Urbanistica

Immobiliare, Statuto lancia minibond da 59 milioni per un nuovo hotel di lusso (grazie al decreto Crescita)

di Massimo Frontera

A Roma, a Via San Basilio (a due passi da Piazza Barberini) nascerà un nuovo hotel di lusso a cinque stelle, che sarà gestito da Starwood Hotels con il marchio "W". Il nuovo "W Roma" andrà ad arricchiere l'esclusivo portafoglio dei W hotel, che include il Four Seasons Hotel e il Mandarin Oriental Hotel a Milano, il Danieli a Venezia e il nuovo W Hotel in corso realizzazione a Milano.

Il gruppo immobiliare Statuto è il protagonista di questa operazione, che consiste nell'acquisto, da Bnp Paribas, della società San Basilio 45 (che ha in pancia l'immobile) e nella successiva riconversione dello stabile.

Per finanziare questa operazione, il gruppo Statuto ha scelto la soluzione del cosiddetto minibond, codificato dal decreto Crescita (Dl 91/2014), soprattutto per quanto riguarda le agevolazioni procedurali e fiscali. Pochi giorni fa, il gruppo ha dato notizia della conclusione dell'operazione finanziaria, che ha messo a disposizione di Statuto 59 milioni di euro.
Più esattamente, San Basilio Property Spa, società controllata dalla holding SLH Hotels S.r.l., capofila del Gruppo Statuto, ha concluso «nel giro di poche ore» il collocamento a un investitore istituzionale, un prestito obbligazionario a tasso fisso dell'importo complessivo di 59 milioni di euro. «Le obbligazioni - si legge nella nota - che hanno una cedola annuale del 6%, una durata di 5 anni e sono quotate alla Borsa di Vienna, sono state interamente sottoscritte da CSI Italia LP S.C.S., società controllata da Cale Street Partners LLP, primario investitore istituzionale specializzato nel settore immobiliare».

«L'emissione del prestito obbligazionario - spiega sempre il comunicato - è avvenuta in due tranche distinte: la prima, del valore di circa 34 milioni di euro, è stata dedicata alla raccolta di capitale per l'Emittente, mentre la seconda, pari a circa 25 milioni di euro, sarà utilizzata per finanziare la conversione del prestito e supportare il pagamento degli interessi».
«Si tratta di una delle prime operazioni attuate in Italia - segnala la nota - sulla base della normativa voluta dal Governo per favorire nuove forme di finanziamento diretto alle Pmi».

Cuzzocrea (Clifford Chance): Minibond in crescita ma non nelle costruzioni
L'operazione ha visto anche una ricca lista di consulenti legali e finanziari: Baker & McKenzie, Clifford Chance, First Growth e Three Stars Capital Partners.
«L'operazione - spiega l'avvocato Francesca Cuzzocrea dello studio Clifford Chance - trova il suo inquadramento nelle norme del decreto Crescita, in particolare riferite ai minibond». «Prima di quel provvedimento - spiega - le restrizioni alle emissioni obbligazionarie da parte di società non quotate erano così severe e stringenti da non consentire il ricorso a uno strumento di mercato per attingere a fonti finanziarie».
«Abbiamo potuto sfruttare questa norma - aggiunge - per consentire l'emissione di uno strumento obbligazionario che, nel caso di specie, è un po' più strutturato rispetto a un project bond standardizzato».

Il decreto Crescita, stando al legale di Clifford Chance - ha stimolato diverse operazioni obbligazionarie di questi tipo, e il trend è decisamente in crescita, sia numerica sia dimensionale, come dimostra la dimensione dell'operazione di Statuto. «L'emissione di 59 milioni comincia a essere rilevante, e supera il taglio medio che forse aveva in mente lo stesso legislatore quando ha emanato questa disciplina. Il decreto (Crescita, ndr) ha dato un grosso stimolo. Ci risulta che siano stati immessi sul mercato italiano (Extra Mot) tra dicembre 2014 e dicembre 2015 oltre 50 mini bond tradizionali. Credo che il trend sia in crescita e ce ne saranno sicuramente altri magari anche più strutturati».

Sulla scelta della Borsa di Vienna per quotare le cedole del minibond, la legale di Clifford Chance offre una spiegazione interessante: «Ci siamo trovati a strutturare l'operazione in tempi stretti: tutta l'operazione è nata e si è conclusa nel giro di un mese o poco più, con in mezzo anche il Natale. Vienna era un mercato che dal punto di vista della tempistica del processo è più veloce ed è comunque un mercato ricorrente anche per altre operazioni di emissione obbligazionarie, ad esempio convertibili».

Difficile però che la soluzione del minibond possa essere una soluzione adeguata al generalizzato bisogno di accesso al credito da parte delle imprese di costruzione: «In tema di rischi e garanzie, non credo che ci siano rischi legati a una o a un'altra impresa in particolare, quanto a una più generale analisi del mercato in questa congiuntura: ci sono tanti progetti immobiliari che sono stati bloccati e che non avrebbero comunque trovato una soluzione in una misura come il minibond», conclude Cuzzocrea.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©