Urbanistica

Bonus «incapienti», pronta la circolare delle Entrate: ai fornitori un bonus del 65% in dieci rate

di Saverio Fossati

Per i condòmini a basso reddito si avvicina il momento di poter beneficiare del bonus fiscale (sinora irraggiungibile) del 65% per le riqualificazioni energetiche. Il provvedimento delle Entrate, a quanto risulta al Sole 24 Ore, è (finalmente) in bozza e prevede (com'era prevedibile) che i fornitori che "comprano" il credito fiscale dei condòmini possano a loro beneficiarne in dieci rate annuali. Inoltre ci sarà un giro di comunicazioni dal condominio all'agenzia delle Entrate per mettere sotto controllo questi movimenti.L'agenzia aveva tempo sino al 1° marzo per dare attuazione all'articolo 1, comma 74, della legge 208/2015 che stabilisce, in sostanza, che per le spese di riqualificazione energetica sulle parti comuni condominiali i condòmini «incapienti».

Si tratta di coloro che, avendo redditi molto bassi , non hanno un'Irpef a carico e quindi non possono scontare ulteriori detrazioni, che andrebbero così perdute. Ora possono cedere il loro credito fiscale ai fornitori che hanno effettuato gli interventi. Il 1° marzo, peraltro, era un termine già molto in là se si considera che questa possibilità dura solo sino al 31 dicembre 2016 e per fare progettare, deliberare, completare e pagare i lavori servono almeno 3-6 mesi e c'è l'estate di mezzo. Eppure sono proprio gli «incapienti», spesso, a frenare le delibere sulla riqualificazione, dato che non possono usufruire dello sconto fiscale. Ora il provvedimento è agli ultimi giri di boa e, a quanto risulta, contiene alcuni punti fermi che difficilmente verranno rivisti. Il primo è proprio la concreta fruibilità del credito d'imposta che i fornitori possono ottenere dal condòmino «incapiente». È previsto che il credito d'imposta venga rateizzato su dieci anni, in modo che l'onere sull'erario non sia diverso da quello che si ha per i contribuenti che lo fanno in via ordinaria. Del resto era impossibile prevedere altre soluzioni.

Ma a questo punto si pone il problema dello sconto: è evidente che il fornitore, che per ogni mille euro di fatturato potrà scontare 650 euro nell'arco di dieci anni, non potrà fare uno sconto di pari importo immediatamente. Il condòmino, quindi, dovrebbe trattare individualmente la percentuale di sconto sul suo credito d'imposta: è ragionevole pensare che non possa essere inferiore al 20%, sempre contando su un'inflazione molto bassa. Antonio Misiani (Pd), il deputato che anche ieri con un'interrogazione parlamentare si è fatto parte attiva per spingere il provvedimento, invita a non perdere tempo: «La riqualificazione energetica dei condomìni è una delle chiavi del rilancio dell'edilizia in Italia. Mi risulta che l'agenzia sia in dirittura d'arrivo: il provvedimento può aprire un grande mercato e mi auguro che le regole siano il più possibile semplici, chiare e favorevoli alla diffusione della cessione del credito.

E il ruolo dell'amministratore condominiale nel funzionamento di questa cessione è un punto chiave che va disciplinato nel modo più efficace possibile». Andrebbe poi valutata, suggerisce Misiani, «la possibilità di permettere un mercato secondario di questo strumento, al di là del provvedimento». In effetti uno dei nodi è proprio il fatto che a pagare i fornitori è il condominio mentre la cessione del credito è fatta dal singolo condòmino. L'amministratore dovrà quindi, come si capisce dal provvedimento, farsi carico di coordinare il giro degli sconti per poi comunicarli ufficialmente ai fornitori e farsi così rilasciare fatture già scontate con gli importi esatti. I fornitori, a loro volta, comunicheranno al condominio l'accettazione della cessione del credito. L'amministratore dovrà poi trasmettere alle Entrate, a inizio 2017, l'elenco dei bonifici di condòmini e fornitori tra i quali è avvenuta la cessione del credito.

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