Urbanistica

De Albertis: incentivi mirati alla sostituzione del patrimonio edilizio

di Giorgio Santilli

«È giusto partire dalla riduzione delle tasse sulla casa anche per fare sviluppo: questo per varie ragioni. La prima è che il gettito che arriva dal patrimonio immobiliare qualche anno fa era di 9 miliardi, ora è schizzato a 24,8 miliardi, un gravame insostenibile. La seconda è che gran parte della ricchezza delle famiglie è nelle case: quindi, ridurre il peso fiscale su quella ricchezza significa sentirsi meno aggrediti sul proprio patrimonio e liberare risorse anche per i consumi. La terza ragione è che abbassare le tasse sugli immobili è un passo necessario, in termini di effetto annuncio prima ancora che in termini reali, per far ripartire il mercato immobiliare e il settore dell'edilizia, provando così a recuperare almeno una parte dei 500mila posti di lavoro persi con la crisi».

Claudio De Albertis, neopresidente dell'Ance, concorda con l'impostazione che Matteo Renzi sta dando alla prossima legge di stabilità. Ma va oltre. E rilancia chiedendo che il fisco sia orientato a favorire «una politica di rinnovamento urbano e di sostituzione edilizia che trasformi il vecchio patrimonio in un patrimonio ad alta efficienza energetica».
Come è possibile? «Per esempio - dice De Albertis - eliminando Imu e Tasi a tutte le case che abbiano una classe energetica A. Si può pensare, in altri termini, a incentivi fortemente selettivi che premino non tutto il patrimonio edilizio ma solo quello che abbia certi caratteri di efficienza energetica». Qualcosa del genere si sta studiando al ministero delle Infrastrutture per il bonus del 65% che potrebbe essere graduato a seconda del risultato raggiunto in termini di efficientamento energetico. «Penso ci voglia una politica più complessiva orientata a questo scopo - dice De Albertis - e soprattutto una politica costante che produca risultati via via nel tempo».«Oltre all'esenzione da Imu e Tasi, che potrebbe essere anche solo per 3 o 5 anni, è necessario non penalizzare chi acquista una casa sul fronte dell'imposta di registro. Oggi per l'acquisto di una prima abitazione si paga un'imposta di registro agevolata al 2% e questo vale sia che l'abitazione sia ad alto rendimento energetico sia che abbia consumi energetici altissimi. Noi proponiamo invece che questa aliquota agevolata al 2% si applichi a tutte le abitazioni di classe energetica A, sia che si tratti di un'imposta di registro per l'acquisto da un altro privato, sia che si tratti dell'Iva per l'acquisto di una casa nuova o ristrutturata da un costruttore.

Ovviamente sappiamo che non può essere ridotta l'Iva dal 4% al 2% perché questo incontrerebbe l'opposizione europea, ma lo stesso risultato si può ottenere con un sistema di agevolazioni». L'Ance ha anche realizzato una simulazione su questa ipotesi. «Se ipotizziamo la comprevandita di 20mila alloggi in classe A, l'erario avrebbe un vantaggio fiscale di 600-700 milioni replicando così le dinamiche vantaggiose messe in atto dai crediti di imposta ai lavori di ristrutturazione lanciati nel 1998 da Prodi». Sempre per agevolare «una politica di sostituzione del patrimonio edilizio di cui si avvantaggerebbero i cittadini, le nostre città e il settore dell'edilizia», un'altra proposta Ance è quella di favorire le permute di un appartamento a bassa classe energetica con uno di classe energetica A. «Anche in questo caso - dice De Albertis - si dovrebbe sempre applicare una imposta di registro agevolata. Argomento diverso, ma che potrebbe comunque confluire nelle misure per il rilancio dell'edilizia, è la correzione alle norme che vorrebbero favorire il "rent to buy". «Se vogliamo che lo strumento funzioni e le iniziative per rilanciare il mercato dell'affitto con formule innovative non siano lasciate solo alla Cdp ma arrivino anche dal tessuto delle imprese, dobbiamo fare tre correzioni: rendere possibile una locazione oggi con patto di futura vendita e non spostare il momento dell'acquisto all'ottavo anno di affitto; consentire il pagamento dell'Iva alla fine del periodo dell'affitto; rendere possibile l'iscrizione di ipoteche sull'abitazione oggetto del "rent to buy" in modo da poter sottoscrivere un contratto di mutuo».

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