Urbanistica

«Clima» con il bonus fiscale, ecco quando conviene l’opzione Conto termico

Detrazioni fiscali o ecobonus, bonus mobili e, seguendo le nuove regole semplificate in vigore da fine maggio, anche Conto termico. Sono diverse le agevolazioni (tra loro alternative) per chi decide, con l’arrivo dell’estate, di installare in casa un impianto di condizionamento. Possibilità cui si aggiunge, a seconda dei casi, anche il vantaggio dell’Iva agevolata al 10% e della tariffa elettrica D1 (quanto l’impianto scelto, in pompa di calore, funziona anche per il riscaldamento invernale).

La principale novità, operativa da poche settimane, riguarda proprio l’uso del conto termico con una procedura più snella rispetto al passato. Lo strumento, gestito dal Gse, prevede il rimborso in conto corrente, con rata unica per gli importi sotto i 5mila euro o con rate spalmate da 2 a 5 anni, di una quota variabile a seconda dell’intervento delle spese sostenute. Grazie all'introduzione del cosiddetto “catalogo”, per gli apparecchi domestici (fino a 35 kW) la documentazione per l’invio della domanda è reperibile in automatico sulla piattaforma predisposta per la domanda di contributo: al termine dei lavori, occorre infatti avviare l’iter di richiesta telematico. Nel caso del condizionamento, il conto termico copre l’installazione di climatizzatori a pompa di calore (con determinate prestazioni di efficienza) solo se installati al posto di un impianto di riscaldamento preesistente. Se il sistema è montato insieme a pannelli per il solare termico, è possibile inoltrare una richiesta anche per questo sistema.

Scatta soltanto in caso di sostituzione (non di integrazione) di un vecchio sistema con uno nuovo ad alta efficienza, e a patto che l’impianto garantisca non solo il condizionamento estivo, ma pure quello invernale, anche la possibilità (alternativa al Conto termico) di utilizzare il cosoddetto ecobonus. La misura consente di portare in detrazione dall’Irpef o dall’Ires, tramite quote di pari importo, il 65% della spesa sostenuta (questa percentuale è confermata fino al 31 dicembre prossimo). Il recupero in termini di importo, a differenza del conto termico, è in genere più alto, ma spalmato su dieci anni. Per accedere al bonus occorre inviare all’Enea, entro 90 giorni dalla fine dei lavori, la prevista documentazione: dal 15 agosto del 2009, per effettuare questo tipo di opere basta allegare – quale documento tecnico – una scheda riepilogativa dell’intervento, che può essere compilata anche dal singolo utente. Il bonus copre, oltre alla sostituzione della caldaia con la pompa di calore, anche le opere di adeguamento dell’impianto, compresa la posa dei pannelli radianti o la sostituzione dei caloriferi con i termoconvettori.

Per le opere murarie necessarie è inoltre possibile fruire della detrazione del 50 per cento.Per chi installa un climatizzatore con pompa di calore, anche non ad alta efficienza, purché utilizzabile anche per il riscaldamento (in questo caso, però, basta integrare e non necessariamente sostituire l’impianto esistente) è possibile ottenere la detrazione del 50% della spesa sostenuta dall’Irpef (la misura è confermata in questa percentuale fino a fine anno). Come per l’ecobonus, le rate di pari importo sono spalmate su 10 anni per una cifra massima fino a 96mila euro per edificio (cioè il 50% di una spesa di 192mila euro). È sufficiente pagare con l’apposito bonifico “parlante” e conservare fattura ed estremi del pagamento (adempimenti necessari anche per l’ecobonus).

Chi, infine, sceglie un semplice raffrescamento last-minute e punta a un sistema semplice o mobile, con etichetta energetica A+ o superiore, ma senza sostituzione della caldaia esistente, è possibile fruire del bonus mobili, che è però collegato a un contestuale lavoro di recupero edilizio.

Scelta l’agevolazione migliore da richiedere per la copertura delle spese di installazione, scattano poi anche altri vantaggi. In quanto “bene significativo”, il climatizzatore gode dell’aliquota Iva agevolata del 10%: si applica solo sulla differenza tra il valore complessivo della prestazione (costo installazione compresa) e quello dei beni stessi. Inoltre, se la pompa di calore elettrica sostituisce in toto l’impianto di riscaldamento, è possibile godere anche della tariffa elettrica sperimentale D1, riservata a titolari di utenze domestiche che hanno un contatore elettronico telegestito e che sono in prima casa. Per averne diritto la pompa di calore deve essere l'unico sistema di riscaldamento, essere elettrica e rispettare i requisiti prestazionali minimi richiesti per accedere alla detrazione del 65%.

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