Urbanistica

Certificazione Living building challenge, in Trentino il primo progetto italiano

Si chiama Casa SN, dalle iniziali dei proprietari Nicola e Sara Barlanda, e sarà il primo progetto italiano registrato per ottenere la certificazione Living Building Challenge, il protocollo che certifica gli edifici completamente autonomi dal punto di vista dell'approvvigionamento e dell'uso delle risorse, dall'energia fino all'acqua. L’edificio – una casa unifamiliare – sarà realizzato ad Arco, in provincia di Trento, e i lavori partiranno entro l’estate per concludersi il prossimo anno: il progetto è di Andrea Rigo, architetto contitolare di PLAN.architettura di Arco e di Matteo Rigo, ingegnere impiantista dello Studio Vio di Venezia. Entrambi saranno affiancati da Macro Design Studio, società di consulenza sulla sostenibilità di Rovereto, che gestirà gli aspetti legati al rispetto del protocollo.

Creato nel 2006 dall'International Living Future Institute di Seattle, il Living Building Challenge è una filosofia, uno strumento di salvaguardia dell'ambiente oltre a rappresentare il programma di certificazione più avanzato per la sostenibilità di edifici, infrastrutture, quartieri e comunità. Attualmente, i progetti registrati o certificati LBC nel mondo sono più di 300 (il programma di certificazione è partito otto anni fa) e sono in continua crescita, non solo negli Stati Uniti, ma anche in Europa, in diverse fasce climatiche e con differenti tipologie. Macro Design Studio ha ricevuto dagli Stati Uniti l'accreditamento per la gestione di Lbc.

Casa SN dimostrerà che è possibile realizzare un edificio a impatto ambientale nullo anche in Italia. «L'iniziativa – spiega Carlo Battisti, ingegnere e contitolare di Macro Design Studio – si fonda su un cambiamento radicale di mentalità. Si tratta non più di progettare e costruire edifici che consumano un po' meno rispetto a quelli tradizionali, ma fabbricati che sono in grado di avere un impatto positivo sull'ambiente». La casa di Arco sarà innanzitutto bella, perché la bellezza è uno dei criteri richiesti dallo standard. Si svilupperà su un unico piano fuori terra, con una forte continuità spaziale fra interno ed esterno, sarà caratterizzata dalla presenza di ampie vetrate e realizzata con materiali naturali e non nocivi (è in corso, su questo punto, uno screening, per garantire le migliori prestazioni richieste dal protocollo).
«In queste settimane – spiega ancora Carlo Battisti – ci stiamo confrontando con il mercato e con i produttori, anche per verificare l'eventuale possibilità di implementare prodotti già disponibili secondo gli standard sfidanti, previsti dal protocollo, che ad esempio impone l'assenza di totale di formaldeide o di altre sostanze nocive».

Anche sotto l'aspetto impiantistico l'obiettivo è arrivare a un bilancio energetico nullo. Energia, acqua e rifiuti: tutto ciò che l'immobile consumerà sarà prodotto, trattato e gestito sul posto. Mentre la CO2 emessa in fase di costruzione sarà compensata tramite un fondo, che promuove progetti di energie rinnovabili per organizzazioni sociali meritevoli.
Una volta terminati i lavori, ci vorranno 12 mesi per ottenere il sigillo di qualità. A differenza delle altre certificazione, il Living Building Challenge prevede infatti una fase finale di mappatura dei consumi durante il primo anno di utilizzo reale dell'immobile.

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