Urbanistica

Trasformazione urbana: il rilancio di Torino passa da retail, ex caserme e alloggi universitari

Dagli anni 90 la rinascita di Torino è legata al recupero di aree abbandonate dall’industria, «ma con la crisi l’edilizia non è più stata considerata motore di sviluppo e il mercato si è sostanzialmente bloccato». Guido Montanari, assessore all’urbanistica della giunta Appendino, descrive così il capoluogo piemontese dando conto delle ultime novità, che riguardano spazi commerciali: «Gli operatori possono procedere con un aumento volumetrico a condizione che ci sia riqualificazione urbana. Così molte aree private e altre di FS Sistemi Urbani verranno rigenerate con operazioni commerciali importanti (come quelle della Novacoop nell’area dell’ex Alfa Romeo e a Mirafiori, e quella di Esselunga nell’area Westinghouse), e con un'altra decina di strutture medio piccole (2000-3000 mq). Queste sono le uniche iniziative ai blocchi di partenza, già avviate dalla precedente amministrazione, con una reale spinta economica».

Torino è in campo anche con il Piano Periferie, grazie a una dote di 18 milioni di co-finanziamento, e dovrà lavorare sul progetto Co-City, essendosi aggiudicata 4,1 milioni di fondi Ue da investire sul tema dei beni comuni. La nuova giunta ha messo invece in un cassetto la Variante 200 «che prevedeva una trasformazione prevalentemente immobiliaristica, non accolta dagli operatori – commenta Montanari – e che non interessa alla nostra amministrazione». Ma l’Ance auspica «si riconsideri la strategia con una revisione degli indici edificatori, ma senza abbandonare la visione – dichiara il presidente Alessandro Cherio –. In un’area fortemente compromessa l’operazione Lavazza ha di fatto dato vita a una riqualificazione e altre iniziative private potrebbero innescare lo sviluppo del quartiere». Tra i cantieri più interessanti oggi a Torino sono da segnalare due operazioni di recupero in pieno centro, in Corso Vittorio, una sviluppata da Reale Group che converte un palazzo di uffici in residenze e l’altra quella di valorizzazione dell’ex Palazzo Gualino per conto di Ipi. «In centro per un intervento di 3mila mq con una ventina di alloggi in ultimazione – continua Cherio – si vende a 3.500-4mila euro/mq, i lavori sono in corso e restano sul mercato solo due unità. In alcune aree di pregio, si raggiungono anche i 10mila euro al mq: interventi coraggiosi dove gli imprenditori optano per operazioni con 4-5 appartamenti che superano il milione di euro».

Da tempo si lavora sul social housing con diversi cantieri aperti, come quello di Falchera promosso dal fondo gestito da Investire per circa 300 alloggi. Ma è sulle residenze universitarie che gli operatori si muovono con maggiore impegno: un anno fa Secap e Fondazione Falciola avevano ultimato il complesso Carlo Mollino, prima residenza universitaria realizzata con fondi del Politecnico e del Miur; con la stessa procedura è stata avviata la costruzione e la gestione della struttura Cesare Codegone, che sarà ultimata nel 2018. Tra le novità c’è anche la manifestazione di interesse da parte degli olandesi di The Student Hotel. «Quella degli alloggi non è comunque l’unica domanda dei 100mila studenti in città – commenta Matteo Robiglio, ordinario del Politecnico – ecco perché l’Università sta elaborando un proprio masterplan, tenendo conto dell’espansione dell’ateneo e del suo ruolo di player urbano. Operativamente si partirà a settembre con la realizzazione di aule in strutture industrializzate e temporanee».

Torino vanta anche un ricco patrimonio di caserme: i fari sono puntati sul complesso La Marmora con un progetto pilota di smart housing coordinato da Cdp Immobiliare. «La valorizzazione del compendio – dice Montanari – prevede un mix di funzioni con attività pubbliche e commerciali, l’apertura di una piazza verde verso la collina, lo sviluppo di una quota residenziale anche per l’affitto». Rigenerazione con quote autogestite anche per la Cavallerizza Reale, dove la giunta punta a integrare produzione e co-working con residenze e commercio. «Sul mercato torinese, soprattutto nell’area a nord del quartiere Vanchiglia – aggiunge Robiglio – c’è un interessante movimento da parte di operatori tesi a rigenerare aree tra i 5 e i 15mila mq, riusando immobili dismessi. Un’effervescenza che fa pensare al modello Tortona, vincente a Milano».
Dal prossimo 30 settembre, intanto, saranno inaugurati alcuni spazi delle ex Ogr: sarà il primo step dell’ambizioso progetto di rifunzionalizzazione promosso dalla Fondazione Crt (90 milioni di investimento) con circa 8.500 mq destinati a spazi espositivi ed eventi, 8.800 mq per ricerca e 2mila per ristorazione.

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