Urbanistica

Piano casa Liguria, via libera dei comuni: Imperia non pone limiti, La Spezia la più restrittiva

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di Jada C. Ferrero

Mentre la Camera dei Deputati dà il via libera alla legge sul consumo di suolo, la Liguria fa i primi conti sul proprio Piano Casa, misura di incentivazione per l'edilizia, opportunità già "a scadenza" resa invece permanente a inizio anno. Con molti distinguo, i Comuni abbracciano lo strumento.

I 235 enti liguri avevano infatti tempo fino al 6 marzo, cioè entro i 60 giorni dall'entrata in vigore della Lr 22 del 22 dicembre 2015, testo di modifica dell'originario Piano Casa regionale (Lr 49/2009), per escludere porzioni di territorio dai possibili ampliamenti che la norma consente ed anzi promuove, con bonus di cubatura in caso di riqualificazione (+25% o più). I Comuni potevano escludere, in precise aree, sia gli incrementi volumetrici sia i cambi di destinazione per gli edifici esistenti non residenziali (previsti rispettivamente dagli artt 3 e 3 bis della nuova legge), mentre non avevano facoltà di impedire le sostituzioni edilizie (demolizione con ricostruzione anche in altro sito, artt 6 e 7, con premi del 35-60%).

Il Piano Casa, anche quando non era strumento permanente, consente ampliamenti e sostituzioni in deroga agli strumenti di pianificazione vigenti: è sovraordinato. In assenza di delibere dei Consigli comunali tese a istituire ambiti territoriali di non applicabilità di parte della legge, vige comunque il corpus di regole regionali. Il quale, di suo, prevede già una fitta serie di ambiti esclusi, come i centri storici (salvo diversa decisione dei Comuni), gli edifici abusivi (la nuova legge 22/2015 ammette invece gli interamente condonati, prima esclusi), quelli ricadenti in aree di inedificabilità assoluta oppure in aree demaniali marittime concesse per finalità turistico-ricreative (ad esempio gli stabilimenti balneari) o, ancora, vincolati come beni culturali o, nei Comuni costieri, siti in zone di particolari pregio e tutela.

Cosa hanno deciso i Comuni
Circa un terzo dei 235 Comuni liguri, invitati ognuno dall'assessorato regionale all'Urbanistica a dare conto della propria situazione, a domanda ha risposto. Fra gli 85 che finora hanno riferito, solo 24 hanno posto misure limitative, mentre 64 non hanno assunto alcuna delibera in materia, così accogliendo di fatto in seno alla propria pianificazione i principi della legge.

Dei quattro capoluoghi di provincia, solo Imperia non ha posto limiti: La Spezia, la più restrittiva, Genova, fresca di nuovo Puc già comprensivo di meccanismi incentivanti, e Savona, con articolati atti deliberativi, hanno modulato a proprio modo la rosa dei divieti. Le delibere che modulano le esclusioni sono state assunte sia da Comuni marini (Bogliasco, Rapallo, Santa Margherita, Lerici, San Lorenzo al Mare, Albisola Superiore, Monterosso, sia dell'entroterra (Ronco Scrivia, Giustenice). Anche i più granitici nei divieti si trovano nei due diversi scenari: a filo d'onda Vernazza (La Spezia), nelle Cinque Terre, sito Unesco con il territorio comunale interamente assoggettato a vincolo paesaggistico, che ha deliberato il divieto totale (l'ex governatore ligure Claudio Burlando è qui consigliere comunale); idem Zuccarello, paesino di 319 anime sito sulle alture del Savonese.

La tre scelte possibili dei Palazzi civici liguri
In sostanza, i Comuni avevano tre macro-scelte da affrontare: le eventuali citate esclusioni per ampliamenti e mutazioni d'uso; le porzioni in cui non sono consentiti frazionamenti, a valle dei due tipi di intervento; la superficie minima delle unità immobiliari derivanti dalle operazioni.
Sotto ogni campanile, così, cambia adesso la taglia minima ammissibile per un'abitazione ingrandita col Piano Casa.
Stando ai primi dati, si va dai 38 metri quadri necessari a Varazze (Savona) ai 100 richiesti in specialissimi scorci verdi di Rapallo (Genova).

