Appalti

Dl fiscale, in vigore (ma non ancora attuata) la norma sui versamenti delle ritenute negli appalti

di Massimo Frontera

Con la pubblicazione in gazzetta del decreto fiscale , è entrata in vigore la norma che dispone l'obbligo di versamento delle ritenute fiscali da parte del committente «in tutti i casi in cui il committente affidi a un'impresa l'esecuzione di un'opera o di un servizio» relativamente a tutti i «lavoratori dipendenti impiegati nell'appalto». Obbligo che coinvolge l'appaltatore e il subappaltatore, il quale «dovrà fornire la provvista finanziaria necessaria al versamento, nonché i dati utili all'identificazione del personale o, in alternativa, chiedere di compensare tali importi con i corrispettivi fino a quel momento maturati» ma senza la possibilità di «compensare crediti verso l'Erario con debiti fiscali e contributivi, senza che sia preventivamente provata dall'amministrazione finanziaria alcuna violazione fiscale a loro carico». La norma - contestatissima dall'intera filiera dell'edilizia oltre che della compagine confindustriale e bancaria - si legge all'articolo 4 del decreto fiscale pubblicato sulla Gazzetta del 26 ottobre scorso.

La norma è in vigore ma non è operativa, sia perché la disposizione scatta dal primo gennaio prossimo, sia soprattutto perché richiede l'attuazione attraverso provvedimenti dell'agenzia delle Entrate e una nuova architettura telematica. Anche se non è ancora iniziato l'iter parlamentare - che, secondo indiscrezioni dovrebbe iniziare alla Camera - è facile prevedere un pressing formidabile da parte di una nutrita platea di operatori. Tra questi c'è l'Ance che, come è noto, in un comunicato congiunto sottoscritto con Assistal, Assoimmobiliare, artigiani e cooperative, ha bollato la misura come una «nuova grave sottrazione di liquidità», dopo la misura - mai digerita - dello split payment. Contro la misura si era schierata anche Confindustria, che ha cercato di sensibilizzare il ministro dell'Economia con una lettera sottoscritta, tra gli altri, anche dall'Abi, Assonime, Rete Imprese e, ancora una volta, Ance.

Nella discussione in parlamento tutte le associazioni manifesteranno le loro "perplessità" chiedendo «l'immediato ritiro della norma». Anche perché, ha fatto notare Confartigianato, il vantaggio per l'erario è valutato in 71 milioni dalla stessa relazione tecnica al provvedimento: soldi che, afferma l'associazione degli artigiani, «ben potrebbero essere recuperati da altre poste del bilancio pubblico, senza ricorrere ad un aggravio nella gestione amministrativa delle commesse che potrebbe paralizzare l'esecuzione dei contratti». Anche l'Ance respinge con forza la norma al mittente. «Ancora una volta - ricorda l'Associazione dei costruttori - per combattere l'evasione fiscale si scelgono strumenti che mettono a rischio il fragile equilibrio finanziario delle imprese, già pesantemente danneggiate dall'introduzione dello split payment. Senza considerare che il meccanismo disegnato dalla norma costituisce un capolavoro di complicazione burocratica nella gestione amministrativa dell'appalto, mettendo così a rischio l'esecuzione dell'intera opera».

Il decreto fiscale pubblicato in Gazzetta

Il decreto legge fiscale pubblicato in Gazzetta

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