Imprese

Servizio idrico, pressing di Galletti sui comuni che non aderiscono alle gestioni uniche

di Giuseppe Latour

Pressing del ministero dell’Ambiente sui Comuni che non aderiscono alle gestioni uniche del servizio idrico integrato. E che, quindi, frenano la corretta regolazione del settore e gli investimenti. Nel corso dell’audizione di ieri presso l’ottava commissione della Camera, il ministro Gian Luca Galletti ha messo sotto la lente i sindaci che non non consentono una corretta programmazione, creando i presupposti per emergenze come quella delle ultime settimane: le Regioni dovrebbero commissariarli.

Ma sul tavolo non c’è solo la corretta composizione delle gestioni. Per il presidente della commissione Ambiente, Ermete Realacci bisogna pensare anche a strumenti innovativi di regolazione: l’Autorità per l’energia elettrica, il gas e l’acqua dovrebbe «stabilire un meccanismo per favorire le società più efficienti nella gestione della risorsa idrica, penalizzando quelle che lo sono meno». Una proposta accolta anche da Utilitalia, l’associazione che raggruppa le imprese dei servizi pubblici.

L’affondo di Galletti è partito dal caso romano: le soluzioni individuate nei giorni scorsi nel Lazio sono «transitorie». Sarà compito del Comune e di Acea individuare un assetto che, già dal primo settembre, consenta di uscire dall’emergenza. Sul punto, nel piano industriale di Acea devono entrare «investimenti significativi», tra i quali spicca «il raddoppio dell’acquedotto del Peschiera, opera non più rinviabile». Un’attenzione particolare, però, andrà anche rivolta ai Comuni che non hanno ancora aderito ai loro enti d’ambito: per il ministro, il loro commissariamento da parte delle Regioni è «ormai indifferibile». Solo nel Lazio ci sono 18 casi, tra i quali spicca quello di Civitavecchia. Il Lazio, però, non rappresenta un’eccezione isolata. Situazioni simili si registrano anche in altre parti d’Italia, come il Molise e la Calabria. E si accompagnano alle ipotesi di Regioni in ritardo rispetto all’individuazione e alla piena operatività degli enti di governo degli ambiti territoriali. Succede in Calabria, in Campania, in Molise, in Sicilia, in Abruzzo e in Basilicata. In tutto, sono ancora 13 su 92 gli ambiti che non hanno completato il percorso verso l’affidamento del servizio idrico integrato. Anche su questo fronte il pressing del ministero dell’Ambiente è in aumento.

Per Utilitalia è essenziale, comunque, un riordino della governance del settore, come ha spiegato il presidente Giovanni Valotti: «La pluralità e le sovrapposizioni di competenze che caratterizzano l’attuale quadro normativo rendono difficoltoso il governo e la pianificazione di un settore, che evidenzia peraltro una struttura industriale molto frammentata». Sono, infatti, al momento 134 gli operatori integrati e oltre 2mila i comuni a gestione diretta. Serve, allora, una semplificazione drastica per «accelerare i processi decisionali ed autorizzativi». Senza dimenticare che restano confermati alcuni problemi storici, come quello delle tariffe disallineate rispetto agli standard europei.

Anche Ermete Realacci ha sollecitato forti innovazioni nella regolazione: bisogna, cioè, uscire da una logica solo prescrittiva e introdurre parametri di qualità per premiare i gestori che riducono le perdite, che abbattono le interruzioni del servizio, che potenziano gli impianti. «Vista la grande disomogeneità che esiste nelle gestioni nelle diverse aree del paese, bisogna spingere l’Autorità di regolazione a individuare meccanismi premiali e incentivanti per favorire le aziende che fanno investimenti lungimiranti e programmazione delle risorse». Un’impostazione che piace anche a Utilitalia: «Chi ragiona sulla qualità per noi è il benvenuto», ha concluso Valotti.

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