Urbanistica

Manovra/2. Con il sismabonus 1,3 miliardi di spesa in più sulla prevenzione anti terremoto

di Mauro Salerno

L'obiettivo minimo è quintuplicare gli investimenti in prevenzione. È quello che si aspetta il Governo dall'introduzione dei sismabonus per incentivare i lavori di recupero di case e capannoni a fini antisismici. Il traguardo è messo nero su bianco nella relazione di accompagnamento alla Manovra, consegnata alla Camera per l'avvio dell'esame parlamentare.

Il punto di partenza sono i 300 milioni di spesa per i cantieri di messa in sicurezza antissimica certificati dalle dichiarazioni dei redditi 2015. Anche negli anni scorsi infatti era possibile avviare lavori anti-terremoto sfruttando l'onda delle agevolazioni fiscali. L'incentivo era "incluso" nel pacchetto degli ecobonus del 65%. Con due limitazioni. La possibilità di accedere al bonus finora è stata confinata alle strutture realizzate nelle zone a più alto rischio sismico (le zone 1 e 2) dove comunque vivono 8,6 milioni di famiglie e si trovano circa 6,2 milioni di edifici, con 5,2 milioni di abitazioni private. L'altra limitazione riguarda la tipologia di abitazioni ammesse al beneficio. Il bonus del 65% al momento copre soltanto le abitazioni principali (o le seconde case concesse in affitto e stabilmente abitate).

La Manovra ampia sia i confini di applicazione che la portata degli sconti fiscali. Dal primo gennaio 2017 gli sgravi per la prevenzione antisimica saranno estesi anche agli edifici situati in zona 3 e varranno anche per le seconde case. Quanto alla portata degli incentivi la manovra partendo da uno sconto base del 50% arriva a innalzare fino all'85% il livello massimo del bonus a seconda del miglioramento di performance ottenuto e se a essere coinvolta è un'abitazione singola o un intero condominio. Tra le spese detraibili per la realizzazione degli interventi rientrano anche le spese effettuate per la classificazione e verifica sismica degli edifici.

Sono proprio i condomini il cuore della nuova impostazione delle agevolazioni. Per gli interventi su abitazioni singole è previsto uno sconto base del 50%, che sale al 70% o all'80% se i lavori consentono di migliorare di una o due classi la risposta sismica delle strutture. Se gli stessi interventi sono eseguiti su interi condomini le percentuali salgono, rispettivamente, al 75% e all'85%. Il tetto di spesa è di 96mila euro per abitazione, che nel caso dei condomini va moltiplicato per il numero di abitazioni presenti nell'edificio. Il credito è cedibile per includere gli "incapienti", mentre il rimborso dei costi avverrà in cinque anni anziché nei canonici dieci.

È questo pacchetto di dotazioni aggiuntive che spinge il governo a moltiplicare le previsioni di investimento. Dai 300 milioni ricordati prima si dovrebbe passare così a 1.590 milioni. Una stima cui si arriva sommando la spesa di 690 milioni stimata per gli interventi sulle prime case tenendo conto dell'allargamento alla zona di rischio sismico 3. «Per quanto riguarda le abitazioni non principali - si legge nella relazione - si stima un ammontare base analogo a quello delle abitazioni principali della stessa zona, quindi pari a 300 milioni di euro, raddoppiato per tenere conto dei maggiori benefici fiscali e dell'estensione alla zona sismica 3, per un totale di 600 milioni di euro» Si ottiene quindi un ammontare totale di spesa annua pari a 1.290 milioni.

A questo totale vanno aggiunti gli interventi relativi alle parti comuni degli edifici su cui la relazione del Governo, in assenza di dati di dettaglio sceglie una linea a prima vista prudente, valutando la spesa intorno a 300 milioni. Dato che porta al totale di 1.590 milioni nel 2017.

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