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Bonus edilizi, il costo per lo Stato è di 4,5 miliardi all'anno: ecco perché il Mef frena

di Alessandro Arona

Le detrazioni fiscali all'edilizia (recupero e riqualificazione energetica) costano oggi allo Stato 4,5 miliardi di euro l'anno. Una cifra - riferita al costo scaricato nelle dichiarazioni dei redditi 2016 - destinata a salire fortemente nei prossimi anni, perché stando all'ultimo Rapporto Camera il numero di interventi agevolati (e l'importo complessivo) è cresciuto molto negli ultimi anni (10,6 miliardi di euro nel 2009, 19,2 nel 2012, e 29,2 miliardi nel 2016), per cui il costo in termini di minori entrate del 2016 (4,5 miliardi) è destinato a salire molto nei prossimi anni, perché il dato 2016 si riferisce alla annualità (sono in tutto 10) scaricate nei 730 dell'anno scorso, dunque riferiti agli interventi (più contenuti) degli anni passati e anche (sempre in parte) con aliquota più bassa, 41% per il recupero, anziché l'attuale 50%, e 55% per l'ecobonus (anziché il 65%).

Ecco perché c'è sempre molta prudenza, da parte del Ministero dell'Economia, quando si parla di estendere i bonus fiscali al recupero edilizio, alla riqualificazione energetica, al sismabonus.

Per farsi un'idea del mondo dei sussidi all'economia (ambiente, agricoltura, trasporti, energia) è da pochi mesi a disposizione un utile strumento, il « Catalogo dei sussidi ambientalmente favorevoli e dei sussidi ambientalmente dannosi », elaborato dal Ministero dell'Ambiente in attuazione dell'articoo 68 del Collegato Ambiente 2014 (Legge 28 dicembre n. 221).
Interessante in particolare, da pagina 151, i tabelloni con l'elenco dettagliato dei costi (nel 2016) dei vari sussidi, tabella dalla quale si scoprono interessanti novità.

Dunque, è costata allo Stato, nel 2016, 3.538 milioni di euro la «Detrazione del 50% per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente», mentre altri 972 milioni costa la «Detrazione del 65% per vari interventi di riqualificazione energetica degli edifici esistenti».
I primi sono considerati "ambientalmente neutri" (SAN), i secondi "ambientalmente favorevoli" (SAF). Altri 1.416 milioni è costata l'Iva agevolata al 10% per gli interventi di manutenzione.

Nel Rapporto Camera sugli incentivi fiscali all'edilizia vediamo (pagina 22 e 24) che negli ultimi anni (stima Cresme) il valore degli interventi che hanno beneficiato del bonus edilizio del 50% è salito dagli 8,07 miliardi di euro nel 2009, a 16,3 miliardi nel 2012, a 25,7 miliardi nel 2016. L'Ecobnus (sempre valore totale degli interventi, il 100% su cui calcolare la detrazione) valeva 2,5 miliardi nel 2009, 3,3 nel 2011, 3,5 nel 2016.

Insomma, il tema è quello della cessione a terzi del credito fiscale, introdotto dalla legge di Bilancio 2017 solo per Ecobonus e sismabonus, solo per gli interventi sulle parti comuni, e senza poter cedere alle banche. Possibilità che è stata introdotta nella Manovrina ()Dl 50/2017 in conversione) , dopo acceso dibattito, solo per gli incapienti. Un'apertura, certo, ma con la chiara frenata del Mef per timore che un'eccessiva appetibilità degli incentivi possa rendere incontrollabile il costo per lo Stato.
Già oggi, in base al trend di aumento degli interventi, si può immaginare che il costo annuo salga nelle prossime dichiarazioni dei redditi a 8-10 miliardi di euro, rispetto ai 4,5 attuali.

Ma quanto costano le altre detrazioni? Un ordine del giorno sul Dl 50 approvato dal Parlamento con il parere favorevole del governo invita a tagliare quelle SAD (sussidi ambientalmente dannosi) e aumentare quelli SAF. Il governo (ministri dell'Ambiente Gian Luca Galletti e dello Sviluppo Carlo Calenda) hanno pubblicato per consultazione ieri la nuova Strategia energetica nazionale , e invitano a spingere molto più di oggi sull'edilizia e sui trasporti sostenibili per raggiunere gli obiettivi della Conferenza di Parigi.

Tornando ai sussidi, il rimborso accisa all'autotrasporto costa 1,3 miliardi all'anno (SAD), gli sconti alle accise sul gasolio (rispetto alla benzina) costano 4,98 miliardi di euro (SAD), il conto energia per il fotovoltaico costa 6,3 miliardi (SAF), gli incentivi a eolico e altre fonti rinnovabili costano 6,8 miliardi (SAF).

«È chiaro - spiega Rete Irene, la rete di imprese di Milano specializzata in "deep renovation" di immobili - che il problema (e la resistenza della Ragioneria generale dello Stato) non riguarda le regole, ma la copertura del (supposto) deficit di bilancio che un
incentivo più attraente ed efficace potrebbe generare. E ancor più (si suppone che) lo genererebbe, se si consentisse agli operatori finanziari di trattare le detrazioni acquistate come veri crediti (esigibili alla scadenza) e non solo in compensazione di debiti tributari e contributivi. Questa sarebbe la vera rivoluzione degli incentivi, che schiuderebbe il coinvolgimento della finanza non speculativa nel sostegno all'efficienza energetica e alla trasformazione strutturale di uno dei principali settori del Paese, con conseguenze non solo economiche ma anche sociali, sanitarie e ambientali. Che poi non è niente di diverso da ciò che da tempo si sente auspicare dai più alti esponenti dello stesso Governo».

Ma dove trovare le risorse necessarie a coprire il deficit di bilancio aggiuntivo?
«Alcuni argomenti - spiega sempre Rete Irene - si pongono oggi alla riflessione delle parti politiche, anche in vista delle prossime elezioni. Un primo argomento è stato oggetto di un altro ordine del giorno approvato dalla Camera, che impegna il Governo "ad utilizzare le risorse derivanti dalla riallocazione dei sussidi dannosi ai fini dell'operatività effettiva dell'accordo di Parigi-Cop 21 e per l'attuazione dell'Agenda 2030 dell'ONU per uno sviluppo sostenibile; a definire, anche con apposito provvedimento normativo, le modalità per la riallocazione sostenibile dei sussidi dannosi all'ambiente, anche ai fini della fase di transizione". Anche in questo caso il Governo ha espresso parere favorevole. Oggi esiste un catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi, che è qualcosa di molto diverso dai precedenti studi già pubblicati sullo stesso argomento. Non si tratta più "solo" di uno studio commissionato dalla UE e condotto da un autorevole centro di ricerca7, ma di un documento redatto dal Ministero dell'ambiente italiano. E non si tratta "solo" di
un rapporto conoscitivo redatto da un Ministero nell'ambito delle proprie competenze, ma di uno strumento operativo previsto da una legge dello Stato: "A sostegno degli impegni derivanti da ... è istituito il Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi..." (Collegato Ambientale)».

Il Catalogo susssidi (favorevoli o no all'ambiente) elaborato dal Ministero

La strategia energetica nazionale (SEN) pubblicata ieri

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