Urbanistica

Efficienza energetica, il conto termico 2.0 taglia i tempi e i limiti alle richieste

di Dario Aquaro

Prende ufficialmente forma il “nuovo conto termico”. Il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, ha firmato ieri il decreto che rivede la disciplina introdotta dal Dm 28 dicembre 2012 per l’incremento dell’efficienza energetica in edifici esistenti e l’incentivazione dei piccoli interventi di produzione di energia termica da fonti rinnovabili e di sistemi ad alta efficienza.

La nuova disciplina - aggiornata secondo principi di semplificazione, efficacia, diversificazione e innovazione tecnologica, nonché di coerenza con gli obiettivi di riqualificazione della Pa - concorre al raggiungimento degli obiettivi previsti dal Piano di azione per le energie rinnovabili e per l’efficienza energetica indicati dal Dlgs 28/11 (attuazione della direttiva 2009/28/Ce) e dal Dlgs 102/14 (attuazione della direttiva 2012/27/Ue). Ed era stata attesa dallo «Sblocca Italia» (legge 164/14) per rilanciare un meccanismo incentivante che mette a disposizione 900 milioni di euro annui (700 per i privati e 200 per le pubbliche amministrazioni), ma che è stato frenato dalle complessità procedurali e dalla concorrenza delle detrazioni fiscali. A oggi, infatti, risulta impegnato poco più del 5% delle risorse disponibili.

I privati possono accedere al conto termico per sostituire impianti di climatizzazione invernale esistenti con altri dotati di pompe di calore, elettriche o a gas, o di generatori alimentati a biomassa; installare collettori solari termici, anche abbinati a sistemi di solar cooling; sostituire scaldacqua elettrici con quelli a pompa di calore. Mentre la Pa gode di un ventaglio di opzioni più esteso, che include anche la sostituzione di finestre e infissi, degli impianti di riscaldamento con caldaie a condensazione, l’isolamento termico (“cappotto”), l’installazione di schermature solari.

L’incentivo - da richiedere sul sito del Gestore dei servizi energetici - viene erogato dal Gse con un contributo diretto in rate uguali per 2 o 5 anni, in base al tipo di intervento (2 anni per le taglie “domestiche”). Per i privati, presenta dunque alcuni vantaggi rispetto all’ecobonus, che agevola lavori simili: non va a pesare la capienza fiscale del contribuente e riduce i tempi di rimborso (due anni contro i dieci in cui si spalma la detrazione). Ma i rimborsi, che dipendono dall’efficienza dell’intervento e sono nell’ordine del 40% dei costi sostenuti, restano inferiori al maxi-sconto (65%) offerto dall’ecobonus e confermato per tutto il 2016 dalla legge di Stabilità 2016.

Quali sono le principali novità introdotte dal decreto del Mise per rendere più “agile” il conto termico? L’eliminazione della procedura di iscrizione ai registri per pompe di calore e caldaie a biomassa di potenza superiore a 500 kW, che quindi accederanno direttamente all’incentivo. La possibilità di consultare e selezionare sul sito del Gse un catalogo di prodotti di taglia “domestica”, con requisiti tecnici idonei all’incentivazione, così da ridurre i tempi delle richieste. Il pagamento in un’unica annualità per importi fino a 5mila euro (contro l’attuale limite di 600 euro). L’aggiornamento del contratto tipo predisposto dall’Aeegsi, con i termini per l’erogazione del contributo ridotti a 60 giorni dalla fine lavori, rispetto ai 180 vigenti. Una nuova modalità di rimborso per la Pa, che potrà ricevere un acconto e successivi pagamenti per stato di avanzamento lavori. E che potrà anche richiedere, prima della realizzazione degli interventi e a determinate condizioni, la prenotazione degli incentivi.

L’introduzione di nuovi interventi agevolabili, sempre per la Pa: trasformazione in “edifici a energia quasi zero” (Nzeb); sostituzione dei sistemi per l’illuminazione con dispositivi efficienti; installazione di tecnologie di building automation. L’estensione delle soglie di accesso per pompe di calore, caldaie a biomassa e impianti solari termici.

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