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Rifiuti pericolosi, sistema Sistri a un passo dalla proroga

di Paola Ficco

Ad un passo dalla fine dell’anno e, quindi, dalla scadenza della cosiddetta “proroga Sistri”, il sistema per la tracciabilità informatica dei rifiuti rimane un’esperienza scioccante. Infatti, in un primo tempo anche per i rifiuti non pericolosi, ha condotto all’esborso di fiumi di denaro da parte delle imprese e ha visto un unico approdo: l’aggiunta della scheda Sistri (e delle relative movimentazioni informatiche) ai registri, al Mud e ai formulari di carta.

La proroga di fine anno dovrebbe essere un atto dovuto poiché il 3 luglio 2017 il Tar del Lazio ha rinviato al 24 gennaio 2018 la discussione sul merito relativa alla legittimità dell’aggiudicazione della gara Consip per l’affidamento del Sistri. Quindi, non solo ancora non si sa chi gestirà l’infrastruttura informatica ma questa, dopo sette anni, è ancora affetta dalla più grave delle carenze: l’inadeguatezza a sopportare il peso del traffico generato. Anche se ora la platea degli interessati si limita ai rifiuti pericolosi.

Nulla è cambiato rispetto all’11 maggio 2011 quando, con il click day, il sistema non sopportò lo stress di un normale giornata lavorativa. Del resto, ogni spedizione richiede fino a otto operazioni per tutta la filiera (produttore, trasportatore e destinatario). Ciascuna di esse comporta chiamate e risposte. Se si aggiunge la difficile praticabilità funzionale, ne deriva che il Sistri è uno strumento costoso e che serve a poco.

Le grandi aspettative delle imprese per la semplificazione e la razionalizzazione del Sistri continuano ad andare deluse, anche se il Dm 78/2016 (nuovo regolamento Sistri) getta le basi affinché il sistema si trasformi in qualcosa di utile e gestibile, almeno per giustificare i costi delle imprese.

Le cose da fare tracciate dal Dm sono molte: sostituzione delle Usb (chiavette) e black box con strumenti idonei a garantire l’efficacia del sistema; compilazione off-line con trasmissione asincrona dei dati; Mud automatico; interazione e coordinamento con le banche dati della Pa (Albo gestori ambientali, Sitra) e la futura interconnessione con Ispra per i dati delle autorizzazioni degli impianti di gestione rifiuti; garanzia di interoperabilità con i sistemi gestionali aziendali; sostenibilità dei costi; messa a disposizione di strumenti di assistenza e formazione per le imprese. Si aggiunge la tenuta in formato elettronico di registri e formulari che, forse, per una reale semplificazione, da sola sarebbe bastata fin dall’inizio.

La manovra di bilancio potrebbe essere un’occasione per qualche alleggerimento per le imprese perché sotto il profilo operativo ad oggi nulla è cambiato, nonostante la necessità, a più riprese segnalata da Confindustria, di superare quanto prima il sistema attuale, evitando ulteriori costi per le imprese. Infatti, gli obbligati all’iscrizione al Sistri e al pagamento dei relativi contributi, continuano a operare con tutti gli appesantimenti del caso. E sarà così fino al restyling dell’infrastruttura telematica secondo le linee guida date dal decreto 78/2016 e contenziosi amministrativi permettendo. Quindi, gli obbligati continueranno a usare registri e formulari cartacei, insieme all’apparato Sistri fatto di chiavette, black box, schede, chiavi di accesso e collegamenti on line che si interrompono in continuazione.

L’articolo 8 del Dm 78/2016 vuole una chiavetta per ogni unità locale di produzione o di trattamento, nonché per la sede legale dell’attività di trasporto. Si aggiunge la chiavetta per l’interoperabilità (cosiddetto “chiavettone”), se l’impresa usa software gestionali. Gli errori per il momento non sono perseguibili poiché l’articolo 11, comma 3-bis, del Dl 101/2013 (legge 125/2013, modificato dal Dl 244/2016) dispone la moratoria delle sanzioni “gestionali” fino al 31 dicembre 2017. La data segna il limite entro il quale le sanzioni, ridotte a metà, sono operanti solo per mancata iscrizione e omesso contributo. Ma, si è detto, la proroga di fine anno sembra scontata

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