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Autorità energia: nel 2018 due miliardi di investimenti arriveranno dalla tariffa

di Giuseppe Latour

Dieci miliardi di investimenti, tra componente pubblica e privata, tra il 2016 e il 2019. E un traguardo storico, che sarà raggiunto nel 2018: due miliardi di euro arriveranno finalmente dalla sola componente tariffaria. Il percorso di regolazione dell'Autorità per l'energia, il gas e l'acqua nel settore delle infrastrutture idriche ha finalmente raggiunto un punto di svolta. È quanto ha detto ieri il presidente dell'Authority, Guido Bortoni presentando ieri la relazione che sintetizza tutte le attività svolte nell'ultimo anno. Anche se resta il problema della frammentazione delle gestioni: sono ancora troppe quelle in economia, principalmente al Sud e nelle Isole.

I numeri dell'Autorità (VOLUME 1 e VOLUME 2)descrivono una "progressione geometrica" degli investimenti, partita quando, nel 2014, è iniziata la regolazione del settore. Nel primo anno la quota finanziata da tariffa era pari a circa 900 milioni di euro, passati a 1,6 miliardi nel 2015. Il periodo regolatorio che va dal 2016 al 2019 punta adesso a una vera svolta. La quota coperta da tariffa, che nel 2016 è stata pari a 1,7 miliardi di euro e nel 2017 chiuderà poco sotto quota due miliardi (1.933 milioni, per l'esattezza), a partire dal 2018 sfonderà definitivamente il muro dei due miliardi di euro, per restarci anche nel 2019. Il totale degli investimenti pagati dalle tariffe dei cittadini si avvicinerà nel quadriennio ai 7,8 miliardi di euro. E non è tutto. Altri 2,2 miliardi arriveranno da finanziamenti pubblici, con un impegno annuale che si muoverà in una forbice piuttosto ristretta, compresa tra 500 e 600 milioni di euro. A conti fatti, quindi, il settore potrà contare su circa dieci miliardi di investimenti per questo periodo di regolazione tariffaria.

Ci avviciniamo a livelli ideali, dal momento che, secondo quanto spiega la relazione, «il fabbisogno di investimenti per il comparto idrico nel periodo 2016-2019 è stimabile pari a 12,7 miliardi di euro (corrispondenti a circa 3,2 miliardi di euro in ciascuna annualità del quadriennio)». Spiega, allora, il presidente dell'Autorità Guido Bortoni: «L'onda lunga di questo inizio regolatorio negli investimenti potrà continuare negli anni successivi anche grazie al principio europeo, compiutamente recepito nella regolazione italiana e convalidato dal sindacato giurisdizionale, del pieno riconoscimento dei costi».

Resta aperto, però, il tema degli assetti locali del settore. Sul quale comunque sono stati fatti dei passi in avanti. Negli ultimi anni Regioni ed enti di governo dell'ambito hanno iniziato il loro processo di razionalizzazione: da 70 Ambiti territoriali ottimali (Ato) siamo passati a 64, di cui 12 hanno confini coincidenti con la relativa regione. Le gestioni sono, invece, ancora troppo frammentate e risultano in calo da 2.600 circa nel 2014 a 2.100 circa nel 2017. Nella metà dei casi si tratta di piccole gestioni in economia, «collocate in prevalenza nell'Italia meridionale ed insulare». È proprio su queste che bisogna agire per accelerare la razionalizzazione. Anche se, avverte Bortoni, «i processi sono iniziati ed andrebbero completati».

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