In ognuna delle 235 assemblee c'è stato ampio dibattito. Molto connotato dalla politica. Alcune delle delibere di esclusione, stando a preliminari osservazioni del Dipartimento Urbanistica, si presterebbero al rischio di un mare di ricorsi da parte di privati.
"Dai primi dati emerge però che la stragrande maggioranza dei Comuni – dice l'assessore regionale all'Urbanistica Marco Scajola – ha capito lo strumento. Al di là del colore politico, con senso di responsabilità, ha colto l'utilità e la bontà di una norma fatta per riqualificare il territorio, metterlo in sicurezza, e far ripartire il comparto edile, dando lavoro".

Le peculiarità del Piano casa permanente
Quello ligure è uno dei pochissimi Piani Casa trasformati in opportunità permanente (come in Umbria, Provincia di Trento, Provincia di Bolzano). Nella maggioranza delle regioni vige un piano "a scadenza", in realtà la seconda/terza proroga consecutiva del periodo iniziale di 18 mesi che era stato previsto in origine dal legislatore nazionale. L'orizzonte attualmente più lontano (31 dicembre 2017) è quello di Campania e Molise.
L'idea dei Piani casa, nata ai tempi del Berlusconi IV per stimolare l'economia dando linfa all'edilizia agendo sul bene-casa, aveva istituzionalmente preso corpo con la sigla, il 1° aprile 2009, di un'intesa fra Stato e Regioni, ognuna delle quali ha poi dato vita a un proprio Piano casa.

La Giunta regionale ligure di centro-destra guidata da Giovanni Toti, che un anno fa ha battuto il centro-sinistra al potere da due legislature, fra i primi provvedimenti salienti ha reso permanente il Piano casa, con qualche ritocco che ne aumenta la portata di operatività, anche innalzando alcuni parametri quantitativi e introducendo nuove misure di premialità, che sono "in crescendo", in rapporto alle migliorie attuate.
La Lr 22/15 ha esteso gli ampliamenti (ammessi su edifici a totale o prevalente funzione residenziale non eccedenti i 1500 mc) anche alle pertinenze (se entro i 200 mc); fa maggiore leva sui cambi di destinazione d'uso; ha innalzato la soglia massima dell'incremento realizzabile, da 170 a 200 mc; soppresso l'obbligo di 60 mq di superficie minima per unità ricavata.

I rilievi costituzionali e le contromosse
Il Piano Casa ligure in febbraio era stato censurato dal Governo in sede di esame di legittimità costituzionale, sotto tre diversi profili, aspetti specifici che non ne hanno nel frattempo sospeso l'efficacia. Nel mirino dell'impugnativa di fronte alla Corte costituzionale, alcuni passaggi legati alle procedure per gli interventi su edifici ricadenti nel territorio dei parchi (Parco nazionale delle Cinque Terre, Parco regionale di Portofino, Parco naturale regionale di Portovenere, Parco naturale regionale di Montemarcello Magra), ora ammessi, contrariamente al vecchio testo.

La Giunta regionale ha appena adottato un disegno di legge di correzione (n. 82/2016), trasferito alle commissioni consiliari lo scorso 26 aprile per l'avvio dell'esame, in vista dell'aula. Le modifiche precisano meglio alcune disposizioni che riguardano gli enti parco, per superare l'impasse del ricorso. È stata adeguata la formulazione del testo mediante espresso riferimento all'osservanza delle procedure di legge in materia di approvazione di varianti ai piani dei Parchi, di valutazione ambientale strategica e valutazione di incidenza, e delle procedure per il rilascio delle autorizzazioni paesaggistiche disciplinate dal D.lgs. 42/2004, il Codice del Paesaggio.

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