, una tendenza alla fuga dal servizio integrato, assunto responsabilmente dall'affidatario e gestito centralmente. Per andare dove? Ritornare al passato, cioè acquisire separatamente i servizi. Solo che oggi si utilizza la piattaforma elettronica del Tesoro (il Mepa) invece dei bandi tradizionali a trattativa privata.

Sulla gestione, l'indagine fa emergere il limite strutturale della Pa nella capacità di controllare il servizio che gli viene fornito. «Si è potuta constatare - si legge nella delibera della Corte dei Conti - una notevole difficoltà in ordine ad un efficace controllo dell'esecuzione dei contratti a causa, da un lato, della carenza o mancanza, all'interno delle amministrazioni, di personale con specifiche competenze tecniche idonee allo scopo, dall'altro, di una insufficiente interlocuzione tra amministrazioni e assuntori».
Da qui il grado di insoddisfazione che emerge dalla ricognizione: «Le risultanze dell'indagine consentono di tracciare un quadro non omogeneo di situazioni, poiché, se i riscontri sono stati tendenzialmente positivi, non poche sono le risposte che riportano bassi livelli di soddisfazione, assenza di effettivi risparmi nei costi e nella spendita di risorse umane».

La corte evidenzia anche il ricorso al subappalto, additato come una causa di inefficienza: «In merito all'impiego del sub-appalto, giova osservare, poi, quanto rappresentato da una delle amministrazioni interpellate, che ha voluto evidenziare come il ricorso al subappalto comporti un appesantimento degli adempimenti da parte delle amministrazioni, quali per esempio il controllo della permanenza, in capo ai sub-appaltatori, dei requisiti generali per poter stipulare con la pubblica amministrazione e una maggiore complessità nelle procedure di liquidazione e pagamento delle fatture».

D'altra parte la Corte dei Conti - citando le inchieste recenti e le segnalazioni dell'Anac - ricorda il subappalto è anche un espediente che consente di aggirare le norme sulla concorrenza. «assume infatti particolare rilievo una recente delibera (22 dicembre 2015) dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato la quale ha stabilito che alcune imprese, partecipanti ad una gara per l'ammissione a una convenzione Consip per servizi di pulizia delle scuole sul territorio nazionale, suddivisa in tredici lotti, hanno posto in essere una intesa anticoncorrenziale con la finalità di condizionare gli esiti della gara stessa attraverso l'eliminazione del reciproco confronto concorrenziale e la spartizione dei lotti, al fine di aggiudicarsene i più appetibili, eludendo di fatto il limite massimo fissato dal bando di gara. Tali imprese infatti, attraverso il meccanismo dei raggruppamenti temporanei di impresa (Rti), avrebbero aggirato il divieto di superare un numero prefissato di lotti, concentrandosi solo su alcuni e aggiudicandosene il doppio del consentito dal bando di gara, metà con le capofila e l'altra metà con la raggruppata "più consistente", salvo poi "risarcire" le ditte fittiziamente estromesse con l'istituto del sub-appalto, con il risultato di garantire in ogni caso gli appalti cosiddetti "storici"».

Anche se non mancano i suggerimenti per il futuro - al fine di correggere il modello de global service - si sente fortissima la tentazione di buttare via il classico "bambino insieme con l'acqua sporca".

La delibera n.6/2017/G della Corte dei Conti sull'utilizzo del contratto di global service da parte delle amministrazioni centrali

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