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Nuovo piano per le Ferrovie: investimenti per 58 miliardi entro il 2023, 9 miliardi già quest'anno

di Marzio Bartoloni

«Nessuno come noi investirà così tanto in Italia: nei prossimi cinque anni ci saranno 58 miliardi per la rete e il trasporto ad altà velocità e per i pendolari». L’ad di Fs Gianfranco Battisti svela i numeri del piano industriale 2019-2023 che vedrà la luce prima di Pasqua. Uno slittamento di qualche settimana rispetto alle previsioni inziali per aspettare che il complicato dossier di Alitalia si sblocchi positivamente ed entri di fatto all’interno del piano industriale del Gruppo: «Per noi è una grande opportunità così come per il Paese che ha bisogno di una compagnia di bandiera che presidi i mercati internazionali soprattutto sul lungo raggio», ha spiegato ieri Battisti partecipando a Roma alla Conferenza nazionale sul trasporto areo organizzata dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti.

Ma al di là del dossier Alitalia quello in arrivo dal Gruppo Fs Italiane dentro il Piano industriale è un robusto programma di investimenti «come mai nella storia». «Solo quest'anno investiremo 9 miliardi di euro» con un impatto sull'occupazione di 4mila persone soltanto nel Gruppo e per mille delle quali sono già partite le selezioni. Un piano appunto che cuba in tutto 58 miliardi (inciderà sul Pil tra lo 0,7 e lo 0,9 per cento all'anno) con una produzione lorda (indotto) di 25-30 miliardi annui che segna un cambio di passo rispetto al passato: se nel 2017 sono stati investiti 7,4 miliardi la media tra il 2019 e il 2023 sarà di 11-13 miliardi di investimenti all’anno. Con priorità di spesa su infrastrutture, pendolari e rilancio del trasporto merci (in linea con l’Europa che chiede di trasefrire il 30% su ferro entro il 2030 e il 50% entro il 2050). In particolare nei prossimi 5 anni ci saranno 39 miliardi di investimenti per il miglioramento del sistema infrastrutturale, di cui 14 saranno destinati alle reti stradali di Anas (una delle controllate di Fs). Pronti anche altri 13 miliardi da spendere su nuovi treni regionali, autobus e alta velocità.

E proprio il trasporto regionale rappresenta il primo dei sette pilastri in cui si declina il piano industriale. Quella dei pendolari è una ferita aperta da sempre su cui il Governo ha avanzato più di una sollecitazione da qui l’investimento in cantiere di sei miliardi per 600 nuovi convogli regionali, «per le persone che ogni giorno scelgono il treno al posto dell'auto», ha aggiunto Battisti. In particolare i treni di ulima generazione Rock e Pop (ricicalbili al 95%, Wi-Fi costantemente connesso, riduzione del 30 per cento dei consumi energetici, elevati standard di sicurezza, tra telecamere e telediagnostica di serie) saranno operativi dalla fine di questa primavera nelle regioni italiane che hanno sottoscritto con Trenitalia nuovi Contratti di Servizio di lunga durata e che permetteranno, entro cinque anni, il rinnovo dell'80% dell'intera flotta.

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