Urbanistica

Ecobonus nei condomini, allarme di Cna: «Incassi alle imprese rinviati di 10 anni»

di Giuseppe Latour

È una delle novità più sbandierate dal Governo nell'ultima legge di Stabilità. Ma, allo stesso tempo, è una mina piazzata sotto i piedi delle imprese, soprattutto piccole e medie. Le nuove regole sulle detrazioni fiscali nei condomini non piacciono a Cna impianti. Il meccanismo, per come viene delineato dalla manovra, rischia di allungare a dismisura i tempi di incasso dei pagamenti e di mettere le Pmi in una situazione di credito di imposta permanente.
La soluzione, secondo un ordine del giorno approvato alla Camera, sarebbe trasformare la detrazione decennale in un credito di imposta cedibile secondo regole prefissate, per aggirare lo strapotere degli intermediari finanziari.

La novità è stata introdotta dalla Camera dei deputati e riguarda i soggetti collocati nella "no tax area" in ambito Irpef per i redditi da pensione, da lavoro dipendente, da lavoro autonomo e da attività commerciali. Questi, anziché perdere il bonus fiscale per gli interventi di riqualificazione energetica di parti comuni degli edifici condominiali, potranno optare per la cessione della detrazione ai fornitori che effettuano gli interventi. In questo modo si aggira il blocco per questo tipo di interventi nei condomini e, allo stesso tempo, si rende fruibile una detrazione che altrimenti andrebbe sprecata.
Per definire il nuovo meccanismo, però, andrà pubblicato un provvedimento del direttore dell'Agenzia delle Entrate, entro 60 giorni, che dovrà indicare le modalità applicative.

Sul nuovo sistema il Governo punta con forza, ma le imprese non fanno altrettanto. Per quelle piccole e medie, infatti, c'è il rischio che il circolo vizioso delle detrazioni diventi una miccia pronta a mandare in cortocircuito i bilanci. Lo spiega Cna impianti, per bocca del suo presidente Carmine Battipaglia, che da subito si è scagliato contro la norma. Il problema principale è legato ai tempi di pagamento: il nuovo schema, infatti, rischia di avere «risvolti negativi sulla già scarsa liquidità delle imprese».
Anziché dare ossigeno al settore, infatti, «si allungano all'infinito i tempi di pagamento per le imprese che ora si vedranno riconoscere i propri crediti in dieci comode rate annuali».
Se il cliente chiederà di ottenere lo sconto del 65% da subito, l'impresa potrà invece recuperarlo in dieci anni.

E non si tratta dell'unico problema. Questo ammasso di detrazioni cedute alle imprese rischia di metterle strutturalmente in una situazione di credito di imposta, difficile da recuperare. Non bisogna, infatti, dimenticare che queste regole si combinano a quelle sulla ritenuta dell'8%, sul "reverse charge" e sullo "split payment" che, in ambito Ires e Iva, tendono a produrre l'accumulo di altri crediti.

L'unica soluzione sarebbe ricorrere al risconto dei crediti fiscali presso un intermediario finanziario, dal quale però andrebbero sottratti i relativi costi. «In pratica le imprese – dice ancora Battipaglia - sarebbero nelle mani del settore bancario con tutte le rovinose conseguenze del caso».
Per rimediare a questi due duri colpi, allora, le imprese chiedono di mettere da subito a punto un sistema che risolva almeno una parte di questi problemi. Non a caso già alla Camera è stato votato un ordine del giorno, firmato da Sara Moretto (Pd), che impegna il Governo «a valutare l'opportunità di consentire la trasformazione della detrazione decennale» in credito d'imposta cedibile agli intermediari finanziari secondo regole prefissate. Per evitare di incassare il denaro in tempi lunghissimi o, in alternativa, di perderne una gran parte per la strada.

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