Urbanistica

Real estate, previste nuove aperture di centri commerciali fino al 2020

Sarà un autunno tiepido quello che si prospetta alle porte del settore dei centri commerciali. Almeno sul fronte vendite, mentre gli investimenti restano vivaci.

Nonostante i dati forniti dal Cncc (Consiglio nazionale dei centri commerciali) a giugno abbiano mostrato un miglioramento dell’andamento delle vendite al mq durante i primi mesi del 2016, l’estate ha segnato una frenata. Secondo alcuni esperti a luglio le vendite sono calate ed è difficile prevedere una ripresa con un clima di cautela come quello che viviamo. I dati macroeconomici italiani sono purtroppo meno incoraggianti di tre mesi fa: la crescita si è arrestata e i rischi sono maggiori, pertanto è tornata la cautela tra le famiglie. Il rischio politico dato dall’avvicinarsi del referendum non fa che aggiungere incertezza.

Secondo un report di JLL, nei primi sei mesi del 2016, invece, i negozi specializzati all’interno dei centri commerciali avevano registrato nel complesso un trend positivo per tutte le classi dimensionali, con l’esclusione dei negozi di grandi superfici (oltre 1.500 mq) per i quali si segnalava un lieve calo. L’incremento delle vendite ha riguardato inoltre nel corso degli ultimi 12 mesi tutte le merceologie a eccezione della ristorazione.

A giugno i canoni prime dei centri commerciali erano stabili per il terzo trimestre consecutivo: 880 euro/mq/all’anno a Milano e 935euro a Roma.

Secondo Cbre, il volume degli investimenti retail nel secondo trimestre del 2016, pari a 175 milioni di euro, è inferiore a quello del trimestre precedente: pesano i tempi lunghi delle negoziazioni. Rispetto al primo semestre dello scorso anno, il trend degli investimenti si conferma in crescita: con 700 milioni di euro investiti nel primo semestre 2016, l’aumento si attesta a circa il 20% rispetto allo stesso periodo del 2015.

Si conferma solida la pipeline dei deal in corso di negoziazione con almeno due miliardi euro sul mercato: outlook incerto però come effetto del peggioramento generale del sentiment degli investitori a fine giugno.

Secondo UrbiStat, il settore dei centri commerciali non è in crisi e non presenta gravi criticità. Mentre il prodotto centro commerciale è in una fase di pre-maturità/maturità. «In Italia il settore dei centri commerciali appare frammentato e caratterizzato da una considerevole presenza di strutture di piccole dimensioni - dice Stefano Barbieri, amministratore di UrbiStat -. Le strutture di grandi dimensioni (oltre 50.000 mq di Gla) sono relativamente poche. Questo potrebbe agevolare e accelerare la fase di sostituzione di prodotto. Più la struttura è importante, in termini dimensionali e di offerta, più tende ad attirare visitatori. Finora in Italia si sono affermate strutture di piccole e medie dimensioni, che non si sono scontrate tra loro». Si parla di oltre 1.300 strutture, compresi outlet e retail park. «Oggi si costruiscono grandi strutture, le uniche che possono affermarsi in un territorio già molto presidiato - dice ancora Barbieri -. E tutti questi centri funzionano, nessuno è in difficoltà». In alcuni casi le strutture grandi e le piccole possono convivere.

La pipeline del settore, seppur ridotta rispetto al passato, resta interessante ed è di tutto rispetto. «Il progetto di Brescia di Ikea è importante, così come l’apertura diel centro di Arese» conclude Barbieri. Non solo. Anche il Sud mostra vivacità. A Pompei Ece ha acquistato un centro commerciale e ora è in arrivo un progetto firmato da Maximall (gruppo Irgenre). Il centro dovrebbe estendersi su 200mila ma non è ancora nota la data prevista di apertura.

La potenziale minaccia nel lungo periodo per il settore potrebbe derivare dal canale e-commerce. Bisognerà vedere come sviluppare sinergie.

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